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Protesta riders all’Ugl: dieci avvisi di fine indagine

Union: “Accuse cadranno presto, andiamo avanti come sempre con determinazione”. Ciclofattorini segnalano anche di aver ottenuto “un importante risultato” al tavolo della Carta di Bologna: screening Covid per tutti i lavoratori del settore. Intanto, il Coordinamento Migranti invita a firmare un appello per le lavoratrici Yoox: “Questa battaglia riguarda la libertà di tutte le donne”.

09 Dicembre 2020 - 19:20

Oggi la Questura di Bologna ha cominciato a notificare a dieci attivisti e solidali di Riders Union l’avviso di fine indagini per la conferenza stampa fatta il 21 settembre davanti alla sede locale dell’Ugl: in riferimento a quell’iniziativa, le dieci persone sono state denunciate per i reati di violenza privata ed imbrattamento in concorso. Scrive in merito la sigla autorganizzata dei ciclofattorini: “Come è noto, questo pseudo sindacato, che non rappresenta nessuno nel nostro settore, ha boicottato le lotte dei riders che chiedono migliori condizioni di lavoro firmando un contratto a tutto vantaggio delle aziende. Ci sembra inaccettabile che si proceda nei confronti di chi da anni si impegna attivamente e con generosità per ottenere diritti per tutti i lavoratori del food-delivery, sulla base della denuncia pretestuosa (l’accusa è di aver criticato l’operato di Ugl e sparso pericolosi volantini) di un sindacatino sovranista finito recentemente sotto inchiesta per aver dichiarato un numero di iscritti enormemente maggiori rispetto a quanti effettivamente siano i tesserati. Gli stessi che hanno firmato un accordo truffa contestato da tutti quanti. Da parte nostra invece abbiamo sempre pensato che fare sindacato non fosse una questione di tessere, di favori alle imprese, di minacce ai lavoratori. In questi giorni siamo impegnati in un difficile tavolo nazionale con il ministero del lavoro e le aziende – tavolo che si è aperto grazie alla diffusione e alla radicalità degli scioperi messi in campo dai riders nelle scorse settimane in tutta Italia – proprio per far cadere l’accordo truffa siglato da Ugl e Assodelivery e per definire una paga degna e tutele per tutti. Siamo inoltre impegnati a livello territoriale nel primo grande screening anti Covid per i lavoratori del food-delivery che partirà venerdì 11 dicembre a Bologna. Sono questi i nostri impegni concreti per la salute e i diritti dei riders e non saranno di certo le minacce di Ugl a fermarci. Convinti che le accuse cadranno presto in sede processuale, andiamo avanti come sempre con determinazione perché non abbiamo tempo da perdere, la strada da percorrere per ottenere tutto quello che ci spetta è ancora lunga. Non un passo indietro!”.

Rispetto allo screening, Riders Union entra più nel dettaglio spiegando di aver partecipato alcuni giorni fa “ad un incontro, nell’ambito della contrattazione metropolitana avviata con la Carta dei diritti di Bologna, su salute e sicurezza – temi assolutamente centrali in questa crisi pandemica dove siamo considerati lavoratici e lavoratori essenziali. A questo fine abbiamo ottenuto un importante risultato: in accordo con il Comune e con la Asl di Bologna, si terrà un piano straordinario di screening sanitario dei riders che lavorano in città. Il giorno venerdì 11 dicembre (dalle ore 15,30 alle ore 18,30) verrà allestito presso l’Autostazione un primo punto di triage, cui potranno recarsi su base volontaria e gratuita tutti i fattorini di tutte le piattaforme. Il nostro impegno per la tutela della salute continua; proprio in nome dei nostri diritti avevamo portato Deliveroo in tribunale che aveva obbligato l’azienda a fornire i dpi essenziali ad operare in sicurezza (maschrine, guanti, gel per le mani). Nell’esprimere soddisfazione per questo risultato ottenuto nella nostra città, ribadiamo che la lotta non si ferma: le e i riders hanno diritto a contratti veri con tutte le tutele – come da ultimo ha riconosciuto un’importante sentenza a Palermo – e per ottenere tutto quello che ci spetta stiamo dando battaglia anche negli incontri del tavolo nazionale di questi giorni. Invitiamo tutte e tutti a contattarci per eventuali informazioni aggiuntive sulla campagna di screening, per essere aggiornati e partecipare alle nostre iniziative”.

