Speciale

Scuola di specializzazione medica, “non fosse stato per Covid-19 chissà quanto ancora avrei dovuto aspettare”

Riprende l’inchiesta su pandemia e sistema sanitario con la testimonianza di una laureata in Medicina che solo con l’emergenza è riuscita a proseguire la sua formazione: “Il senso di inadeguatezza che ho vissuto quotidianamente non dipendeva dal mio non merito, ma da un sistema raffazzonato”.

04 Gennaio 2021 - 12:52

Il punto di vista di una dottoressa 34enne nel decimo appuntamento con l’inchiesta sociale di Zic.it sulla sanità pubblica nella pandemia da Covid-19. Per partecipare all’inchiesta: inviare testimonianze e contributi all’indirizzo redazione@zic.it

* * * * * * * * * *

Le scuole di specializzazione medica

Sono un medico, ho 34 anni. Ho concluso la laurea dei sei anni di Medicina nel 2016 e dallo stesso anno ho partecipato al test post laurea per accedere alle borse fornite dall’università per poter proseguire la mia formazione con una specializzazione medica.

Vorrei che i non addetti ai lavori sapessero che purtroppo il fatto di specializzarsi o meno non è una scelta. Mi spiego: a me non è chiaro quale sia il motivo, ma sembra che la laurea dei sei anni di Medicina non ti fornisca i titoli per sentirti veramente un medico:

– non puoi partecipare ai concorsi per un incarico pubblico stabile, ma puoi aspirare solo a contratti a tempo determinato, con mansioni ristrette, oppure venire assorbita dalla sanità privata, dove entri in un circolo di sfruttamento e mancanza di tutele, lavorando come lavoratrice autonoma a partita Iva, dove tutti quelli che ti offrono il lavoro sembra lo stiano facendo per farti un favore

– dalla popolazione in generale non vieni considerata “degna”, “qualificata”. Quante volte al telefono coi famigliari mi sono sentita dire “ma lei che specializzazione ha?”, alla risposta “nessuna” dall’altra parte ricevevo un trattamento o paternalista tipo “senta dottoressa io ho molti più anni di lei” (perché no specializzazione = giovane medico e giovane = non conoscere la “vita”) oppure proprio direttamente “ma allora cosa ne sa lei?” come se per i sei anni di Medicina si studiassero le farfalle.

Quindi, in poche parole, finiti i sei anni di università, che posso sinceramente dire che sono estenuanti, tra maltrattamenti in reparto e agli esami, considerati sempre come razza inferiore da tutti, dal primario di reparto, al professore, all’addetto alle pulizie e moli di nozioni da assimilare schiaccianti, senso di inadeguatezza, mancanza di reale cognizione di a che cosa serva quello che si sta studiando per completa mancanza di rapporto coi paziente e impossibilità di lavoro pratico sul campo, insomma finiti i sei anni di università improvvisamente, dal giorno dopo la proclamazione diventi “collega”, “dottoressa” e sembra che improvvisamente sei dio in terra, ma come puoi dare il tuo contributo? Come dicevo prima le possibilità lavorative sono alienati, allora capisci che devi partecipare al test per le scuole di specializzazione.

#assurdità numero 1: il canale strettissimo in cui ti vai a imbucare. Hai appena finito un corso di laurea in cui hai studiato per essere tuttologa di medicina e ora tra le 50 scelte disponibili devi entrare in UNA specializzazione, con la prospettiva di studiare QUELLO per i quattro anni a venire. E se poi scopro che non mi piace? E se poi non fa per me? E se poi scopro di essere più interessata ad altro? Risposta del sistema: gli anni successivi puoi partecipare di nuovo al test! Peccato che se poi vieni assegnata a un’altra scuola, la tua borsa precedente decade, una borsa di quattro anni viene buttata, sprecata, non passa a nessun altro. Soluzione reale: in altri paesi europei ovviano a questo Problema col “tronco comune”. La scelta che devi fare per la borsa di specializzazione è se vuoi proseguire nell’ambito della medicina, della chirurgia e dei servizi e solo dopo qualche anno ti specializzi su un ambito più ristretto, però nel frattempo hai acquisito un bagaglio più ampio, hai potuto stare in contatto con uno spettro più ampio di colleghx ognuno con la sua aspirazione particolare e anche uesta commistione è formazione!

#assurdità numero 2: il bando del concorso. Ogni anno capita questo: viene prodotto dal ministero un bando ambiguo che viene bersagliato da ogni lato da ricorsi che hanno la capacità di modificare il bando in corsa, rallentarlo fino a bloccarlo. Quest’anno in piena emergenza sanitaria siamo riusciti a produrre il top! Concorso rimandato da luglio a settembre per pandemia, quindi arrivo dei ricorsi con mesi e mesi di proroga delle assegnazioni, che sono giunte toh! la settimana di natale, con le segreterie in ferie, i sistemi informatici in tilt e quelli di pagamento in down.

