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Rispunta il vertice Ue sull’occupazione

Se ne parla da quasi un anno, doveva tenersi a luglio a Torino, fu rinviato per timore della piazza. Renzi non riesce a rimandare ancora, sarà l’8 ottobre a Milano. Ora la parola torna ai movimenti.

19 Settembre 2014 - 14:59

Renzi e il lavoro (foto Palazzo Chigi)E’ una telenovela. Il primo a parlare della necessità di un summit europeo sull’occupazione, da tenersi in Italia, era stato a novembre scorso l’allora premier Enrico Letta. Quando? “Nella prima parte del prossimo anno”. Passarono settimane senza che nessuno fornisse una data, finché a febbraio Letta fu silurato dal suo stesso partito e sostituito dall’ipercinetico sindaco uscente di Firenze. Il tempo di insediarsi, et voilà, a inizio aprile finalmente si viene a sapere che i capi di stato e di governo dell’Unione si sarebbero riuniti a parlare del lavoro che non c’è a Torino, l’11 luglio.

La reazione dei movimenti non tarda ad arrivare: “Produttività, flessibilità, competitività, merito sono le parole d’ordine di un programma nemico di cui Renzi è il nome italiano”, si leggeva in un comunicato diffuso dai movimenti contro precarietà e austerity: “Le prime misure varate dal suo governo – piano casa e jobs act – sono espliciti momenti di una più generale guerra ai poveri. Sono anche risposte politiche a quanto posto sul piatto dai movimenti, dalle vertenze sui luoghi di lavoro e nelle lotte territoriali. Dobbiamo rovesciare questo programma, invertire l’ordine delle priorità”. Iniziarono a susseguirsi le assemblee, sia nazionali, sia cittadine, in molte città le mobilitazioni antagoniste fecero propri gli ironici hashtag #RenziStaiSereno #Civediamolundici. Nel contempo si preparavano anche prefetture e questure, disponendo zone rosse, controlli alle frontiere, tutto l’armamentario collaudatissimo per reprimere il dissenso sociale.

Qualcuno però deve aver realizzato che inaugurare la presidenza italiana dell’Unione tra lacrimogeni e manganelli non avrebbe giovato all’immagine del “governo del 40,8%”: il 19 giugno, tre settimane prima del D-Day, arriva la notizia del rinvio. Ufficialmente per “la volontà di investire del tema tutte le istituzioni comunitarie”, ma molti esponenti Pd non si fanno problemi a confermare ai cronisti che le reali ragioni fossero connesse a preoccupazioni per l’ordine pubblico. Dunque, niente vertice e niente contromanifestazione.

E arriviamo a questi giorni di settembre. I grandi giornali si riempiono di retroscena: la data deve essere fissata, ma il ministro dell’Economia Padoan non avrebbe avuto le rassicurazioni che attendeva dal vertice Ecofin della settimana scorsa, forse si rinvia ancora… Le notizie trapelate però rischiano di consegnare al governo una nuova figuraccia, così ieri sera Palazzo Chigi ha dovuto rompere gli indugi e rilasciare una stringata nota: “Si terrà il prossimo 8 ottobre a Milano la conferenza a livello di capi di Stato e di governo sul lavoro”.

Alleluja! La parola torna ai movimenti.