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Sparisce l’ultima risaia del bolognese

La Nuova Casa del Popolo di Ponticelli “La Casona” contro il progetto di un polo logistico tra Malalbergo, San Pietro in Casale e Bentivoglio, che porterà inoltre “cementificazione, peggioramento della qualità dell’aria, inquinamento luminoso”. Benefici occupazionali? “Sarà lavoro precario e malpagato”.

14 Dicembre 2020 - 16:00

“Dopo l’approvazione all’interno dei Consigli comunali di Malalbergo, Baricella, Budrio, Granarolo, Minerbio, Molinella e dell’Unione Reno Galliera, anche la Città Metropolitana vota favorevolmente, ad esclusione di due consiglieri, la costruzione dell’Hub metropolitano di Altedo che coinvolgerebbe i comuni di Malalbergo, San Pietro in Casale e Bentivoglio. Si tratta di un nuovo polo logistico che sorgerà vicino al casello autostradale di Altedo e sarà formato da due insediamenti: un’area di 25 ettari sull’ex-zuccherificio di San Pietro in Casale e una di 73 ettari nel Comune di Malalbergo”. Lo segnala la Nuova Casa del Popolo di Ponticelli “La Casona” con un post sul suo blog.

“L’area identificata si trova all’interno di un contesto paesaggistico caratterizzato dalla presenza di campi coltivati e vincolata in quanto zone umida  – prosegue il testo – un’area a forte rischio idraulico a causa della bassa permeabilità del terreno, probabilmente inadeguata a essere edificata, se consideriamo anche i cambiamenti climatici a cui stiamo andando incontro. Sottolineiamo che le azioni intraprese dalle amministrazioni locali, nella direzione di uno sviluppo territoriale ed economico di interesse pubblico, debbano essere il più trasparenti possibili, consentendo un reale confronto con cittadine/i per valutarne le ricadute sociali, culturali, sanitarie sul territorio e sul futuro di tutta la comunità. Nei documenti viene riportato che ‘l’idoneità di Altedo per la grande logistica è subordinata alla previsione di un adeguato trasporto pubblico per gli addetti non essendoci il collegamento ferroviario’. Ma sappiamo che questi adeguamenti non sono sempre sufficienti a rispondere alla reale necessità di spostamento di lavoratrici/tori. Tra le prevedibili conseguenze del nuovo polo ci sarà un peggioramento della qualità dell’aria legata a un aumento del trasporto su gomma (co-responsabile a livello europeo di più di 400.000 morti premature all’anno – l’Italia è il 1° paese per almeno 58.600 decessi nel 2019 dovuti al particolato fine), che andrà a congestionare la viabilità dei paesi limitrofi, già appesantita dal traffico legato all’Interporto e al Centergross. Infine, si prevede un incremento dell’inquinamento luminoso e acustico per il quale eventuali barriere fonoassorbenti e fasce alberate saranno un “beneficio” di ben poco conto, che certamente non andranno a compensare i danni irreversibili a flora e fauna autoctona che un intervento di tale portata causerà”.

Si legge poi: “Inoltre, con questo polo logistico verranno eliminate le risaie del territorio, elemento distintivo del paesaggio agrario della nostra pianura, ‘parte omogenea del territorio i cui caratteri derivano dalla natura, dalla storia umana e dalle reciproche interrelazioni’. Molto è già scomparso: maceri, piantate, frutteti, lavori di bonifica, vecchie valli, aie in pietra per l’essicazione dei cereali, case coloniche e con loro, le storie dei mezzadri, braccianti, mondine, le lotte e gli scioperi per i diritti, ma non ancora l’ultima risaia ormai esistente sul territorio della Città Metropolitana, produttrice delle sementi per la coltivazione del riso in Italia, e non zona incolta, come scritto sulla documentazione presentata al voto dei consiglieri in Città Metropolitana per l’Accordo Territoriale. Come si può valorizzare un paesaggio attraversato da percorsi cicloturistici di importanza europea e contemporaneamente prevedere interventi di cementificazione? Quanti ettari di suolo dovranno essere ancora sacrificati a scopi diversi dalla produzione alimentare? Il beneficio dichiarato per la realizzazione di questo nuovo polo logistico è l’assunzione di 1500-1900 addetti (numeri sulla carta). Le vertenze portate avanti nel settore della logistica negli ultimi dieci anni, non ultima quella delle lavoratrici della Yoox, presso Interporto ci insegnano quale tipo di occupazione stiano prospettando: lavoro precario e malpagato”.

Conclude La Casona: “Con questo documento vorremmo invitare a unire le forze di chi vuole opporsi a questa grande opera distruttrice: facciamo rete comune, scrivendo a info@casadelpopoloponticelli.org. In questi giorni pianteremo nuovi alberi alla Nuova Casa del Popolo di Ponticelli per mettere insieme le radici del nostro futuro e delle generazioni che verranno”.