Acabnews Bologna

Sciopero nel magazzino delle spese online Coop

Indetto ieri dai Cobas, che parlano di cambi di appalto continui, salti di contratto, insulti e intimidazioni alle/i lavoratrici/ori. Coordinamento migranti sul giovane travolto da un’auto mentre lasciava il polo della logistica: “Per i migranti raggiungere l’Interporto a piedi, in bicicletta o monopattino, percorrendo una strada pericolosa, è la normalità. Responsabilità di padroni e istituzioni”.

20 Gennaio 2021 - 12:03

Cambi d’appalto “continui” con salti dal contratto nazionale della logistica a quello delle pulizie. Inoltre “insulti, minacce e intimidazioni” e “solo tre bagni a disposizione di più 100 lavoratori”. E’ quanto denunciano i Cobas Lavoro privato in riferimento alla situazione nel magazzino Logitech di Castel Maggiore, dove si preparano le spese da consegnare a domicilio dei clienti di Coop Alleanza 3.0 e si lavora per conto di Digitail. Ieri il sindacato di base ha dichiarato uno sciopero per tutti i turni di lavoro, e così in un comunicato spiega: “Abbiamo da più di un anno cercato di avere relazioni sindacali con Logitech, per migliorare la situazione nel magazzino. Le nostre segnalazioni sono state per cambi appalto continui, con cambio del contratto nazionale da quello della logistica a quello delle pulizie, che prevede 40 ore settimanali di lavoro invece di 39 e inquadramenti più bassi. Alle risposte negative dell’azienda, abbiamo avviato ricorsi legali in corso di definizione per colmare differenze salariali. Abbiamo spesso segnalato maltrattamenti del personale e ad oggi questi comportamenti continuano”. Così “i responsabili vanno oltre quello che è il loro ruolo, offendono malamente le persone che lavorano. Chi chiede un colloquio per chiarire questi comportamenti, viene offeso e minacciato, vengono inviate continue lettere di contestazione disciplinare assolutamente ingiuste”, segnalano Cobas, che richiamano l’attenzione anche sul tema della sicurezza sanitaria all’interno del magazzino data la pandemia da coronavirus. In conclusione, dice il sindacato di base, “abbiamo richiesto un incontro urgente a Logitech per affrontare i vari problemi, prima di tutto chiediamo il ritiro dei provvedimenti disciplinari e la modifica dei comportamenti nei confronti del personale, oltre a livelli inquadramentali adeguati alla mansione svolta”.

Nel polo della logistica bolognese dell’Interporto si può invece “morire sulle strade della grande fabbrica”, dopo aver finito un turno di lavoro e avere camminato “per chilometri per raggiungere un mezzo che ti riporti a casa”. A raccontare la vicenda che riguarda un giovane è il Coordinamento migranti: “Questo è ciò che anche Ogbemudia Osifo, giovane nigeriano, stava facendo lo scorso 23 dicembre, quando è stato investito e ucciso da un’auto. La notizia è passata sotto silenzio, ma non si tratta di un incidente. Un incidente è un fatto improvviso e imprevisto, per i migranti invece raggiungere l’Interporto a piedi, in bicicletta o in monopattino, percorrendo una strada pericolosa che ha già fatto molte vittime, è la normalità. Soprattutto i lavoratori a chiamata dei magazzini, per lo più richiedenti asilo che non hanno auto e lavorano spesso la notte, sono costretti ad attraversarla continuamente. Mentre l’Interporto non dorme mai, i pochi autobus che lo raggiungono non garantiscono alcun servizio dalle 19 alle 5,30”.

Così, dice il Coordinamento, “la democratica Regione Emilia-Romagna ignora la sicurezza di chi garantisce quotidianamente che la merce arrivi nelle case, in negozi e supermercati, specie durante questa pandemia, quando il lavoro migrante è diventato sempre più essenziale, che sia nei magazzini o nelle fabbriche, nelle consegne a domicilio o nelle pulizie degli ospedali. Le strade tra l’Interporto e le stazioni di San Giorgio o di Funo sono pericolose, talvolta mortali. I migranti non accettano di dover percorrere chilometri e chilometri di notte per andare a lavorare. Mentre la Regione, il Comune di Bologna e la città metropolitana rimangono in silenzio per non sporcare l’immagine civile e accogliente di un territorio la cui economia tecnologicamente avanzata si avvale del brutale sfruttamento del lavoro migrante, aziende della logistica, cooperative della Lega Coop e agenzie interinali non si preoccupano minimamente di fornire ai lavoratori i mezzi per poter andare e tornare dal lavoro. Anzi, i trasporti interni all’Interporto spesso sono accessibili soltanto a dipendenti diretti. Spesso per i migranti fare gli straordinari, che in molti magazzini è buona pratica non retribuire, significa uscire di casa o dal lavoro in piena notte,  camminare chilometri e attendere ore il primo treno dell’alba. Dietro la morte di Ogbemudia Osifo c’è la responsabilità di padroni e istituzioni che quando si tratta di migranti si voltano dall’altra parte al punto da permettere che in centinaia rischino ogni giorno la vita”.