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Se i ragazzi occupanti non possono andare a scuola

La legge Lupi impedisce di prendere la residenza ed accedere diventa un’impresa. All’ex Beretta corsi di musica per i bimbi. Cas: “In piazza il 2 ottobre”. All’Ic20 protesta delle rsu. Ross@: “Da Renzi vera controriforma”.

16 Settembre 2015 - 19:23

Studenti migranti contro il razzismo - Repertorio  © Michele LapiniTra i minori che ancora non hanno avuto la possibilità di iniziare l’anno scolastico ci sono anche, e soprattutto, quelli che abitano in  occupazione. Tra ex Telecom, via De Maria, Mura di porta Galliera, via Irnerio, ex Beretta ed ex Ferrari ci sono 150 ragazzi in età da scuola dell’obbligo, ma per diversi accedere all’istruzione pubblica è un’odissea: “Molti di loro non hanno la residenza, di conseguenza è particolarmente difficile inserirli nelle liste. E spesso finiscono in scuole lontano da casa”, spiegano gli attivisti dalla Scuola d’Italiano con Migranti attiva all’Xm24.

E’ un altro effetto perverso dalla legge Lupi, che oltre a non permettere di intestarsi utenze impedisce a chi occupa di prendere la residenza nel luogo in cui vive. Così nei vari edifici occupati, dove vivono centinaia di famiglie, tocca trovare degli escamotage: dall’ex Beretta di via XXI aprile fanno sapere che “stiamo pensando a una convivenza anagrafica (la procedura a cui si ricorre per caserme e ospizi, ndr) presso il centro sociale Lazzaretto, speriamo” Alle occupazioni in Bolognina, invece, “un ragazzino che dovrebbe andare alle elementari e uno di 16 anni che dovrebbe frequentare le superiori non hanno trovato posto – spiega un attivista – ma abbiamo fiducia che entro breve una soluzione si trovi”. Questo per quanto riguarda primarie e secondarie, per le scuole dell’infanzia, su cui già pesano lunghe graduatorie, non c’è niente da fare: “All’asilo vanno solo i piccoli che hanno ancora attiva una vecchia residenza”, per tutti gli altri gli inquilini resistenti dei ‘condomini solidali’ stanno “attivando una specie di nido famiglia, gestito da mamme che si sono offerte di tenere anche i figli di donne che hanno trovato un lavoretto”.

Che nelle stesse occupazioni ci si dia da fare lo dimostra anche i corsi di musica per bambini che dall’1 ottobre prenderanno il via presso il Centro di accoglienza autogestito “Lampedusa” (ex clinica Beretta), organizzati dalla Cispm: “I bambini che vivono nelle occupazioni, i bambini delle famiglie a reddito zero, i figli dei disoccupati e dei rifugiati pagano sulla loro pelle e in maniera pesantissima il prezzo dell’ ingiustizia sociale. In un’età in cui la capacità di astrazione è fondamentale per il loro sviluppo intellettuale, si ritrovano incolpevolmente schiacciati ad una concretezza non adeguata alla loro età. La paura degli sgomberi, il non avere una residenza, le difficoltà ad essere scolarizzati, la crudele separazione dei nuclei familiari continuamente proposta dai servizi sociali, sono sevizie che subiscono al pari degli adulti e che lasceranno un marchio indelebile nelle loro vite. La scuola di musica che abbiamo creato per loro, all’interno dell’occupazione di via 21 aprile a Bologna, si propone di restituirgli, dopo avergli dato un tetto, un pezzetto di quel cielo fatto di creatività, gioia, e immaginazione a cui ogni bimbo ha diritto. La musica, così intangibile e aerea, così bisognosa di una assoluta precisione del gesto tecnico, così capace di creare immaginario astratto è il mezzo ideale per trasportarli su quella morbida nuvoletta a cui i bambini di tutti i colori dovrebbero poter avere libero accesso. Naturalmente la scuola è aperta a tutti i bimbi della città.  Sarà gratuita per chi non si può permettere di pagare e prevede una quota discrezionale per le famiglie che possono permetterselo. I contributi raccolti saranno utilizzati per acquistare gli strumenti musicali indispensabili alla necessaria pratica quotidiana e che verranno dati in affido ai bimbi. Tutti gli insegnanti prestano gratuitamente le loro opera”.

Nelle scuole intanto ci si prepara a far ripartire le mobilitazioni. Il Cas in particolare dà appuntamento per la scadenza nazionale del 2 ottobre: quel giorno “la maggior parte delle città presenti ha dichiarato l’intenzione di scendere in piazza e dove ciò non è possibile verranno comunque attuate altre forme di mobilitazione. Riteniamo importante che a questa prima data dell’anno proseguano i percorsi all’interno delle scuole, dei quartieri e dei territori. Rilanciamo con forza il nuovo autunno di lotta!”.

Tra i lavoratori della scuola, alle iniziative già segnalate si aggiunge quella che arriva dall’Ic20: l’assemblea delle rsu ha approvato un documento in cui “esprime profonda delusione e amarezza per le forme e le articolazioni che assumerebbe la scuola con l’applicazione della legge 107 (cosiddetta ‘Buona scuola’), che deprimerebbe la scuola come relazione e la motivazione dei suoi operatori; decide di rinviare per il momento la nomina dei propri membri nel comitato di valutazione (prevedendo solamente gli adempimenti relativi all’anno di prova dei docenti neoassunti nel momento in cui diverranno stringenti); invita tutti i colleghi  a non dare  disponibilità per svolgere ore aggiuntive per coprire i giorni di assenza scoperti dei colleghi o le ore di attività alternativa, e in merito esprime una particolare preoccupazione per quanto introdotto dal comma 333 della  legge di stabilità che proibisce di supplire i docenti per il primo giorno di assenza e il personale Ata per i primi sette giorni”.

Su questi temi interviene anche Ross@: “Questo anno scolastico si apre, così come si era chiuso il precedente, con la forte protesta di lavoratori della scuola, studenti e famiglie, contrari alla iniqua Legge 107 ‘La buona scuola’. Una vera controriforma, varata dal governo Renzi ma fortemente sostenuta dal padronato e dagli industriali in prima fila. Una controriforma che ha l’obiettivo di smantellare una volta per tutte quell’impianto egualitario che dovrebbe caratterizzare la scuola pubblica”.