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Sarajevo / “Il movimento dei ciucci”

Da febbraio in Bosnia Erzegovina niente assistenza sanitaria ai neonati, le mamme assediano il parlamento. Il racconto dalla voce della band bosniaca dei Dubioza Kolective, ieri a Bologna.

22 Giugno 2013 - 14:02

La band, che nasce nel 2003 in Bosnia Erzegovina, canta i suoi testi sia in inglese che in bosniaco; per il gruppo la musica è uno strumento di attivismo sociale e di lotta politica.
Titolo del loro ultimo album “Apsurdistan”: il Paese dove la gente ha imparato a convivere con ogni assurda condizione di sopravvivenza, accettandone la normalità.

Accompagnati dei ritmi del balkan folk in chiave reggae – dub, raccontano di un Paese dove gli abitanti, hanno persino smesso di chiedere. E il riferimento non è solo ai Balcani, ma ovunque.

Mentre davanti al Parlamento bosniaco si accendevano le proteste per richiedere “il numero di identificazione personale”, i Dubioza Kolective si trovavano in tour in Europa. Ma tra una data e l’altra, prima di arrivare al concerto di Bologna, non hanno saputo resistere al richiamo e, per una intera giornata, si sono uniti ai manifestanti di Sarajevo.

Rinominata dagli stessi manifestanti “Bebolucija”, la protesta che si ritrova nel simbolo di un pugno chiuso che esce da un ciuccio, è cominciata lo scorso 11 giugno nella capitale erzegovina. Tra le prime a scendere in piazza, sono state le oltre tremila mamme, accompagnate dai loro bambini.

È stato come un “assedio al Parlamento” fatto da diecimila persone in tutto che, come forma di protesta non violenta, hanno bloccato le porte del palazzo impedendo l’uscita ai governatori all’urlo di protesta: “Do your work (fate il vostro lavoro)”.

Causa scatenante delle manifestazioni, la richiesta dello “Jmbg”, il numero identificativo nazionale per i nuovi nati. L’emissione del codice, necessario dalla nascita per poter ricevere l’assistenza sanitaria, è stata interrotta dal mese di febbraio. Un vuoto normativo, che non ha evitato che avvenisse il peggio.
Eroina della protesta, Berina Hamidovic, la bambina morta in un ospedale serbo, che era stata respinta dal sistema sanitario di Belgrado perché sprovvista della tessera.

“Un sistema totalmente assurdo” lo definisce Vedran Mujagić il bassista dei Dubioza Kolective, “perché in effetti non ci sarebbe nemmeno il problema, si tratta semplicemente di una serie numerica”.

La complessa composizione dello Stato bosniaco, suddiviso al suo interno nelle tre entità territoriali, rende complicata qualsiasi decisione pubblica. “È una situazione molto strana, non abbiamo un solo rappresentante incaricato, in Bosnia abbiamo centinaia di persone che dicono “non sono responsabile” rimbalzandosi i ruoli” racconta la band di Zenica.

Una protesta specifica, fatta di mamme con i passeggini ma anche di studenti. “La causa è stata il numero di identificazione, un argomento di estrema importanza per i bambini, ma specifico” per questo, sempre secondo Vedran Mujagić “Possiamo definirla la prima vera manifestazione, promossa dalla gente che realizza che deve fare qualcosa”.

“La Bosnia è una democrazia molto giovane, la gente non sa come usare questi strumenti di lotta verso qualcosa che non funziona nella società”, continua la band che fiduciosa dice: “può essere un buon metodo per il nostro Paese, qualcosa può cambiare”.