Acabnews Bologna

Sciopero alla Sda: “Se toccano uno, toccano tutti”

La protesta è scattata in solidarietà con gli autisti dei magazzini di Bergamo, Brescia e Piacenza che sono quelli (per adesso) coinvolti da un piano di riorganizzazione. SiCobas: “Attacco frontale ai lavoratori”.

29 Settembre 2016 - 19:42

sicobasSciopero dei facchini alla Sda di Bologna. Spiegano i SiCobas su Facebook: “Il piu grande hub Sda in tutta Italia scende in sciopero in solidarietà agli autisti Sda di Bergamo, Brescia e Piacenza. Questo è il SiCobas: toccano uno, toccano tutti!”. Le motivazioni della protesta sono contenute in un comunicato nazionale del sindacato: “Il sistema basato sulle cooperative, vero e proprio strumento di compressione dei salari, è stato da noi messo in discussione nella tendenza ormai avviata di internalizzazione della forza-lavoro e di introduzione di aziende non cooperativistiche da parte dei committenti. Un risultato dovuto alla forte spinta messa in campo dagli operai in questo settore. Nonostante questa esperienza Sda ha avviato in questi giorni, in tutta Italia, una serie di riorganizzazioni negli appalti dove lavorano i driver, scavalcando completamente anche dall’informazione tutte le organizzazioni sindacali, è un attacco frontale ai lavoratori, riproponendo quel modello di precarietà ed insicurezza lavorativa che stiamo ogni giorno combattendo. La presenza estesa del SiCobas e la scelta di iniziare lo sciopero dei driver e facchini nei magazzini per adesso coinvolti (Bergamo, Brescia e Piacenza), con la possibilità di una discesa in lotta di tutti i facchini degli altri magazzini, ci ha permesso oggi di respingere questo progetto, ci è stato prospettato verbalmente da un funzionario Sda un tavolo giovedi, dove non permetteremo nessuna decisione che metta in discussione i diritti dei lavoratori, le conquiste ottenute, le relazioni positive sindacali instaurate con i fornitori e la garanzia che chi mai dovesse prendere in appalto l’attività rispetti al 100% quanto è già in vigore, senza perdita di posti di lavoro, semmai con maggiori diritti in termini salariali e di dignità. Nel frattempo lo stato d’agitazione rimane aperto”.