Acabnews Bologna

Sciopero generale, nuova occupazione in via Zanolini [foto+audio]

LuBo: “Nasce Bancarotta, laboratorio di discussione e spazio di democrazia”. SiCobas e Crash: interporto bloccato dai facchini. Usb: alta adesione tra i lavoratori di Tper.

21 Ottobre 2016 - 10:57

“Abbiamo deciso di praticare lo sciopero occupando una ex banca di proprietà di Banca Etruria per toglierla alla speculazione e all’alienazione bancaria e ridarlo per la prima volta alle persone che dalle banche sono sfruttate e ricattate. Nasce un laboratorio di discussione, abbiamo aperto un nuovo spazio di democrazia. Nasce ‘Bancarotta’! Venite a trovarci in via Zanolini 19!”. Lo annuncia il collettivo LuBo, vicino alle esperienze di Tpo e Làbas. Tra i progetti, come appreso dal nostro inviato sul posto, anche l’idea di creare alcune aule studio.

Sciopero in corso già da ore, intanto, nel mondo della logistica. Scrivono i SiCobas: “All’Interporto di Bologna più di 500 operai bloccano entrambi gli accessi! E’ giornata di sciopero generale, logistico e metropolitano!”. E Crash: “A Bologna bloccato dall’alba il grande hub dei magazzini della logistica”.

Braccia incrociate anche in altri settori. Usb, pubblicando sui social network alcune foto di via Indipendenza e della piazza davanti alla stazione deserte, riferisce: “Sciopero generale. Alta l’adesione delle lavoratrici e lavoratori Tper. Lo sciopero c’è e si vede”.

(l’articolo prosegue sotto i contributi multimediali)

 

zano

Occupazione via Zanolini (foto Zic)

Tornando all’occupazione di ‘Bancarotta’, è stata convocata un’assemblea pubblica alle 16. Scrivono gli attivisti nel comunicato di indizione: “C’è una storia in cui le banche si appropriano di tutto e ce n’è un’altra dove tutti e tutte si riappropriano delle banche. Abbiamo scelto che la seconda avrebbe fatto al caso nostro: per questo nasce Bancarotta!”

Si legge poi: “Bancarotta è l’occupazione progettuale studentesca di uno stabile di Banca Etruria, ma è anche l’occupazione di un simbolo dei nostri tempi. Il simbolo che occupiamo è quello di un potere sempre più totalizzante in cui i tempi e gli spazi sono diversi da quelli della vita normale. Nelle banche il ritmo è scandito dall’apertura e dalla chiusura delle borse-valori del mondo e dalla logica dominante del profitto e della speculazione che non guarda più in faccia a nessuno. Noi abbiamo guardato in faccia la realtà: uno stabile vuoto, abbandonato, in attesa del prossimo speculatore; una proprietà collusa con il Governo che, nell’ultimo anno in particolare, ha destato scandali e scalpore per il famigerato decreto “Salva Banche”; una tendenza generale, totalmente opposta all’atto praticato da noi oggi, per cui siamo ormai troppo abituati e tolleranti nel vedere pignoramenti, espropri e privatizzazioni di piccole proprietà sudate e faticate ma anche di luoghi e di immobili ad alto valore artistico e culturale, da parte delle banche. È difficile definire un’ex-banca come ‘bene comune’ perché non siamo e non saremo mai abituati a considerare le banche dei luoghi piacevoli, attraversabili e, appunto, comuni. Bancarotta rompe questa linearità del tempo. Bancarotta è un bene comune perché da oggi questo luogo vive di un’altra storia”.

Continua Lubo: “Siamo studenti e studentesse, liceali e universitarie, precari e precarie, che in questo spazio vogliono costruire un progetto alternativo alla miseria del presente. Immaginiamo un luogo di
discussione e di confronto che ci proietti verso il referendum costituzionale del 4 dicembre al di fuori, però, del dibattito scadente che dilaga nei giornali, nei social-network e nei canali TV. Crediamo che il punto centrale, anche della riforma della Costituzione, sia la percentuale di potere reale e immaginario che viene tolto ai cittadini. Con questa occupazione vogliamo riprenderci una parte di quel potere, per decidere, non solo se sia giusta o sbagliata una riforma della Costituzione, ma soprattutto come poter invertire la direzione di tutte quelle riforme che questo Governo ha varato, Jobs Act e Buona Scuola in primis, che stanno letteralmente lasciando per strada fette sempre più grandi (e più giovani) di popolazione”.

“Oggi è una giornata di sciopero e noi abbiamo deciso di praticarlo così – concludono gli attivisti – Sappiamo che i più ricattati e quelli che stanno sempre peggio non possono, o non vogliono, fare sciopero. Bancarotta è anche la possibilità di trovare nuove forme per scioperare e, ciò che è più importante, per incidere veramente sul presente in cui tutti e tutte viviamo!”