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Taksim, ore di tensione [foto]

Murato l’ingresso dello studentato e occupanti cacciati a spintoni dal cortile. In quattro ancora sul tetto. Solidarietà da Vag61, Usb, Asia e Eat the Rich, che sposta il pranzo autogestito in via Zanolini.

28 Maggio 2014 - 15:16

Sgombero di Taksim (foto Zic)Oggi a ora di pranzo, dopo oltre sette ore dall’inizio delle operazioni di sgombero, la polizia ha spinto fuori dal cortile gli occupanti fatti uscire stamattina dallo studentato occupato di via Zanolini. Mentre il presidio all’esterno dello stabile proseguiva sotto una pioggia battente, gli agenti hanno gettato in strada, infracidandoli, gli effetti personali degli occupanti. Nuovo contatto con il cordone di polizia, una ragazza è caduta a terra. Intanto, l’ingresso è stato murato e quattro degli occupanti sono ancora sul tetto, che hanno lasciato solo per pochi minuti per ripararsi dalla pioggia.

Sgombero di Taksim (foto di Taksim)Un primo momento di tensione c’era stato intorno alle 10.30 di stamane, all’arrivo di un furgoncino che portava un grosso generatore. I manifestanti hanno cercato di mettersi davanti al mezzo, i poliziotti li hanno allontanati facendo pressione con gli scudi.

Gli attivisti raccontano lo sgombero di stamane: “Sono entrati in modo aggressivo e i compagni che erano dentro hanno resistito” rifiutandosi di uscire. “Se anche oggi ci sgomberano -dicono al megafono- Taksim continuerà a vivere, la città è grande, rioccuperemo”.

Eat the rich allo sgombero di Taksim (foto Vag61)Eat the Rich, la mensa autogestita di Vag61, ha spostato in via Zanolini il pranzo settimanale del mercoledì. Lo spazio autogestito di via Paolo Fabbri scrive poi su facebook:”Solidarietà allo studentato Taksim sotto sgombero! Tutte/i in via Zanolini!”. Esprimono “massima solidarietà” a Taksim anche Usb e Asia: “E’ impossibile reprimere con questi mezzi i movimenti sociali che, come i movimenti di lotta per la casa e il movimento sindacale, rappresentano la risposta collettiva ai bisogni negati e l’unica speranza possibile per settori sociali sempre più numerosi di un miglioramento delle proprie condizioni di vita. Continuare nelle mobilitazioni è la nostra risposta alla repressione messa in atto”.

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