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Siria / Che partita si gioca sulla caduta di Assad

Cresce la pressione contro il regime. E il ruolo della Lega Araba, egemonizzata dall’Arabia Saudita e dagli stati del Golfo, è sempre più discutibile. Ieri altri 32 morti.

28 Novembre 2011 - 15:17

Di Marta Fortunato da Nena News

Beit Sahour (Cisgiordania), 28 novembre 2011, Nena News – Aumenta l’isolamento politico di Damasco dopo la decisione della Lega Araba di adottare dure sanzioni economiche contro la Siria, tra le quali il congelamento delle transazioni commerciali e dei conti bancari del paese, la sospensione dei collegamenti aerei commerciali tra le capitali arabe e Damasco e il divieto di visto di ingresso agli esponenti del regime. Misure mai prese nei confronti di un altro stato arabo, che saranno operative “da subito”.

Lo hanno deciso ieri i 22 ministri degli Esteri della Lega Araba riunitisi al Cairo, i quali hanno votato a favore delle sanzioni economiche e politiche contro la Siria, con il solo no del Libano e l’astensione dell’Iraq. La votazione è avvenuta dopo che venerdì sera il presidente siriano Bashar al-Assad aveva fatto scadere l’ultimatum sulla firma del protocollo per l’invio di 500 osservatori internazionali nel paese.

“Un tentativo della Lega araba di internazionalizzare la crisi siriana” ha dichiarato il ministro degli esteri siriano Walid Mouallim. “Uno strumento per implementare il piano occidentale ed americano contro la Siria, che colpisce tutti i siriani”, non solo il regime, secondo la televisione siriana di stato. E nel frattempo nella mattinata di oggi decine di migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale siriana per mostrare il loro appoggio al presidente Bashar.

Le sanzioni decise ieri contro la Siria sono solo l’ultima misura presa nel quadro di una crescente ondata di pressioni internazionali contro il repressivo regime di Damasco, dopo che la Lega Araba aveva deciso di sospendere la Siria dall’organizzazione il 12 novembre scorso.

Intanto non si ferma la violenta repressione del regime siriano contro le proteste in corso nel paese. Secondo un rapporto dell’ONU di inizio novembre nei primi otto mesi di proteste contro il regime dittatoriale di Damasco sono state uccise almeno 3500 persone. E nella sola giornata di ieri, riporta l’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, sono state uccise 32 persone, tra cui 3 ragazzi di 10, 14 e 17 anni.

Tuttavia, preoccupante è il ruolo che sta svolgendo in Siria la Lega Araba, controllata di fatto dall’Arabia Saudita e dagli altri paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo (CCG), che a loro volta obbediscono ai diktat americani. Perchè la Lega Araba tace su quello che sta avvenendo in Arabia Saudita e in Bahrein? Perchè non è stata presa una decisione simile per il dittatore yemenita Ali Abdullah Saleh?

Certo, i crimini che sta commettendo Bashar al-Asaad sono gravissimi e da condannare, ma nello stesso tempo la Lega Araba, e, dietro, gli Stati Uniti, stanno cercando di attuare, sotto il nome di democrazia e protezione dei diritti umani, una chiara strategia politica che mira a spezzare il legame Siria-Iran-Hezbollah. Far cadere Asaad non significa dare la libertà ai siriani ma rompere il rapporto Iran – Hezbollah ed quindi isolare il nemico, l’Iran sciita.

Di fatto quindi quello che sta facendo la Lega Araba è dare sostegno all’ancora frammentata e poco organizzata opposizione siriana, che è sempre più armata ed aiutata dall’esterno. Nelle ultime settimane infatti, come dimostrano anche i recenti blitz fatti da un gruppo armato di disertori dell’esercito, chiamato Esercito Libero Siriano, le proteste sono sempre più violente ed armate e le manifestazioni contro il regime del partito Baath si concentrano nelle città sunnite di Hama ed Homs. Una chiara strategia per porre i sunniti contro la minoranza alawita (setta sciita) al potere.

Ora rimane da vedere quale saranno le conseguenze di queste dure sanzioni economiche sulla Siria e quali saranno i prossimi passi della Lega Araba.

“Le sanzioni economiche sulla Siria non avranno un grande impatto sul regime siriano a meno che non vi sia un meccanismo per cui l’attuazione delle sanzioni possa essere severamente controllato e non vi siano possibilità per aggiralo” hanno affermato in un comunicato i Comitati Locali di Coordinamento, un’organizzazione ombrello di attivisti siriani.

Contrari alle sanzioni si sono detti anche i confinanti paesi di Libano ed Iraq.

“Per noi questa decisione nuoce ai nostri interessi nazionali e tutti i nostri connazionali che si trovano in questo momento in Siria” ha dichiarato il ministro degli esteri iracheno Labeed Abbawi.

Anche la Giordania, nonostante abbia votato a favore delle sanzioni, non potrà permettersi di rompere totalmente le relazioni commerciali con la Siria poiché questo provocherebbe una crisi economica anche per le importazioni e le esportazioni giordane. Nena News