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Roma / Baobab Experience: “Sgomberando non si risolve nulla”

Il collettivo all’indomani di un ennesimo intervento di polizia ai danni dei migranti transitanti: “Siamo davanti a un fenomeno strutturale che va gestito e governato”.

20 Giugno 2017 - 17:32
Fotografia di Francesco Pistilli

Ieri sera ci siamo ritrovati, come ormai siamo abituati a fare, dopo l’ennesimo sgombero.
Un’altra barriera è stata montata per non dare la possibilità ai migranti di trovare un posto, seppur inadeguato e precario, per dormire in sicurezza.
Dopo i blindati che presidiavano via cupa, lo sgombero e i lucchetti all’ex istituto ittiogenico, la muratura delle porte del parcheggio di piazzale Spadolini, ecco i newjersey davanti a piazzale Maslax.
Cos’altro potevamo fare se non trasformare dei blocchi di cemento con travi a vista, in un palco?
Grazie a Sandro Joyeux, Giuliano e gli altri musicisti passati a suonare, grazie a Casetta Rossa Spa per averci dato l’amplificazione all’ultimo momento, grazie a Carlotta Sami (portavoce per il Sud Europa dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati – UNHCR) per essere venuta a portare solidarietà e a prendere nota delle nostre segnalazioni sul mancato rispetto delle procedure di accoglienza a Roma.
Grazie a tutti quelli che sono passati: inutile dire che per i migranti è stato un momento di distrazione dai fantasmi della mattina, in cui poter allentare la tensione e tornare a respirare.

Però, però, c’è un però.

Però abbiamo bisogno di essere in tanti e di supportare i migranti ogni giorno, nelle attività quotidiane, dal pranzo agli accompagnamenti in ospedale. Così come nella costruzione di una battaglia politica più ampia, in grado di ribaltare le attuali pratiche istituzionali sull’immigrazione, che dalla Raggi a Minniti fino alla UE, affrontano la questione solo reagendo e mettendo in campo le forze dell’ordine, in un’ottica sempre e per sempre emergenziale.
Ma non si tratta più di emergenza, siamo davanti a un fenomeno strutturale che va gestito e governato. Non si risolve nulla sgomberando e mettendo in strada centinaia di persone costrette a vivere in condizioni disumane perché non si è capaci di offrire loro alternative valide. Come è successo agli occupanti di uno stabile in Via di Vannina, che la scorsa settimana sono stati evacuati con violenza e poi abbandonati a se stessi, senza che nessuna istituzione si prendesse la briga di andare a vedere cosa stesse succedendo. Senza che nessun amministratore pubblico si accorgesse di aver lasciato allo sbando e in condizioni di vita inaccettabili persino famiglie con bambini.

Tutto ciò, non è più tollerabile.

Ma la retorica fine a se stessa non ci è mai piaciuta, e non inizieremo certo da questo post a farla. Crediamo, piuttosto, che l’unico modo per costruire qualcosa sia quello di condividere il campo in cui si agisce, e intendiamo praticamente.
C’è bisogno di sporcarsi le mani, di essere in prima linea, di riempire le taniche d’acqua e buttare l’immondizia, di andare a prendere il pranzo, di organizzare collette per i sacchi a pelo, di accompagnare i ragazzi alle visite mediche e trovare scuole di italiano, di svegliarsi all’alba per andare a portare la colazione, di ascoltare le storie di chi vive il campo.
Solo così, e poi riunendosi in assemblea e guardandosi negli occhi, si può costruire una battaglia comune che abbia dei risultati pratici. Non esiste una soluzione esterna, non esistono interviste o comunicati che possano sostituire questo percorso, né la presenza solo agli sgomberi.

Ognuno ha il suo ruolo e ognuno può essere utile alla causa. Sia chiaro, non chiediamo a tutti di essere presenti quotidianamente al presidio, né a tutti di fare resistenza passiva all’arrivo di polizia e Ama. Ognuno dovrebbe contribuire con le proprie capacità e utilizzare i mezzi che gli appartengono: i politici dentro le istituzioni nazionali e locali, i legali con i ricorsi e le denunce, i cuochi con il cibo, le cittadine e i cittadini portando solidarietà e volontà di cambiamento.

Siamo convinti, però, che per tutti sia utile stare il più possibile al presidio per capire quali siano le dinamiche e avere, poi, le conoscenze necessarie per rendere più efficace il proprio apporto.
Quindi, venite al presidio, iscrivetevi al gruppo Volontari su Facebook e costruiamo insieme un fronte comune che -in primis- metta fine a questa persecuzione a Roma e, di conseguenza, porti le istituzioni statali ed europee a cambiare totalmente le politiche sulla migrazione.

Baobab Experience