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Riders a Di Maio e piattaforme: “Stanchi di attendere!”

Dopo l’ultimo incontro al ministero del Lavoro ancora nessuna proposta di accordo dalle aziende, “sorde e arroganti a ogni richiesta”. Mentre il Governo si mostra “sempre più debole con i forti e forte con i deboli”.

20 Ottobre 2018 - 11:57

“Che fine ha fatto il tavolo? Siamo stanchi di attendere!” Questo il titolo di un comunicato diffuso nella giornata di ieri via Facebook da Riders Union Bologna. I fattorini infatti prendono carta e penna per ricordare che “è ormai trascorso più di un mese dall’ultimo incontro svoltosi presso il Ministero del Lavoro. Un mese in cui non abbiamo ricevuto notizia alcuna, né da parte delle piattaforme, né da parte del Governo. Eppure, l’ultimo incontro avrebbe dovuto sancire una svolta. Il Ministro aveva infatti sollecitato le piattaforme a presentare entro due settimane in modo formale una proposta di accordo, così da poter aprire la trattativa su questioni che portiamo avanti da mesi e che sono fondamentali per la vita di migliaia di lavoratori come salario, assicurazioni, diritti previdenziali”.

“Ovviamente – continuano i riders  – la proposta delle piattaforme noi non l’abbiamo mai vista. Non che la cosa ci sorprenda, anzi. Denunciamo però con convinzione questo ennesimo tentativo da parte delle aziende di sabotare l’esito di questo tavolo. In questi mesi, infatti, abbiamo potuto toccare con mano il loro estremismo padronale, abbiamo ascoltato il loro costante tentativo di nascondersi dietro formule vaghe e ambigue, ci siamo indignati nel vederle dichiarare l’insostenibilità dei nostri diritti mentre allo stesso tempo chiedevano agevolazioni fiscali, per finanziare una competizione forsennata basata sull’elusione delle regole fiscali e salariali. Nonostante la nostra disponibilità a trattare, nonostante la presenza delle istituzioni che governano il Paese, le piattaforme in questi mesi hanno continuato a mostrarsi sorde e arroganti ad ogni nostra legittima richiesta. Pensiamo che questo comportamento sia del tutto inaccettabile e debba essere respinto, non solo dalle migliaia di riders, ma anche da tutte quelle persone che non possono più continuare a vedere saccheggiata la propria economia da parte di multinazionali senza più alcuno scrupolo e interessate solo a far soldi a tutti i costi”.

Non è tutto. Infatti, dicono i lavoratori, la pazienza è finita “anche nei confronti degli atteggiamenti mostrati dal Governo in questa vicenda. Sino ad ora quello che abbiamo visto sono stati solo grandi promesse e grandi annunci, disegni di legge in grado di risolvere i nostri problemi poi messi da parte perchè intaccavano gli interessi di Lega e Confindustria. Passata l’attenzione mediatica sulla nostra lotta, della generazione abbandonata simbolo del malgoverno della casta non è rimasta traccia neanche nei provvedimenti del Governo. Invece dei diritti promessi, invece di un reddito in grado di consentirci di rifiutare questi lavori indegni, continuiamo a vedere nostri coetanei morire nel Mediterraneo, condoni per gli evasori e tagli delle tasse ai più ricchi. Insomma, ‘nel cambiamento’ sembra non esserci spazio per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro nostre e dei tanti intrappolati nell’economia dei lavoretti e in questo presente fatto di miseria e sfruttamento. Come gli abitanti delle coste salentine o delle periferie di Taranto, come gli studenti che si mobilitano ma che non trovano una corrispondenza tra le aperture di Di Maio e il testo della manovra di bilancio, anche noi oggi ci sentiamo abbandonati e presi in giro da un Governo sempre più debole con i forti e forte con i deboli”.

Pertanto – concludono – “chiediamo con forza la riapertura del tavolo, così come chiediamo alle piattaforme di presentarci una proposta chiara, finalmente priva di ambiguità, come dimostrazione della volontà di avviare realmente una trattativa. Non siamo disposti ad affrontare un altro inverno a rischiare la pelle al freddo per pochi spiccioli e senza tutele adeguate. Se non riceveremo risposte immediate torneremo ad organizzarci per far sentire la nostra voce per le strade e sotto ai palazzi del potere. Non per noi ma per tutt*!”