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Sfrattato dalla casa popolare Dawit, precario e con problemi di salute: ”Dormitorio non è soluzione accettabile”

All’alba la polizia in via Tibaldi sgombera anche il picchetto solidale. Asia-Usb: “Pretendiamo dagli assistenti sociali vera e dignitosa” via d’uscita. Unione Inquilini su dati sfratti del 2018: “Problema oramai strutturale”.

10 Luglio 2019 - 12:25

Avevano convocato nella prima mattinata di oggi una “colazione resistente” per impedire lo sfratto di Dawit, un lavoratore precario e con problemi di salute, dalla casa popolare in cui abitava in via Tibaldi 31, gli attivisti di Asia-Usb, che già alle prime luci del giorno hanno denunciato l’aggressione da parte delle forze di polizia “in maniera violenta del picchetto sotto casa di Dawit, senza aspettare l’ufficiale giudiziario e il medico. L’inquilino resiste in casa!”. Nelle ore successive, a sfratto eseguito, gli attivisti per il diritto alla casa si sono recati presso gli uffici degli assistenti sociali, scrivendo: “Sfrattato alle 6 di mattina con la celere dalla casa popolare. L’unica soluzione il dormitorio, per una persona malata e con un lavoro precario. Non è una soluzione accettabile, ed ora andiamo a pretendere dagli assistenti sociali una vera e dignitosa soluzione abitativa: le case ci sono, ma sono vuote, murate e tenute sfitte. Casa popolare per tutti!”.

Questo il resoconto della mattinata pubblicato poco fa da Asia: “Questa mattina alle sei le forze dell’ordine si sono presentate sotto casa di Dawit, per eseguire lo sfratto dalla casa popolare in cui abitava. Il presidio di Asia-Usb è stato aggredito e spintonato via dalla celere senza neanche aspettare l’ufficiale giudiziario, con il quale cercare una trattativa per una soluzione dignitosa. Dopo aver sfondato la porta, lo sfratto è stato eseguito. Assente il medico, nonostante i problemi di salute dell’inquilino. Abbiamo quindi deciso di andare direttamente dagli assistenti sociali per trovare una vera soluzione abitativa per Dawit, a cui gli era soltanto stato proposto il dormitorio. È previsto per settimana prossima un incontro per trovare una soluzione vera per Dawit. Intanto le istituzioni cittadine lasciano per l’ennesima volta una persona per strada. Acer e amministrazione cittadina hanno ormai consolidato la prassi che la mancanza del diritto alla casa si risolve solo come problema di ordine pubblico. Solo nella palazzina in cui oggi è stato eseguito lo sfratto, ci sono ben 12 appartamenti vuoti e murati da Acer, chiusi da anni. Di fronte ad un’emergenza abitativa che colpisce sia gli inquilini privati, ma anche moltissimi abitanti delle case popolari, la risposta del Comune di Bologna e di Acer è di tenere chiusi migliaia di appartamenti, di lasciare centinaia di famiglie bloccate in graduatoria, e quando possibile di sfrattare gli inquilini tramite le forze dell’ordine. È ora di pretendere l’utilizzo dell’intero sfitto pubblico, e se necessario, anche di quello privato. Ridare centralità ai quartieri popolari, investendo in case popolari e servizi pubblici. Basta sfratti – basta case vuote – la casa popolare è un diritto”.

Sempre a tema sfratti, l’Unione Inquilini Bologna ha reso pubblico un’approfondimento sui “dati che il ministero degli interni ha diramato sulla situazione sfratti di quest’anno. Vediamo nella nostra regione una leggera flessione nella richiesta di sfratti, 11.501 con un calo del 11,34%, e degli sfratti eseguiti, 2884 con un calo del 2,93%. Vediamo che anche nella nostra città il trend segue il regionale . Sono state richieste 3670 esecuzioni di sfratti con un calo del 10,6% È ne sono stati eseguiti 906 , con un calo del 1,52% capoluogo e provincia compresa. Preoccupante risulta invece la situazione di Modena che va in controtendenza nella regione perché si ritrova con 3351 richieste di sfratto con un incremento del 2,13% con 776 esecuzioni che vedono un incremento del 37,83%. In ogni caso la Regione Emilia Romagna risulta la seconda regione come richieste di esecuzioni sfratti, dopo la Lombardia e la terza come sfratti eseguiti dietro Lombardia e Piemonte. Anche se gli sfratti sono in leggero calo come Unione Inquilini continuiamo a pensare che il problema sia ormai un problema strutturale. Abbiamo proposto, nei vari tavoli a cui abbiamo partecipato, varie soluzioni per permettere di risolvere il problema abitativo che tale non dovrebbe essere perché sancito nella nostra costituzione. I mancati investimenti sulla edilizia residenziale pubblica , ormai comune a tutti i governi che si sono succeduti, e lo spostamento verso il mercato privato per le soluzioni proposte da amministrazioni e partiti, continuano a vedere un continuo erodersi del cosiddetto “ salario secondario” dalle tasche dei lavoratori. Non facilita la soluzione nemmeno l’attuale situazione lavorativa troppo sbilanciata verso il capitale a discapito dei lavoratori. Continuiamo ad organizzare tutti gli inquilini nella battaglia per vedere riconosciuto il diritto all’abitare. Rilanciamo anche quest’anno la giornata di mobilitazione nazionale del 10 ottobre in tutte le città d’Italia per portare le nostre rimostranze e le nostre soluzioni per risolvere la ormai annosa questione, Riuso, ed incremento dei fondi statali, immediato di tutto il patrimonio pubblico e privato ai fini di edilizia residenziale pubblica attraverso il recupero e l’autorecupero anche, come volano occupazionale. Per dire basta a sfratti e sgomberi”.