Acabnews Bologna

Scuola: quale ripartenza?

Gli aggiornamenti di Sgb e Cobas sulla riapertura dei servizi educativi e scolastici del Comune: mobilitazioni in vista. Adl Cobas: “Educatori non più disposti ad essere trattati come lavoratori di serie B”. Usb: “Caos supplenze, concedere finestra di cinque giorni affinchè precari possano segnalare anomalie”. Sabato a Bologna assemblea nazionale delle/i operatrici/ori sociali.

03 Settembre 2020 - 14:50

“L’anno scolastico 2020-2021 riapre con la tradizionale arroganza e sordità della giunta Merola”, scrive l’Sgb in un comunicato, dopo che “il 31 agosto 2020 si è tenuta un’affollata assemblea dei lavoratori e lavoratrici di nidi e scuola dell’infanzia comunali che ad un giorno dalla riapertura dei servizi educativi e scolastici hanno condiviso con il sindacato Sgb un pacchetto di proposte da sottoporre all’amministrazione comunale che ha incontrato nel pomeriggio le organizzazioni sindacali. L’amministrazione comunale, presenti il direttore generale e l’assessore all’Istruzione, ha illustrato la sua proposta per la riapertura di scuole e nidi a settembre. Per la scuola dell’infanzia il pre e post orario verranno gestiti dal personale educatore delle cooperative, mentre il personale comunale, insegnante e collaboratore, articolerà i propri turni dalle 8,30 alle 16,30. Gli asili nido chiuderanno alle 17,45, nel post orario dalle 16,30 sarà presente un’educatrice per ogni sezione. Il personale collaboratore resterà in servizio fino alle 18,15 per le pulizie e la sanificazione degli spazi. Sgb ha risposto presentando le proposte raccolte e discusse all’assemblea svoltasi in mattinata tra cui una maggiore partecipazione dei lavoratori all’organizzazione della riapertura dei servizi, ribadendo la necessità di vere relazioni sindacali e non incontri solo informativi. Ha dichiarato sin da subito la contrarietà a qualsiasi soluzione che presupponesse l’affidamento alle cooperative di pre e post orario dei servizi che, invece, dovranno continuare ad essere gestiti direttamente. La soluzione del post orario in ogni sezione copre solo in parte la gestione degli asili perchè non tiene conto che gran parte delle attività viene svolta nella fascia mattutina e lasciata totalmente al personale comunale, che non viene potenziato. Al personale collaboratore dei nidi si aggiungono alle ormai infinite competenze altre mansioni raggiungendo carichi di lavoro impossibili. Con la chiusura alle 16,30 delle scuole dell’infanzia il personale collaboratore perderà l’indennità di turno (circa 100 euro mensili). Educatrici, collaboratori, insegnanti hanno chiesto con forza in assemblea con Sgb di potenziare gli organici per garantire l’apertura e la gestione in sicurezza e per assicurare la qualità dei servizi mentre l’amministrazione ha risposto annunciando l’ampliamento degli appalti alle cooperative come tappabuchi e riducendo i salari. Noi pensiamo che la scelta della Giunta, giustificata dal momento di emergenza, sia solo politica! Nei prossimi giorni valuteremo le iniziative di mobilitazione da intraprendere”. Per Sgb è “necessario un fronte sindacale unitario” per dare vita ad una “nuova imponente mobilitazione dei servizi educativi e scolastici”.

In occasione dell’incontro con l’amministrazione “abbiamo manifestato la nostra contrarietà al ricorso all’appalto per il potenziamento nella scuola dell’infanzia, segnalato la mancata attenzione ai lavoratori fragili” e “suggerito che questa emergenza possa essere l’occasione per un approfondimento dell’annoso tema del mansionario dei collaboratori”, scrivono i Cobas. “Abbiamo ribadito che le supplenze giornaliere sono assolutamente incompatibili con il criterio di stabilità dei gruppi e che, a differenza di quanto dichiarato dalla dottoressa Giordano (direttrice dei servizi 0-6, ndr), i documenti nazionali aprivano alla possibilità di un potenziamento dell’organico (es. contratti annuali) finalizzata alla stabilità delle figure di riferimento (come hanno fatto Roma e Milano). Con il potenziamento dell’organico, le eventuali e residue supplenze giornaliere si potrebbero effettuare con personale dedicato ad ambiti più ristretti (es. quartiere). Abbiamo chiesto nuovamente che sia previsto il certificato di riammissione in caso di dimissione del bambino e denunciato il mancato invio dei protocolli alle rappresentanze sindacali prima dello svolgimento degli incontri”. Dopo l’incontro, Cobas e Adi hanno incontrato ieri il personale con l’obiettivo di approfondire tutti questi temi e decidere insieme “le prossime iniziative da intraprendere”.

