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Proteste contro il caro-mensa: sospesi cinque studenti

Da due a quattro mesi, lo ha deciso il Senato accademico. Cua: “Scaricata su alcuni singoli la responsabilità di quanto accaduto, fingendo di non vedere la grande partecipazione alle battaglie che hanno animato la zona universitaria”.

19 Aprile 2017 - 16:53

Cinque studenti sospesi, per periodi che vanno dai due ai quattro mesi, dopo le proteste dei mesi scorsi contro il caro-mensa (le accuse in particolare riguardano il danneggiamento di una porta all’interno del Rettorato). Questa la decisione assunta oggi dal Senato accademico dell’Alma Mater, che ha deliberato gli annunciati provvedimenti disciplinari: per quattro studenti, in particolare, è scattata la sospensione per due mesi mentre per un altro, che aveva già subito due mesi di sospensione per un blitz contro il politologo Angelo Panebianco, è stato deciso invece uno stop più severo pari a quattro mesi di sospensione. A proporre di “differenziare le sanzioni” è stato il rettore Francesco Ubertini, perchè a suo dire “dobbiamo allargare lo sguardo, non solo al contingente ma anche alla serialità di chi commette questi atti”. In tutto gli studenti coinvolti nella procedura di sanzione erano sette: per gli altri due il procedimento invece non si è ancora chiuso per alcuni problemi di notifica degli atti e se ne riparlerà nella prossima seduta del Senato.

Il Cua commenta così le decisioni prese oggi in Ateneo: “Questa mattina il Senato accademico dell’Università ha comminato alcune misure disciplinari nei confronti di alcuni degli studenti e delle studentesse che questo autunno hanno preso parte alle mobilitazioni contro la mensa più cara d’Italia. Ovviamente all’interno della discussione non sono state prese in considerazione, quantomeno per rendere conto del contesto generale, le decine e decine di iniziative che centinaia e centinaia di persone hanno messo in campo negli ultimi mesi (costati anche 3 arresti) per sottolineare come i prezzi della mensa universitaria fossero assolutamente spropositati e di conseguenza inaccessibili per ampie fasce della popolazione studentesca. 6.80 euro per un pasto completo! Sparita la discussione nel merito del problema di base, il problema diviene unicamente di ordine disciplinare. Dai 2 ai 4 mesi di sospensione: questo è il verdetto dell’organo accademico che di fatto scarica su cinque singoli la responsabilità di quanto accaduto, fingendo di non vedere la grande partecipazione alle battaglie che hanno animato in questi mesi la zona universitaria bolognese, per le quali già la Procura si è dilettata a colpire nel mucchio. Proprio ieri l’Università, affermando la volontà di una riapertura della Biblioteca di Discipline Umanistiche senza i tornelli contro cui migliaia di studenti e studentesse hanno lottato negli scorsi mesi, aveva al contrario riconosciuto il carattere sociale della protesta e la giustezza delle rivendicazioni studentesche. Come già si diceva durante le mobilitazioni sulla mensa, quello del welfare studentesco non è un problema di ordine pubblico ma un tema fondamentale della vita universitaria su cui gli studenti e le studentesse hanno il diritto di prendere parola e di farsi ascoltare! Riteniamo perciò inaccettabile che così, dando un colpo al cerchio e una alla botte, l’università non cessi di arrogarsi il ruolo di giudice punitivo nei confronti di chi combatte per migliori condizioni di vita per tutti e tutte. I problemi studenteschi hanno bisogno di soluzioni, e la marcia indietro sui tornelli ne è una prova, non di vendette private contro alcuni studenti. Il ripetersi di questa insulsa pratica ci spinge ad un appello alla chiarezza: d’ora in poi sarà ritenuta totalmente irricevibile, soprattutto laddove – a partire da contesti di lotta – la legittimità dell’istanza venga riconosciuta. Consapevoli della giustezza delle rivendicazioni che hanno riempito di contenuti quelle belle giornate di lotta, continueremo allora a dare battaglia per un’università accessibile a tutti e tutte. A partire dalla mensa di Piazza Puntoni fino alla fine della gestione Elior, fino all’abbassamento dei prezzi. Stop caro mensa!”.