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Scienze politiche, sparisce la targa per Regeni

L’Assemblea: “Ripicca dopo l’occupazione della facoltà, ma come vivere quegli spazi lo decidono gli studenti”. Intanto, il Cua dopo le misure cautelari arrivate ieri: “Battaglia contro il caro-mensa tutt’altro che spenta”.

03 Marzo 2017 - 14:47

“A qualche giorno dall’occupazione della facoltà, dopo la chiusura di Scienze politiche per oltre un anno, l’AlmaMater, istituzione piccola governata da uomini e donne altrettanto piccoli, decide di vendicarsi togliendo la targa con cui per la seconda volta abbiamo intitolato l’aula a Giulio Regeni, dopo che lo scorso anno per impedirlo l’Unibo, attraverso la vice-presidenza della Scuola, aveva chiamato la celere e la Digos”. Lo segnala l’Assemblea di Scienze politiche, con un post intitolato “Le piccolissime ripicche di Unibo”. Scrivono gli studenti: “Al di là della pochezza del gesto il messaggio ci sembra chiaro: ricordate che sugli spazi dell’università decidiamo sempre noi dei piani alti, quindi non provate ad autogestirla oltre. I vertici di Unibo potranno forse continuare a chiamare la polizia, ma come si può vivere in quegli spazi lo decidono le studentesse e gli studenti. Siamo tutt* noi che decidiamo. Se lo mettano bene in testa!”.

Intanto, “crolla il castello accusatorio della Procura bolognese”, afferma il Cua dopo che ieri mattina sono state notificate le misure cautelari a “Carlo, Enrico, Vallo e Alessio, rispetto alla vertenza sul caro-mensa e alle giornate di lotta che hanno acceso l’autunno universitario bolognese. Tre obblighi di firma ed un divieto di dimora sono il risultato di una campagna di criminalizzazione delle lotte che abbiamo visto in questi mesi in città”. Dal comunicato del collettivo: “Da sottolineare come il castello accusatorio della Procura, seguita da una Questura che va a braccetto con l’amministrazione Pd e l’Università, sia caduto miseramente a partire dall’inconsistenza del reato di estorsione con il quale si è provato a mettere in discussione una lotta giusta e legittima come quella contro il caro-mensa e delle autoriduzioni. La spettacolarizzazione di questo castello accusatorio, che si è data in queste ultime settimane, è anche la riprova di come la relazione tra procura e qualche gazzettiere della città volesse puntare un dito criminalizzante nei confronti delle lotte sociali studentesche. Sviluppi che hanno visto anche il trapelare e pubblicare informazioni e fonti secretate che dovrebbero riguardare solo i diretti interessati. E’ dunque l’utilizzo della stampa e dell’opinione pubblica come strumento per influenzare le scelte dei tribunali che andiamo a contestare e a contrastare. La forza e la legittimità delle mobilitazioni studentesche sono di fatto l’antidoto ad ogni narrazione tossica, ad ogni tentativo di spettacolarizzare l’intervento repressivo nei confronti delle lotte che sviluppiamo. Prima la Procura mezzo stampa ha fatto sapere che sarebbe stato creato un unico fascicolo che comprendesse gli episodi della mensa e le giornate di lotta legate alla biblioteca di discipline umanistiche di via Zamboni 36 e che le misure cautelari sarebbero state una ventina di arresti domiciliari andando ad ipotizzare il reato di associazione a delinquere. Da qui solo passi indietro: prima sdoppiando nuovamente i fascicoli parlando di decine di arresti, poi tendando la via dei domiciliari con l’accusa di estorsione riducendosi infine alle misure che oggi sono state notificate a questi 4 compagni, da sempre attivi e generosi nell’ambito delle lotte studentesche. Che siamo nel giusto lo sappiamo e per questo andremo avanti, anche se tra noi e la conquista dei nostri diritti si frapporrà un cordone di celerini o una porta chiusa. La battaglia come quella per un accesso garantito al servizio mensa è tutt’altro che spenta e cogliamo l’occasione per ribadire che se non si troverà una risoluzione del problema si tornerà a bussare alle porte dei responsabili affinché le istanze sollevate vengano prese in considerazione ed applicate!”.

Il Cua oggi era in piazza Puntoni per un pranzo sociale davanti alla mensa: “Alla faccia di chi cerca di criminalizzare le lotte sociali! Ora pranzo sociale in Piazza Puntoni, in solidarietà con gli studenti colpiti dalle misure cautelari per aver lottato contro la mensa più cara d’Italia! Un saluto a pugno chiuso a Lomaz e Alessio che sono lontani da noi perchè tutt’ora sotto cautelari! Liberi tutti!”.