Storia e memoria

Rimini / “Per non dimenticare Florentina ed Eva”

Pochi giorni fa Florentina Ciobanu, cameriera rumena 30enne, è stata trovata morta in un albergo di Rimini. Stessa sorte toccata ad una sua connazionale, Eva Ana Bocean, nel 2009. L’approfondimento di Rumori Sinistri e Adl-Cobas.

28 Settembre 2013 - 14:11

Nella città di Florentina.

Primo report del viaggio di Sandra Polini in Romania.

Sandra Polini (attivista della nostra associazione e delegata ADL Cobas) si è recata in questi giorni presso la città di Comasca, la città di Florentina. Il viaggio si è reso necessario per raccogliere la firma del marito di Florentina sulla delega-procura speciale all’avv. Raffaele Pacifico che collabora con Adl Cobas, e che si occuperà di seguire la vicenda in sede giudiziaria.

Lo scopo dell’assistenza legale non è quello di sostituirsi agli inquirenti, ma di rappresentare gli interessi di Florentina e della famiglia, per restiruire dignità ad una persona su cui si sono dette tante cose, per dar voce ad una donna, trovata morta in un albergo il 19 settembre 2013, che non può più difendersi.

Associazione Rumori sinistri 

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Nelle strade della città di Florentina

Comasca, una manciata di chilometri al confine con la Bulgaria, dove Florentina viveva. L’impatto visivo è quello di un territorio molto povero. Molto più di quello che abbiamo incontrato al nord nel distretto di Cluj. In questa provincia, quella di Giurgiu, emerge un dato impressionante le persone che hanno un’occupazione stabile sono solo il 15%. Il Danubio segna il confine con la Bulgaria, un paese molto più ricco, dice Vasil, il giornalista che ha stabilito i primi contatti con la famiglia di Florentina e che mi ha accompagnato in questo viaggio.

Comasca è una campagna sterminata e “disordinata”, la povertà e l’arretratezza la intuisci anche da come sono disposti gli appezzamenti di terreno e le case.

Al mio arrivo sono stata accolta da un calore al quale noi non siamo abituati. Vasile, il giornalista che scrive nel quotidiano locale, mi è venuto a prelevare all’aeroporto di Bucarest, non mi ha mai abbandonata neanche per un istante. Quando sono arrivata al municipio di Comasca, ci aspettava il marito di Flo, insieme ad un’altra giornalista. Mi stava aspettando con ansia Viorel, per firmare la delega e la “procura speciale” all’avvocato Raffaele Pacifico che collabora con Adl Cobas.

Vasile aveva predisposto tutto. Abbiamo incontrato anche il sindaco, diciamo che la piccola comunità di Comasca era al corrente della nostra iniziativa di solidarietà e di sostegno alla famiglia e del nostro arrivo.

Inizialmente abbiamo avuto qualche difficoltà con la lingua, era da molto tempo che non parlavo in inglese. Una lingua che ho imparato facendo la lavoratrice stagionale per tanti anni.

Ci siamo spostati successivamente nella redazione del giornale, dove abbiamo continuato a fare domande a Viorel, il marito di Flo. Così abbiamo appreso che Florentina era una donna forte e coraggiosa e che per il suo lavoro stagionale, come cameriera ai piani nella pensione “Scilla” di Rivabella, ancora non era stata pagata.

Viorel è un uomo molto minuto e dall’aspetto cagionevole, grande compostezza e dignità, sono gli aspetti che mi hanno molto colpito.

C’è stato un momento di grande commozione ad un certo punto, che è sfociata in calorosi abbracci e tanta rabbia perché questa povertà nel cuore dell’Europa dell’austerità è una vergogna.

La gratitudine che sento da parte delle persone che abbiamo incontrato, è immensa, così come la loro dignità. Come ripeto, noi non siamo abituati a sentire tanto calore sincero, la povertà abbruttisce ma rende le persone anche molto trasparenti.

Forse questa sorta di beatitudine, mi ha aiutato a risolvere i miei problemi di insonnia, non ho mai dormito così profondamente come in questi giorni.

Mentre vi scrivo so già che sarà una giornata dura, ci recheremo a casa di Florentina. Conoscerò il resto della famiglia e l’unico figlio di Flo e Viorel dopo la tragica scomparsa del primogenito avvenuta lo scorso anno.

