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Sgombero alla palestra occupata in via Gandusio

“La polizia ha sfondato la porta, chi può accorra”. Ieri, intanto, rinviato lo sfratto di Mohamed “con sua moglie e i cinque figli tutti minorenni, di cui il più piccolo ha appena 20 giorni”, racconta Asia.

28 Febbraio 2017 - 10:19

“Sgombero in corso alla palestra di via Gandusio. Stamattina la polizia con due camionette della celere si è presentata allo spazio sociale Abd El Salam, entrando dopo aver sfondato la porta! Chi può accorra in via Gandusio 6-8!”. E’ il messaggio diffuso su Facebook dal sindacato Asia-Usb intorno alle 9,30 di questa mattina. “Chi può accorra in via Gandusio 6-8!” è l’invito diffuso anche dalla pagina dello Spazio popolare Abd El Salam. Così la palestra era stata ribattezzata in seguito all’occupazione, giovedì scorso, da parte di Asia e dell’associazione sindacale Pugno chiuso, dopo un presidio organizzato per opporsi ad una decina di sfratti (poi rinviati) in programma tra le case popolari di via Gandusio.

Contro questa iniziativa si era schierato il circolo Arci Guernelli, che ha sede nella stessa strada ed ha in assegnazione i locali della palestra (di proprietà dell’Acer). Ha scritto il Guernelli in un comunicato: “I lavori per la riapertura al pubblico hanno comportato uno sforzo immane dei soci e delle associazioni presenti e vicine al circolo e di Arci provinciale. Grazie all’impegno di tante e tanti siamo riusciti a recuperare le ingenti risorse necessarie a ristrutturare i locali della palestra la cui apertura era prevista per fine marzo 2017 per ottemperare alle ultime disposizioni in materia di sicurezza”. Dalla risposta successivamente diffusa da Asia: “Questo spazio è stato finalmente aperto al quartiere e agli abitanti degli stabili di via Gandusio. Inquilini, vicinato, persone da tutta la città stanno venendo a far vivere il posto e a partecipare alle attività che stiamo organizzando, pienamente in linea con lo spirito di una palestra popolare di quartiere. Qualsiasi associazione volesse partecipare alla riapertura dello spazio è la benvenuta, perché lo spirito dell’iniziativa è di creare un centro popolare che dia la possibilità ai lavoratori di fare sport e attività, di partecipare a momenti culturali e di socialità, e anche di organizzarsi per difendere i diritti di tutti”. E Pugno chiuso: “Dall’Arci solo promesse e rinvii di mese in mese, dunque nessuna prospettiva concreta di riapertura. Da Acer invece una prospettiva molto più reale, quella del sicuro sgombero di tutti i palazzi popolari entro l’autunno”. In un ulteriore comunicato, a firma ‘Spazio popolare Abd el Salam’ e ‘Gli inquilini delle case popolari di via Gandusio’, si può leggere: la palestra “l’abbiamo aperta dopo lungo tempo di colpevole abbandono e inattività, con l’intenzione di aprire un dialogo con chi avrebbe dovuto renderla fruibile. In questo senso lo spazio è aperto a chiunque voglia contribuire. Il giorno stesso della riapertura ci è stato comunicato che l’Arci aveva intenzione di riaprirla entro la fine di marzo. Se ciò corrisponde al vero, noi non rappresentiamo alcun ostacolo alla riapertura, al contrario la stiamo concretizzando”.

Sempre Asia, intanto, informa di uno sfratto rinviato nella giornata di ieri: “Mohamed con sua moglie e i cinque figli tutti minorenni di cui il più piccolo ha appena 20 giorni hanno comprato la casa dove vivono tramite un mutuo nel 2008 per un valore di 240 mila euro. Con l’arrivo della crisi e la perdita del lavoro non sono riusciti a pagare le rate del mutuo: la banca ha subito proceduto a pignorare la sua casa svendendola successivamente all’asta per un costo bassissimo di 40 mila euro. Ora la banca e gli ufficiali giudiziari vogliono sfrattare Mohamed e la sua famiglia dalla casa senza considerare le difficoltà economiche in cui versa la famiglia. I servizi sociali non hanno ancora proposto soluzioni mentre Mohamed e la sua famiglia sono in attesa di un alloggio popolare. Lo sfratto è stato rimandato al 27 marzo con la piena volontà da parte della proprietà e dell’ufficiali giudiziari di buttare fuori la famiglia senza tenere conto della fragilità del contesto in cui si muovono. Mentre l’edilizia pubblica viene svenduta e le liste di attesa per un alloggio popolare sono infinite le banche e i privati spadroneggiano su Bologna nel silenzio e nella complicità del comune con l’ausilio della magistratura e degli esecutori giudiziari. Basta sfratti! Casa e reddito per tutti!”.