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“The Milky Way”, sulla micidiale rotta alpina dei migranti [video]

Al via il crowd-funding per un documentario girato tra Val di Susa e Valle della Clarée: “Chi ha la faccia da europeo continua ad andare in Francia senza controlli. Gli altri invece rischiano di morire sulla frontiera. E vi muoiono”.

12 Febbraio 2019 - 13:47

Avevamo lasciato il documentarista Luigi D’Alife sul “maledetto confine” tra Turchia e Siria, a testimoniare la resistenza dei curdi alla guerra dichiarata dal sultano Erdogan. Lo ritroviamo da entrambi i lati di un’altra frontiera, molto più vicina, quella alpina tra Italia e Francia.

Ha preso il via nei giorni scorsi infatti la campagna di crowd-funding, sulla piattaforma di Produzioni dal Basso, del suo prossimo lavoro: “The Milky Way”, realizzato stavolta insieme a Smk Videofactory, la casa di produzione indipendente nata a Bologna e reduce dal successo internazionale di “The Harvest“, docu-musical sullo sfruttamento dei braccianti sikh nell’agro pontino.

Spiegano D’Alife e Smk: “The Milky Way è un docufilm che si pone come obiettivo il racconto dei territori di confine delle Alpi occidentali tra Italia e Francia, in relazione alle persone migranti che oggi lo attraversano alla ricerca di un futuro migliore, e agli abitanti che lo vivono, in una sorta di parallelo tra lo ‘ieri’ e ‘l’oggi’, in uno schema molte volte sovrapponibile e che si riproduce con quasi le stesse dinamiche nonostante il passare del tempo: la zona fu infatti in diversi momenti storici, interessata anche a fenomeni di migrazione italiana verso la Francia. Per farlo abbiamo scelto di utilizzare stile e tecniche diverse, a partire dal disegno e dall’animazione tradizionale che ricoprirà un ruolo centrale all’interno del racconto, una vera e propria sfida in termine narrativi, tecnici e produttivi, ma che vogliamo affrontare consci della necessità di sperimentare e trovare nuove forme di narrazione dentro e fuori il genere del documentario sociale”.

Il film è girato tra Val di Susa e Valle della Clarée, zone di turismo e piste da sci: “Durante il weekend e le festività, le sue strade si riempiono di migliaia di sciatori, le funivie si muovono veloci su e giù per le montagne, i ristoranti sono affollati e la pista dello sci di fondo, che collega Claviere con Monginevro, brulica di persone. Il via vai è cosi continuo che la linea di confine tra i due paesi pare quasi essere inesistente, nessuno ci fa caso, tutti la calpestano più e più volte durante la giornata, a piacimento. Ci eravamo abituati ad andare in Francia senza controlli. Oggi, chi ha la faccia da europeo continua a farlo. Gli altri invece rischiano di morire sulla frontiera. E vi muoiono. I migranti, poco preparati e mal equipaggiati per un impresa del genere, imboccano i sentieri di notte, sfidando il buio, il freddo e i controlli delle autorità francesi. All’aprirsi della rotta migratoria è seguita la militarizzazione del confine, con l’aumento dei controlli, dei posti di blocco e ovviamente degli arresti, delle multe e delle denunce per tutti coloro che hanno cominciato a offrire solidarietà concreta alle persone in viaggio. Nonostante questo, una parte non esigua di abitanti delle valli ha deciso di non abbassare la testa e di non girare lo sguardo di fronte a quanto accade lungo i sentieri delle proprie montagne”.

Il film nasce dal cortometraggio inchiesta “Il confine occidentale”, presentato lo scorso ottobre al Terra di tutti film festival.

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