Oggi più che mai penso che è necessario lavorare e cooperare oltre i confini delle proprie città, dei propri Stati. È lo spazio europeo l’unico spazio dove possiamo agire per invertire la rotta, per reclamare un reddito di cittadinanza universale, il rispetto dei diritti umani, la memoria di chi è morto di istituzioni totali, cittadinanze negate, confini invisibili ma violentissimi.

Vi abbraccio a tutti e a tutte.

Florentina non è più un’ombra.

Florentina era una di noi.

Sandra Polini

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Lavoratrici morte presso gli alberghi riminesi.

Per non dimenticare Florentina ed Eva.

Memoria del presente
La tragica morte di Florentina Ciobanu riporta la nostra memoria alla prematura dipartita, di Eva Ana Bocean, lavoratrice stagionale rumena morta in un albergo del territorio presso il quale era stata assunta nell’estate del 2009.

Il caso fu chiuso come suicidio. Eva aveva iniziato la sua attività lavorativa il 4 agosto 2009, non sappiamo se attraverso un contratto regolare, ma sicuramente lei aveva firmato un contratto all’agenzia Riccardeal, che si occupa di reclutare manodopera dietro il pagamento di 600 euro per il lavoratore e 100 euro per l’albergatore.

Questo significa che Eva era stata chiamata all’ultimo momento utile per far fronte a un’emergenza lavorativa subentrata presso l’azienda. Il 19 agosto fu trovata agonizzante, da un passante, distesa a terra e morì poco dopo all’ospedale.

Le furono trovate diverse emorragie e ferite ai polsi e alle caviglie. L’albergatore, le sue colleghe, e Riccardo Muzzioli, titolare dell’agenzia rumena rilasciarono le loro testimonianze agli investigatori. Il datore di lavoro e le colleghe riportano la medesima versione: “Eva vedeva i fantasmi e parlava del diavolo”, conseguentemente fu descritta come una persona psichicamente disturbata. Diversa invece la versione del signor Muzzioli dell’agenzia Riccardel, il quale dichiarò sui un giornale locale che la lavoratrice rumena Eva non avesse mai mostrato segnali di squilibri, dal momento che le lavoratrici che si rivolgono alla sua agenzia passano attraverso una selezione accurata e minuziosa.

Muzzioli si avvale anche della collaborazione di uno psicologo nel suo team.

Riteniamo importante sottolineare alcune cose: a) nel caso di Eva si è data rilevanza alle testimonianze di chi a nostro avviso, potenzialmente e teoricamente, poteva in qualche modo aver contribuito a favorire le condizioni di forte disagio e sofferenza psicologica che sono state descritte. b) Eva sarebbe tornata ben presto in Romania, e avrebbe perso quel posto di lavoro, così importante per chi è povero e non ha nulla, non avendo superato il periodo di prova. Con quali soldi rientrava in patria? Con un debito, poiché aveva investito la bellezza di 600 euro pagati all’agenzia d’intermediazione. Eva lasciò un marito e un figlio.

Tragedia a Rivabella (periferia dell’impero turistico)
Settembre 2013, presso la cucina dell’hotel “Scilla” è stato trovato il cadavere di Florentina, cameriera ai piani rumena, con un coltello conficcato nel cuore poche ore prima della sua partenza.

La lavoratrice era occupata presso una pensione nella periferia della Rimini turistica, a Rivabella, non sappiamo se anche lei fosse vittima della tratta, ma con ogni probabilità vittima come Eva del Lavoro Gravemente Sfruttato, in un situazione dove il lavoro diviene un’istituzione totale e totalizzante, perché luogo di lavoro e luogo di vita coincidono e, i datori di lavoro controllano tutto il tempo di vita, e non solo quello lavorativo.

