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Sgb saluta Merola: “Ora ripristinare la democrazia sindacale”

Ieri presidio a Palazzo D’Accursio durante l’ultimo Consiglio comunale del doppio mandato del sindaco uscente, che fin dall’elezione nel 2011 “ha iniziato a farci la guerra”, ricorda il sindacato di base richiamando in particolare il tema delle assemblee e annunciando la decisione di convocare un referendum a settembre per “dare parola a tutti i dipendenti”.

27 Luglio 2021 - 14:44

Ieri “eravamo nel cortile di Palazzo d’Accursio in occasione dell’ultimo consiglio comunale dell’era Merola, durata ben dieci anni per salutare la sua uscita di scena per la quale non siamo certamente dispiaciuti”, scrive in un comunicato l’Sgb. “Sin dalla sua elezione a sindaco nel 2011, Merola ha cominciato a ‘farci la guerra’, fino ad arrivare ad una prima e grande disuguaglianza nei diritti sindacali per quei sindacati considerati nemici che rappresentano il 40% dei dipendenti comunali, a partire da Sgb che ricordiamo essere il secondo sindacato nel comune di Bologna in termini di iscritti e voti alle rsu”, continua il comunicato: “Già nel 2011 Merola stracciò il protocollo di relazioni sindacali firmato dal sindaco Cofferati con noi che garantiva il diritto alla contrattazione, al confronto e all’assemblea a tutte le organizzazioni sindacali tramite i propri eletti nelle rsu ma facemmo ricorso vincendo in primo e secondo grado. Nel 2016 utilizzando la menzogna pubblicizzata su tutti i giornali locali e non solo delle 158 giornate di assemblea, rivelatesi poi 158 ore, accusò i sindacati che non sostenevano le sue scelte amministrative ed aprì una campagna contro i suoi dipendenti, accusandoli di essere dei fannulloni. Siamo ancora in attesa delle sue scuse, dopo le accuse rivelatesi false! Come siamo ancora in attesa della sua promessa di reintegro del 50% del salario di produttività dopo il taglio fatto dal commissario Cancellieri nel 2010! Merola per la seconda volta, vigliaccamente stracciò l’accordo sindacale ben sapendo che per una serie di questioni tecniche legate al cambio di denominazione ci era impossibile in quel momento ricorrere contro tale decisione”.

Da quel momento “vige nel Comune di Bologna, a differenza che in altri enti locali del territorio- spiega ancora Sgb- uno stato di apartheid sindacale per quelle sigle sindacali che non si chiamano Cgil, Cisl e Uil a cui viene impedito di convocare le assemblee in orario di lavoro e la partecipazione ad alcuni tavoli di contrattazione ed informazione, come quelli sulla sicurezza in emergenza Covid-19 e sul Pola (Piano organizzativo del lavoro agile). Per questo abbiamo deciso di organizzare per il prossimo mese di settembre un referendum sulla democrazia sindacale dando la parola a tutti i dipendenti, indicativamente dal 15 al 21 settembre 2021. Nei giorni scorsi abbiamo quindi chiesto formalmente per iscritto all’amministrazione comunale di rendere disponibili gli strumenti necessari allo svolgimento del referendum per garantire la massima partecipazione. L’amministrazione ha ben pensato di rispondere alla nostra lettera inviando sia copia della nostra che della sua risposta alle organizzazioni sindacali ‘amiche’ che nulla c’entravano e c’entrano in una attività che è solo nostra. Ovviamente ha posto rifiuto a tutto, anche alle più banali necessità come quella degli elenchi dei lavoratori. Una arroganza e una vigliaccheria che si commentano da soli e che ci auguriamo se ne vadano via con l’attuale sindaco e non rientrino più. Il referendum si farà comunque e prima del voto delle amministrative. Ora la palla passa ai candidati alle prossime elezioni che devono affrontare e risolvere questa grave situazione che genera una tensione permanente. Negli incontri che abbiamo fatto poco tempo fa con i due candidati alle primarie, Lepore e Conti, ambedue hanno dichiarato la disponibilità a chiudere con il sistema di apartehid sindacale, bene ora siano conseguenti e si pronuncino pubblicamente su tale scempio. Ora che sono in corsa anche altri candidati ci appelliamo anche a loro perché si chiuda definitivamente questa lunga parentesi anti democratica e ci rendiamo disponibili ad incontri in presenza (Covid permettendo)”.