Il nuovo anno scolastico è alle porte “e non siamo più disposti ad essere trattati come lavoratori della scuola di serie B”, è il messaggio spedito dall’Adl Cobas sulla situazione delle/i educatrici/ori in appalto: “L’incertezza è tanta e chi tra noi ha lavorato nei centri estivi già conosce le difficoltà di gestione di un contesto, finora pensato a misura di bambino, nel rispetto delle regole anti-Covid fondate sul distanziamento sociale. Inoltre l’affollamento delle classi e la mancanza di spazi comuni e aule nei plessi ci preoccupa soprattutto in riferimento ai bisogni educativi specifici che molto spesso richiedono luoghi e materiali dedicati. Ci piacerebbe dunque sapere come i Comuni amministreranno il nostro servizio in caso di un nuovo lockdown, se il nostro monte ore verrà mantenuto invariato oppure se subirà una drastica diminuzione come si è verificata nei mesi scorsi. Vorremmo inoltre far presente agli Enti locali che la relazione è alla base del nostro lavoro e che Dad non significa solo lezioni online: per noi educatori ha significato mettersi alla prova e costruire con i ragazzi momenti di contatto, utilizzando videochiamate, canali youtube, power point, schermo condiviso, lavagne multimediali…. E questo lavoro necessita di preparazione, formazione e dedizione che in 5 ore settimanali per alunno non è stato assolutamente possibile, e dunque nella maggior parte dei casi è stato frutto di lavoro e tempo degli educatori volontari e assolutamente gratuiti per le stesse amministrazioni. Non siamo più disposti a rimanere nell’invisibilità e ad essere trattati ad uso e consumo di scuole e Comuni. Vogliamo essere ritenuti lavoratori e lavoratrici della scuola al pari degli insegnanti e non accetteremo di vivere un nuovo lockdown nelle condizioni di quello precedente, perchè non vogliamo essere più costretti ad abbandonare i nostri bambini e ragazzi a causa di appalti che speculano su un servizio di pubblica utilità”.

Anche di questi temi si parlerà nel corso di un’assemblea nazionale degli operatori e delle operatrici sociali che si terrà sabato proprio a Bologna, convocata dalla Rete intersindacale e dall’Assemblea nazionale operatrici operatori sociali: l’appuntamento è dalle 9,30 a Porta Pratello in via Pietralata 58. L’iniziativa vuol essere “una giornata di confronto e di scambio per immaginare le mobilitazioni necessarie nel prossimo futuro. Per il nostro reddito, la nostra dignità professionale e un sistema di presa in cura reale”.

Ieri intanto “sono state pubblicate le graduatorie provinciali per le supplenze Gps anche per la provincia di Bologna. I telefoni sono diventati subito caldi perché i colleghi hanno riscontrato errori o nel proprio punteggio o nel punteggio dei colleghi dai quali si sono visti scavalcati a causa dell’errata attribuzione di punteggi esorbitanti”, racconta l’Usb: “Non ci stupisce che tali errori riguardino anche la nostra provincia e siamo consapevoli che questa situazione non può essere attribuita agli uffici scolastici i quali da anni lavorano sotto organico, come ogni apparato dell’amministrazione pubblica vittima dei provvedimenti di austerità. Non possiamo, però, esimerci dal notare che tale situazione era facilmente prevedibile a fronte di un sistema informatizzato di nuova sperimentazione, una tempistica estiva molto ristretta per l’elaborazione e il controllo dei punteggi da parte degli uffici, la variazione delle tabelle titoli che ha comportato una trasformazione dei punteggi e del loro calcolo. Per tutti questi motivi abbiamo chiesto all’amministrazione dell’ufficio scolastico provinciale di Bologna di concedere una finestra temporale di 5 giorni affinché tutti i docenti precari possano segnalare eventuali anomalie. Tale provvedimento, già intrapreso dal provveditorato di Cuneo, non solo garantirebbe una correzione immediata degli errori riscontrati ma sarebbe anche utile per una corretta assegnazione delle nomine di prossima convocazione e scongiurerebbe eventuali ricorsi. Attendiamo una risposta da parte del Provveditorato di Bologna sperando in una decisione di buon senso e di pubblica trasparenza”.