Gli albergatori esercitano il pieno controllo sulla quotidianità di queste donne dal momento che normalmente in un albergo le lavoratrici lavorano più di dodici ore giornaliere, in assenza del giorno di riposo, non possono accedere al diritto alla malattia, e in molti casi hanno un orario stabilito dal datore di lavoro anche per il rientro notturno. Questa è la condizione cui sono sottoposte le lavoratrici stagionali che alloggiano nella struttura dove lavorano, ovvero una sistematica violazione dei diritti umani e sociali a partire da quello alla salute (condizioni debilitanti del lavoro), accompagnato da sottonutrizione e da degradanti condizioni socio-sanitarie degli alloggi. Questi aspetti mettono in rilievo la contraddizione stridente tra la realtà di un turismo ricco e l’indigenza di queste lavoratrici che producono la ricchezza.

Anche in questo caso sono molteplici dubbi e le questioni che la vicenda di Florentina solleva.

Ci preme segnalare innanzitutto come, nella prima narrazione main stream sulla vicenda subito dopo la scoperta del cadavere, ci sia soffermati su aggettivi alquanto strani. Dapprima Florentina viene descritta come “donna avvenente e formosa” per poi presentare l’immagine di una “donna depressa, psicotica con turbe del comportamento”. E’ come se fosse in atto un processo alla vittima della tragedia: prima in merito alla condizione di genere, come donna e ai comportamenti conseguenti, poi allo stato mentale di una persona deceduta e che soprattutto incapace di difendersi o narrare quali condizioni sociali hanno qualificato le ultime settimane della sua vita.

Gli investigatori sostengono l’ipotesi del suicidio in relazione al risultato dell’autopsia, per cui le indagini sembrano avviarsi alla rapida conclusione.

Alla prima indegna narrazione della donna come formosa e avvenente si introduce quindi un nuovo piano, quello di una donna depressa per la morte del giovane figlio avvenuta un anno prima nel luglio del 2012, quando Florentina era già in Italia per lavorare prima come badante a Brescia e poi come cameriera ai piani a Rimini.

Una donna, Florentina, che stante alle dichiarazioni del marito e dei famigliari rilasciate ad alcuni quotidiani locali e rumeni, aveva reagito con forza a questo tremendo lutto, incoraggiando i famigliari a fare altrettanto. Le migranti che lasciano la propria famiglia e il proprio paese per intraprendere una sfida lavorativa in un paese straniere mostrano in prima istanza una grande forza di volontà e determinazione. Ovviamente sono deboli per la loro condizioni economiche e poiché i lavoratori sono soggetti deboli e ricattati nelle aziende del distretto turistico romagnolo.

Poi le due telefonate effettuate da Florentina giovedì scorso prima della sua morte. Telefonate nelle quali Florentina parlava della paura della polizia e faceva riferimento ad un furto. Florentina aveva paura? È successo qualcosa in qui giorni che può aver creato le condizioni della sua morte? Come mai il giorno precedente al ritrovamento del cadavere Florentina, che aveva chiamato il marito, non aveva fatto cenno ad alcuna di queste questioni e soprattutto sembrava tranquilla e serena pronta per il rientro? Può una persona che si è organizzata per il rientro a casa, dopo aver comprato regali, preparato le valigie, dopo aver acquistato il biglietto per il viaggio di ritorno impazzire all’improvviso proprio a pochi minuti dalla partenza? Se i proprietari hanno visto che stava così male perché non hanno fatto nulla per aiutarla? Perché non l’hanno accompagnata da un medico, non hanno allertato i servizi sociali?

Contesto sociale in cui si inserisce questa tragedia
Altra questione, sappiamo che Florentina non era ancora stata pagata per il lavoro prestato durante la stagione estiva, ma le cronache, non si sono soffermate su questi aspetti e non si sono poste questi quesiti: la lavoratrice era stata assunta con un contratto regolare? era stata pagata in questi mesi? aveva ritirato le buste paga? si era recata presso un sindacato per chiedere l’indennità di disoccupazione?. Qualcuno si è posto queste domande? Il suo rapporto con il lavoro, con la comunità riminese e con le autorità del territorio sono elementi insignificanti per comprendere la tragica morte della donna rumena?

Dietro a questa ennesima tragedia e al cinismo della cronaca noi intravediamo alcuni elementi che crediamo vadano approfonditi non perché vogliamo sostituirci agli inquirenti ma soprattutto perché Florentina non rimanga un’ombra così come è stato nel caso di Eva.

