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Riecco le statue: e il sindaco
difende le fake news su Umberto I

Ieri è stata inaugurata la ricollocazione del monumento sulla facciata del Comune. A un cittadino che ricordava il ruolo del monarca nell’eccidio di Milano del 1898, Merola ha risposto a muso duro mandandolo a quel paese e accusandolo di “non conoscere la storia”.

01 Marzo 2019 - 09:33

Sulle statue dedicate a Umberto I, “L’Amor Patrio e il Valore Militare”, il sindaco Virginio Merola non accetta obiezioni. E, incredibilmente, accusa di non conoscere la storia chi semplicemente ricostruisce la figura e le responsabilità del monarca. Prova ne è il bisticcio di cui il sindaco, ieri, è stato protagonista durante la cerimonia per la ricollocazione del monumento sulla facciata di Palazzo D’Accursio. Monumento, come abbiamo già segnalato in un precedente articolo, che per l’appunto fu realizzato in onore dell’autoritario Umberto I, il “Re Mitraglia”, artefice delle criminali campagne coloniali dell’Italia in Africa di fine ‘800, che premiò il generale Bava Beccaris per aver sparato con i cannoni sulla popolazione di Milano che reclamava il pane. Lo stesso Umberto I che il Comune, invece, nell’annunciare il ritorno delle statue ha presentato come “Re buono” e “uno dei più grandi sostenitori della libertà e degli ideali democratici”. Una fake news, insomma, indipendentemente dall’opportunità o meno di ricollocare il monumento su Palazzo D’Accursio.

Con queste premesse, Merola ieri ha inaugurato le statue e l’annessa lapide, che parla di “re pietoso” e del suo sangue “atrocemente sparso” da “inespiabile delitto”, cioè il regicidio compiuto da Gaetano Bresci nel 1900. Il primo cittadino ha  rimarcato che la decisione di ripristinare il monumento sulla facciata del Comune è un modo per dire “quanto sia importante il proprio passato per guardare con fiducia al futuro”. E poi, “abbiamo bisogno insieme di ridare significato alle parole”, ha aggiunto il sindaco, affermando che patria “significa essere insieme per un destino comune”. Sempre Merola: “Non so bene perchè la Repubblica di Salò, in nome della Repubblica tardiva e tragica che fece, rimosse questo monumento, ma noi bolognesi pensiamo che la storia non si faccia con le rimozioni bensì guardando in faccia le cose come sono andate e ridando una prospettiva coerente a quanto questa città ha realizzato negli anni”. La nascita della Rsi fu dunque “tardiva”? Mah…

Scoperte le statue, Merola si è fermato a parlare con i cronisti ma a un certo punto un cittadino gli ha chiesto: “Che cosa ha indotto il sindaco di una città Medaglia d’oro a ricollocare una statua che onora Umberto I, responsabile dell’eccidio del 1898 a Milano? Ma cosa le è venuto in mente?”. Merola non ha preso bene l’obiezione: “Lei vede la storia nel senso che quello che è avvenuto nel passato va negato”. Il suo interlocutore: “No, assolutamente, lei non sa la storia”. E Merola: “Lei non sa la storia, è ora di finirla di togliere o mettere monumenti in base al Governo che è al governo. Si vergogni”. E l’altro: “Si dovrebbe vergognare lei come sindaco. Non conosce un tubo”. A quel punto, il sindaco si è allontanato e con la mano ha anche mandato a quel paese il cittadino.

Non c’è molto da commentare. Per farlo rapidamente, prendiamo in prestito parole non nostre: “Se non consideri la storia ti ritrovi con questo presente politico”. Eh già. Chi lo ha detto? Virginio Merola, proprio pochi giorni fa, nel prendere posizione contro l’eliminazione del tema di storia dalla maturità. Chissà che voto prenderebbe l’amministrazione bolognese…