#assurdità numero 3: Lo svolgimento del test vero e proprio. Il primo anno che ho partecipato il test si teneva in quattro giorni di una settimana e in più non era detto che lo avresti fatto nella città dov’eri domiciliata. Quindi la tua vita non per uno ma per quattro giorni rimaneva sospesa, so anche di chi ha dovuto dormire in hotel perché lontano da casa e senza appoggi. Poi per fortuna hanno snellito la procedura e il test è diventato di un giorno, entrata in aula alle 11.30, senza poter aver niente, libri, telefono, solo il pranzo, inizio del test alle 14, fine alle 17.30, quindi attesa fino alla correzione, c’è stato un anno che sono uscita alle 19, con amicx che aspettando mie notizie pensavano fossi morta. Ovviamente tuttx provano il test e se il giorno del test è un giorno in cui dovresti lavorare non trovi nessuno che ti sostituisca e ovviamente i servizi ne risentono.

#assurdità numero 4: quest’anno e il merito. Questa primavera con l’emergenza sanitaria si è rivelata una grandissima novità: mancano in Italia i medici, in particolare gli specialisti! Cosa si è fatto per sanare questo gap? Intanto è finalmente stata abolita quella aberrazione farsesca dell’esame di stato per ottenere l’abilitazione alla professione, composto in precedenza da tre mesi di tirocinio inutile e un test a crocette stra-nozionistico, come se dopo il percorso di studi e una laurea, questo provasse il fatto che sei pronto a lavorare come medico! Per quanto riguarda le specializzazioni ovviamente ormai il buco era insanabile, però almeno ci si sarebbe aspettati una velocizzazione dell’uscita del bando del concorso e un avvio delle assegnazioni, cosa che come spiegavo prima invece è andata al contrario, anzi gli assegnatari di borsa di scuola prendono servizio a gennaio 2021 per l’anno accademico 2019-2020, per far capire quanto siamo indietro… La piccola cosa che hanno fatto è stato aumentare il numero di borse (non comunque abbastanza per coprire tutti i candidati disponibili). E qua un’altra parte dell’assurdità e direi anche della violenza di questo sistema, la mia esperienza personale: come ho detto è cinque anni che provo il test, gli anni precedenti al momento dell’apertura del sito il giorno delle assegnazioni ho trovato sempre la schermata “fine posti”, il che significava che per la posizione in graduatoria che avevo raggiunto non erano disponibili borse di mio interesse. Questo doveva consentire un’assegnazione meritocratica dei posti di formazione, di conseguenza per quattro anni mi sono sentita non meritevole di potermi formare. Quest’anno ho ricevuto un’assegnazione. Ho cambiato scelte? No. Ho fatto un punteggio al test migliore? Neanche, anzi, quest’anno è stato tra tutti l’anno in cui ho avuto la posizione in graduatoria più bassa. E ora? Sono contenta di essere entrata in scuola di specializzazione, ma penso che non sia stato per mio merito, o meglio, sarei stata meritevole di avere la borsa anche gli altri anni, la frustrazione che ho vissuto, il mercato del lavoro selvaggio e sfruttante a cui sono stata sottoposta, sono stati causati da decisioni prese non in base al bisogno sui territori di professionisti del Ssn ma in base a logiche di risparmio, tagli e profitto. Il senso di inadeguatezza che ho vissuto quotidianamente non dipendeva dal mio non merito, ma da un sistema raffazzonato, con troppi pochi professionisti, con mancanza di passaggio di saperi tra generazioni di colleghx, dalla completa mancanza di una generazione intermedia di colleghx, decimati da questo sistema escludente. Se non fosse stato per il Covid chissà quanti anni ancora avrei dovuto aspettare per ricevere quello che mi spetta e quello che spetta a tutta la popolazione, ovvero professionisti formati e capaci. Se la mentalità che guida lo stanziamento dei fondi non fosse quella del risparmio ma quella del bisogno, chissà quanti anni prima avrei concluso la mia formazione.

#assurdità numero 5. Bene, ora siamo statx assegnatx. E ora chi coprirà gli incarichi che mentre attendavamo abbiamo coperto noi? Chi farà i prelievi? Chi farà le guardie mediche? Chi sostituirà i medici di medicina generale quando avranno bisogno? Chi assisterà gli anziani delle Cra, i disabili delle case protette? Chi sosterrà le Usca?

Lo scopriremo solo sopravvivendo.

Lettera firmata