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Tra i detenuti della Dozza già 20 tamponi positivi

Altrettanti contagi tra i sanitari. Epidemia, a Imola secondo giorno senza positività accertate. Irregolarità nelle case di cura, sanzioni per 13.000 euro. Ad Anzola multati ragazzi riuniti in un garage con musica e videogiochi. Usb: “Nelle farmacie rischio ancora troppo elevato”. Lettera dal Rizzoli: “Fornire mascherine al personale Oss e di supporto”.

15 Aprile 2020 - 19:03

Ancora 19 decessi e 60 nuovi casi di positività al Covid-19 nel territorio metropolitano, per un totale di 3035, di cui 345 nell’imolese, dove il dato non cresce da due giorni. In Emilia-Romagna i contagi finora accertati sono 21.029, 277 in più di ieri, a fronte di 106.149 tamponi effettuati (+4253), le persone che hanno perso la vita 2788 (+83), quelle ricoverate in terapia intensiva 325 (-3), quelle dichiarate guarite dopo essere risultate negative in due tamponi negativi 2464 (+225). I casi nelle altre province: 3.223 a Piacenza (56 in più), 2.616 a Parma (34 in più), 3.982 a Reggio Emilia (35 in più), 3.217 a Modena (37 in più), 649 a Ferrara (14 in più), 889 a Ravenna (9 in più), 736 a Forlì (12 in più), 588 a Cesena (11 in più), 1.749 a Rimini (9 in più).

Si aggrava intanto la situazione alla Dozza. Altri dieci detenuti, si apprende da fonti sindacali, sono stati trovati positivi al coronavirus, oltre ai dieci di cui già si sapeva, compreso il 76enne morto il 2 aprile, e sono stati contagiati anche venti professionisti del personale sanitario e a due agenti penitenziari. Ma sia tra i detenuti sia tra i poliziotti è ferma intorno al 20% la percentuali di chi è stato testato.

Non meno preoccupazione suscitano le strutture per anziani e disabili: i Carabinieri hanno comunicato di aver elevato in regione sanzioni per 13.300 euro (di cui 5000 nel bolognese) a chi non è risultato in regola rispetto alle procedure di prevenzione e gestione dei contagi.

Sempre in tema di controlli, ad Anzola è capitato che a esser multati fossero un gruppo di studenti maggiorenni che si erano radunati in un garage con libri, musica e videogiochi. A Imola a essere multati, ieri dai vigili, sono stati invece tre automobilisti e due pedoni.

Criticità determinate dall’emergenza ci sono, denuncia Usb, anche per il servizio svolto dalle farmacie: “Così non va bene, garantire sicurezza e servizi essenziali. Nell’attuale emergenza sanitaria il servizio della distribuzione del farmaco garantito dalle farmacie territoriali è compromesso dalla grave gestione nello svolgimento dell’attività in cui le farmacie si trovano ad operare per affrontare l’attuale crisi. Nonostante le misure di sicurezza siano state recepite dalle farmacie, ci troviamo di fronte ad un rischio elevato testimoniato anche dai numeri dei contagi e delle morti che hanno colpito la categoria. Questo pericolo è determinato dall’impossibilità oggettiva per i lavoratori di una farmacia di operare tenendo le distanze tra loro durante tutto il turno lavorativo. Nell’esercizio di una professione sanitaria di primaria importanza dobbiamo inoltre far fronte ad una grave carenza di dispositivi di protezione individuale che rappresentano un ausilio a tutela della incolumità propria e del paziente che con il farmacista viene a contatto. Le misure prese, piuttosto tardivamente, sull’agevolazione alle prescrizioni dei farmaci in regime SSN in forma totalmente dematerializzata ha evitato l’afflusso dei pazienti presso gli ambulatori della medicina di base ma ha mantenuto costante l’afflusso, anche della popolazione più fragile, verso la farmacia a causa della mancata organizzazione di un servizio a domicilio. Inoltre, l’apertura al pubblico delle farmacie ha indotto una parte della popolazione a recarsi in farmacia per motivi del tutto non essenziali a sostituzione di altre rivendite chiuse per il blocco”.

Spiega quindi il sindacato di base come “la privatizzazione del servizio farmaceutico” abbia “determinato una forte precarietà lavorativa. Un cospicuo organico aziendale è composto da turnisti che sono costretti a continui spostamenti anche giornalieri in città e in provincia mettendo in pericolo altri lavoratori. La gestione del servizio in forma sempre più privatistica e gli interessi collegati impone che regole del commercio e del marketing siano primarie anche rispetto alla salute dei lavoratori. Le farmacie sono una attività essenziale per la popolazione ma i rischi devono essere ridotti al minimo anche con la modalità del servizio a ‘battenti chiusi’, come per i turni notturni, questo per garantire la massima sicurezza possibile sul posto di lavoro, ma anche eliminando le tante forme di precarietà e sfruttamento lavorativo messe in campo dalle aziende che gestiscono il servizio farmaceutico”.

Infine, riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta di una lavoratrice dei Cobas Pubblico Impiego, componente della rsu dell’Istituto Ortopedico Rizzoli: “Dopo incessanti richieste, da parte mia, all’Amministrazione dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, affinché tuteli la salute di tutte le professioni sanitarie, impegnate in questa difficile fase emergenziale provocata dal covid-19 (senza ricevere alcuna risposta!), vorrei rivolgermi a tutta la cittadinanza, per domandargli se ritiene giusto che siano tutelate solo alcune professioni sanitarie e non tutte, soltanto perché queste ultime svolgono un lavoro ‘silenzioso’, ma non meno importante delle altre. Mi riferisco agli OSS e a tutto il personale di supporto, di chi si occupa, cioè, della sanificazione degli ambienti o del trasporto dei pazienti, qualsiasi tipo di paziente, positivo o meno al covid-19.Come noi infermieri, corrono gli stessi rischi e per questo hanno diritto alla stessa tutela. Per questo ho richiesto, vanamente, all’Amministrazione IOR di fornirgli le stesse mascherine protettive che indossiamo noi, in sala operatoria come nei reparti. Qualsiasi azienda sanitaria che tutela il proprio capitale umano, nella sua interezza, tutela anche la cittadinanza, dimostrando di continuare ad essere l’eccellenza che è”.