Suicidio nelle aziende turistiche riminesi. Di istituzioni totali si muore?
Da un punto di vista giuridico entrambi i casi, quello di Florentina e quello di Eva, sono stati derubricati a suicidio. Ciò significa che anche dal punto di vista epidemiologico, dal 2009 al 2013, sono due le lavoratrici stagionali di nazionalità rumena che si sono tolte la vita nel loro luogo di lavoro e di vita: l’albergo.

Come nella Cina delle grandi fabbriche della Foxconn, il suicidio diventa un modo per far emergere il disagio, quello di chi subisce meccanismi totalizzanti nel luogo di lavoro. A ciò si aggiunge la totale assenza di dati rispetto alle tante donne lavoratrici rumene che si recano al Pronto Soccorso o alla guardia medica per malesseri generali quali: svenimenti, emicranie, dolori articolari, nausea, vomito, insonnia. Spesso a queste donne sono rilasciati referti per “stress psicofisico” e come terapia oltre ai comuni antidolorifici sono prescritti ansiolitici e antidepressivi come lo Xanas.

Su questi temi, le ricerche sono scarsissime e il mondo medico non vi ha dedicato le energie necessarie.

Da un punto di vista giuridico, se vi è qualcuno che induce, con i suoi comportamenti e la sua condotta, può essere indagato per il reato di “induzione al suicidio” (art. 580 del Codice Penale). Vogliamo allora capire se gli inquirenti si siano soffermati su questi aspetti, abbiano ricostruito con accuratezza gli ultimi mesi di vita di Florentina, morta con un coltello conficcato nel cuore, dietro a tanti dubbi, nella pensione dove lavorava.

Non è possibile accettare questi drammi rimanendo in silenzio. Non è possibile non soffermarsi sul fatto che nell’arco di quattro anni nel nostro territorio due lavoratrici rumene siano morte nel loro luogo di lavoro.

Da più di cinque anni raccogliamo e raccontiamo le loro storie di vita, i drammi famigliari e la povertà del contesto di provenienza, che sono l’elemento intorno al quale si costruisce maggiormente il ricatto delle agenzie d’intermediazione (tratta) e degli albergatori (Lavoro Gravemente Sfruttato). I rapporti di classe negli alberghi riminesi sono imbarazzanti.

È la povertà che spinge ad accettare queste condizioni indegne e paragonabili alle grandi fabbriche cinesi.

E’ sulla pelle di queste lavoratrici che lavorano in assenza di diritti, molto spesso vittime di tratta, che si sostiene l’economia turistica.

Le istituzioni locali nulla hanno fatto e stanno facendo in termini di servizi, welfare e supporto a queste lavoratrici che sono in transito nel territorio, non votano, non hanno cittadinanza alcuna.

Secondo noi le città non sono costituite solo di strade, supermarket e macchine; bensì vi sono cittadini, istituzioni, sindacati, giornali e associazioni, che si devono interrogare sulle cause che generano tali tragedie umane. La morte delle lavoratrice all’interno della propria azienda ci turba e ci angoscia, che esse siano iscrivibile a femminicidio o suicidio. Vogliamo aprire un dibattito per comprendere la natura di questi eventi, considerando che sia una pratica doverosa in una città culturalmente evoluta. Lo faremo insieme ad altre realtà il prossimo week end, 5 e 6 ottobre con una serie di iniziative.

Per questo lanciamo, da subito, una colletta sociale per contribuire alle spese del rimpatrio della salma e aiutare la famiglia di Florentina, che si trova già in enormi difficoltà. Per questo abbiamo offerto assistenza legale gratuita – attraverso l’avv. Raffaele Pacifico – al marito di Florentina, che ieri ha firmato la delega presso il municipio di Comasca (la città di Florentina) alla presenza di Sandra Polini, una delle nostre attiviste e delegata sindacale.

Per il resto, sarà nostra premura sviluppare percorsi e progettualità con le realtà territoriali che vorranno perché da queste tragedie possa prodursi qualcosa di buono per queste donne e lavoratrici che producono ricchezza mettendo in gioco la loro vita e la loro salute.

Eva e Florentina, non vi dimentichiamo!

ADL Cobas Emilia Romagna – Ass. Rumori sinistri Rimini