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Sette sfratti rinviati, l’ottavo imposto con la celere

È successo alla Barca, Social Log: “Monica non resterà in mezzo a una strada”. Intanto a Imola lo sportello antisfratto contesta la vendita di 13 alloggi Erp: “Mai sotto silenzio la messa all’asta dei diritti”.

15 Dicembre 2016 - 15:19

Sfratto alla Barca (foto Social Log)“Alla Barca l’intervento del reparto celere” nella serata di ieri “ha permesso all’ufficiale giudiziario di eseguire lo sfratto di Monica dopo una resistenza dei solidali sulle scale e all’interno dell’appartamento”. A cercare di impedire l’esecuzione c’erano Social Log e il comitato inquilini resistenti, che ne raccontano in un comunicato stampa: “Monica dopo lo sfratto – aggiungono – è stata accolta dalla solidarietà del comitato inquilini resistenti che le permetterà di non restare sola in mezzo di strada vista la totale indisponibilità di presa in carico da parte dei servizi sociali”.

In altri sette casi, tra il 12 e il 14 dicembre, gli sfratti sono invece stati rinviati: tre i picchetti andati a buon fine nella giornata di ieri, “due in Bolognina da Vita e Antonio”, il terzo “al quartiere Mazzini a casa di Soukaina”.

Scrive poi Social Log: “Siamo quasi alla fine del 2016 ed anche quest’anno, come da anni a questa parte, l’emergenza abitativa non accenna ad attenuarsi. Il crescente numero degli sfratti testimonia che la questione abitativa ormai si configura come un problema strutturale come confermato anche dai recenti dati Istat che attestano che nel nostro paese 17,5 milioni di persone sono a rischio povertà ed esclusione sociale. Il quadro descritto dall’Istituto nazionale di statistica dimostra che aumenta anche il divario tra ricchi e poveri, infatti il reddito in termini reali cala più per le famiglie appartenenti al 20% più povero, mentre il reddito delle famiglie più ricche aumenta a 4,9 volte rispetto a quello delle famiglie più povere. Un chiaro peggioramento del quadro politico economico che le istituzione e le amministrazioni locali fronteggiano con il solito sperpero di denaro pubblico, per cui enormi masse di fondi vengono destinate a banche fraudolente e grandi opere inutili, per arricchire i sempre più ricchi, mentre la fetta delle nuove e delle vecchie povertà si allarga sempre di più. L’arroganza della risposta del Pd con il governo Gentiloni al no sociale del referendum (del tutto in linea con quanto espressosi in Grecia lo scorso anno) riecheggia nell’atteggiamento delle istituzioni comunali e regionali, impermeabili al dilagare delle nuove povertà e delle grida dal basso che ne reclamano una soluzione dignitosa e solidale tramite lotte e forme di autorganizzazione diffuse”.

“La renzianissima assessora alla casa Gieri – prosegue la nota – davanti al tracollo delle politiche ispirate dall’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi e dalla sua incapacità manifesta di trovare le soluzioni giuste all’amergenza abitativa che attannaglia la città avrebbe dovuto dimettersi! E invece anche davanti ai ripetuti fallimenti occupa ancora la poltrona! Dalle lotte per il diritto all’abitare a Bologna composte da resistenze a sfratti e sgomberi e ad iniziative volte ad aumentare il costo sociale della povertà sta emergendo chiara la sfida alla giunta Merola, impegnata recentemente in chiacchiere e retoriche neouliviste, rispetto alla realizzazione di un Piano Casa cittadino all’altezza dei problemi del territorio e all’urgenza di far divenire sociale un bilancio comunale sempre orientato a favore delle imprese e della speculazione. Cogliamo l’occasione da questa intensa settimana di resistenza per solidariidarizzare con il Comitato di via Gandusio di recente al centro dell’attenzione repressiva che vorrebbe sgomberare le numerose case dove abita da tempo la lotta sociale, la resistenza e le battaglie per la dignità”.

Intanto lo Sportello antisfratto di Imola interviene sulla messa all’asta, oggi, di 13 alloggi Erp nella città romagnola, “mentre ci sono ben 100 case popolari sfitte e in via Giovanni X ci sono decine di appartamenti nuovi vuoti da oltre 3 anni grazie alla ‘saggezza’ dell’amministrazione comunale imolese, che li tiene sfitti proponendo bandi inaccessibili ai possibili interessati e ‘canoni calmierati’ che tali non sono perché equivalgono agli affitti di mercato. Come se non bastasse, il Comune prevede per il 2017 vendite di case popolari per ulteriori 400.000 euro.In tutto questo, in seguito alla modifica dei criteri di permanenza nelle case popolari, a Imola 27 famiglie verranno sfrattate perché altrimenti secondo le istituzioni non ci sarebbe posto per chi è in graduatoria per la casa popolare”.

Secondo lo Sportello, insomma, “c’è qualche conto che non torna. Invece che investire risorse e garantire la maggior copertura possibile per chiunque necessiti di un alloggio popolare, l’amministrazione PD (dal Governo, passando per la Regione fino ad arrivare al Comune di Imola) ha un chiaro progetto in mente: smantellare tutti i servizi di welfare pubblico, dalla sanità ai trasporti passando anche per le case popolari, privatizzando e svendendo quelli che sono i nostri diritti! La gestione del welfare come fosse un’azienda, combinata ad una precarietà lavorativa ed abitativa sempre più esasperata, non farà che incrementare le diseguaglianze sociali”.

Altre strade sarebbero praticabili: la “moratoria sugli sfratti per morosità incolpevole, individuando misure adatte a risolvere l’emergenza abitativa”, il “recupero ed incremento del patrimonio ERP con stanziamento di fondi appositi, fermando la vendita delle case popolari” e infine “l’abrogazione della legge regionale che impone lo sfratto delle persone che già abitano in casa popolare con il meccanismo del ‘turn-over'”

“Non serve buttare fuori di casa le persone per far posto ad altre persone, basterebbe smettere di  svendere e tenere vuote le case popolari e cominciare invece ad assegnarle! Lo Sportello Antisfratto di Imola si rifiuta di far passare sotto silenzio la messa all’asta dei diritti. NO alla svendita del patrimonio pubblico! Stop sfratti!”, è la conclusione della nota.