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Sex workers in piazza per il Primo maggio: “Il lavoro sessuale è lavoro!” [foto+audio]

Laboratorio Smaschieramenti e Ombre Rosse al Nettuno: “La nostra stessa esistenza è r-esistenza. Reclamiamo diritti perché vogliamo accedere a tutele sindacali che ci vengono costantemente negate così come qualsiasi altra forma di sussidio”.

01 Maggio 2021 - 16:03

“Il lavoro sessuale è lavoro!”. E’ il messaggio lanciato dalla manifestazione del Primo maggio promossa oggi in piazza Nettuno da Laboratorio Smaschieramenti e Ombre Rosse : “In occasione della festa dellu lavoratoru, oggi 1 maggio, scendiamo in piazza per reclamare diritti e la decriminalizzazione del lavoro sessuale! Il lavoro sessuale è stigmatizzato e criminalizzato sia giuridicamente che moralmente. Ma continuiamo a lottare per il suo riconoscimento. Reclamare diritti come lavoratrici perché vuol dire affermare la nostra esistenza. La nostra stessa esistenza è r-esistenza. Reclamiamo diritti perché vogliamo accedere a tutele sindacali che ci vengono costantemente negate così come qualsiasi altra forma di sussidio”, spiega Ombre Rosse: “Esigiamo diritti perché il lavoro sessuale per moltu è l’unica forma di accesso al reddito in una società patriarcale, razzista, transfobica, misogina, classista. Moltu di noi sono persone migranti che senza documenti non possono trovare altro lavoro. Moltu di noi sono persone trans* che non sono abbastanza ‘maschi’ o ‘femmine’ per qualsiasi tipo di lavoro. Moltu di noi sono persone che lavorano in precarietà e a cui non basta un reddito per vivere e sopravvivere”.

Riconoscere il lavoro sessuale “vuol dire sottrarre alla clandestinità e alla violenza persone che sono già soggette alla tratta, allo stigma e alla violenza come persone migranti e razializzate, come trans*, come frocie, come donne, come lesbiche. Criminalizzare il lavoro sessuale vuol dire aggiungere stigma e violenza a vite già stigmatizzate”, continua Ombre Rosse: “La pandemia e l’emergenza sanitaria hanno reso ancora più evidente l’esigenza del riconoscimento del lavoro sessuale come lavoro e hanno rafforzato la nostra lotta. A inizio pandemia eravamo in prima linea. Quelle di noi che hanno potuto hanno dovuto lasciare il lavoro. Altre non potevano permetterselo e non hanno potuto scegliere, hanno continuato a lavorare, nonostante la paura, per sostentare se stesse e la propria famiglia. L’emergenza sanitaria è stata strumentalizzata per colpirci ancora più vigliaccamente. Le notizie di cronaca non si contano. Improvvisamente, allo stigma della puttana si aggiunge quello dell’untrice. Criminalizzazione vuol dire invisibilità. Invisibilità vuol dire violenza. Violenza poliziesca. Abbiamo subito una vera e propria persecuzione fatta di multe, anche 10 alla settimana, e di ripetute violenze fisiche e verbali. Il 18 marzo a San Berillo tre agenti di polizia si sono introdotti nell’appartamento di una donna trans, migrante che esercitava lavoro sessuale e l’hanno picchiata di fronte agli occhi increduli della madre che provava a riprendere la scena. Altre lavoratrici hanno provato a intervenire e sono state buttate a terra e picchiate. Stessa sorte è toccata ai passanti che provavano a riprendere la scena ai quali sono stati sequestrati i cellulari. Questa violenza è sistemica. Il riconoscimento del lavoro sessuale è solo il primo passo per abbattere questa violenza”.

Alla manifestazione erano giunte anche le adesioni di Bside Pride e di Non una di meno, che scrive: “Dopo un anno e mezzo di pandemia è evidente e sotto gli occhi di tuttə che la crisi sanitaria ci ha colpitə, ma tuttə in modo diverso, inasprendo le diseguaglianze preesistenti, intensificando la violenza di genere contro donne e soggettività LGBT*QIA+ . Per unirci e lottare insieme contro tutto questo ci ritroviamo per riaffermare il nostro supporto e la nostra complicità allə sex worker, contro ogni stigma e isolamento e per una vera decriminalizzazione che parta dall’ascolto di chi pratica il lavoro sessuale!”.

> Ascolta gli audio dalla piazza (l’articolo prosegue sotto):

 

In piazza Maggiore è intanto arrivato il corteo partito da piazza dell’Unità, promosso con un appello a firma Antifasciste e antifascisti di Bologna, incentrato sulla manifestazione di estrema destra annunciata in piazza della Pace.