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Sant’Orsola, tanti spazi vuoti ma gli studenti non possono fare assemblea

All’interno del Sant’Orsola “manca totalmente uno spazio per gli studenti che non rientri nell’ ambito delle associazioni”, Medicina in movimento tenta di fare assemblea in un atrio, suscitando le ire e le minacce di un barone.

18 Febbraio 2016 - 12:36

Mancanza di spazi e intimidazioni al Sant’Orsola

20160218_112200Si concretizza sempre più come centrale la problematica della mancanza di spazi comuni all’interno dell’ospedale. Come sappiamo, nonostante le laute tasse che versiamo all’Unibo, manca totalmente uno spazio di aggregazione o di ritrovo per gli studenti, che non rientri nell’ ambito delle associazioni.
Noi studenti, considerato lo stato delle cose, abbiamo usato come spazi di auto organizzazione, e per fare le nostre assemblee, tutti gli spazi dell’ospedale che abbiamo trovato vuoti, ovviamente con attenzione a non recare alcun fastidio né a utenti né a personale.

Sabato scorso, trovandoci nuovamente nella difficoltà della mancanza di uno spazio dove parlare all’interno dell’ospedale, ci siamo incontrati all’interno dell’ingresso del nuovo padiglione di cardiologia.
Uno spazio sempre completamente vuoto, con cascate artificiali ai lati, una cinquantina di sedie e un bar nuovissimo sempre chiuso e inutilizzato. Dopo circa un’ora che stavamo parlando, senza che ci fosse stata nessun tipo di lamentela da parte di pazienti o operatori, dalla portineria sono arrivati con prepotenza intimandoci di uscire.

Davanti al nostro rifiuto, dopo poco tempo, è arrivato all’ingresso un noto professore con ruoli dirigenziali all’interno del padiglione, che ha esordito chiedendoci i nomi per poi minacciarci dicendo che avrebbe chiamato la polizia, ci avrebbe denunciato e ci avrebbe fatto finire davanti alla commissione disciplinare.
In mezzo al delirio di minacce e intimidazioni, il suddetto professore si è lasciato sfuggire il dettaglio che l’intero ingresso del padiglione è completamente insonorizzato, rivelando così la pretestuosità con la quale volevano farci uscire dall’edificio. Ad aggravare ulteriormente la situazione è stata la chiamata, sempre da parte del professore, della vigilanza privata all’ingresso del padiglione.

Giusto a scanso di equivoci, è ovvio che se ci fossero stati altri spazi non ci saremmo ritrovati a fare assemblea in una sala d’attesa, ed è altrettanto banale che in un ospedale attraversato da migliaia di operatori e studenti debba esistere uno spazio dove potersi riunire senza essere un’associazione (con ciò che ideologicamente ed economicamente ne deriva).

Ci sembra importante ribadire con forza che quello degli spazi è un nostro diritto e che se non ci viene garantito lotteremo per riprendercelo.

Medicina in Movimento