In tema di lavoro, infine, si registra il lancio di un appello a sostegno della lotta delle lavoratrici Yoox, diffuso dal Coordinamento Migranti: “Siamo le operaie che lavorano da anni negli appalti Yoox, il colosso dell’e-commerce dell’abbigliamento, che nel mondo vende la sua immagine di azienda ‘sensibile’, che si cura dei bambini, della diversità e delle persone. Noi però lavoriamo dall’alba alla sera dietro i vetri scintillanti della grande sede dell’Interporto di Bologna. Siamo quasi tutte donne che lavorano per vivere e costruirsi un futuro, siamo madri che lavorano per dare un futuro ai propri figli e alle proprie figlie. Siamo tante e proveniamo da tutti i paesi del mondo, siamo italiane e siamo migranti. Essere costrette a licenziarsi significherebbe per noi dover rinunciare alla nostra autonomia e mettere a rischio i nostri permessi di soggiorno legati al nostro posto di lavoro. Accettare queste condizioni di lavoro significherebbe rinunciare a stare con le nostre figlie e i nostri figli. Siamo quelle che con il loro lavoro hanno fatto crescere quest’azienda, oggi diventata una multinazionale leader nel suo settore. Durante la pandemia non ci siamo fermate, abbiamo controllato i capi di abbigliamento, li abbiamo imbustati, rammendati, preparati per essere spediti nelle case. Il nostro lavoro ha permesso a Yoox di aumentare i suoi profitti grazie al Covid-19. Ma siamo anche le donne coraggiose che in queste settimane si sono svegliate ancora all’alba per scioperare, per lottare per tenerci un lavoro che ci permetta di vivere, ma anche per dire che il lavoro che Yoox si vanta di offrire per noi è solo un ricatto. I turni che Yoox ci sta imponendo unilateralmente con la sua ‘sensibilità’ non ci lasciano quella che si può chiamare una vita. Il primo turno comincia alle 5,30 di mattina, il secondo finisce alle 22,30. La grande azienda che si cura dei bambini non ci permette di portare a scuola i nostri, o di metterli a letto la sera, e con i salari che ci paga non possiamo permetterci una babysitter. Il pranzo dobbiamo portarcelo da casa perché non abbiamo accesso alla mensa né ai buoni pasto che l’azienda dice di non potersi permettere. Dobbiamo mangiare in 15 minuti perché questo è il tempo della pausa che ci viene concessa. A lavoro dobbiamo affrontare le pressioni dei capi, gli atteggiamenti sprezzanti e razzisti di chi crede di poterci comandare perché siamo donne e migranti e per loro siamo solo operaie da sfruttare: così Yoox si cura della diversità e delle persone. Yoox ci vuole costringere a licenziarci approfittando del fatto che, come madri, non possiamo essere sempre disponibili. Cerca di liberarsi di noi perché lavoriamo da anni per loro e non ci siamo mai stancate di lottare per quello che ci spetta. Per l’azienda dell’innovazione i nostri contratti a tempo indeterminato sono roba antica, da svecchiare con contratti flessibili e precari, più adatti allo spirito dei tempi e dei loro profitti. Sul sito di Yoox ci sono immagini di donne indipendenti, di giovani di colore, di bimbi e bimbe belli e felici. Nei suoi magazzini ci siamo noi, operaie e operai, donne e uomini, migranti, nere, esteuropee che si affannano e si inventano di tutto per portare avanti casa e lavoro. Della nostra indipendenza a Yoox non importa, del permesso di soggiorno che dobbiamo pagare e per cui siamo costrette ad accettare lavori massacranti a Yoox non importa, o meglio gli conviene per poterci sfruttare. Dei nostri bimbi e bimbe che crescono senza di noi e senza la cittadinanza che dovremmo avere, ma non otteniamo perché il nostro reddito è troppo basso, a Yoox non importa. Questa è la Yoox, questa è la realtà innovativa dietro i vetri scintillanti: razzismo, sfruttamento e maschilismo sono i veri ‘talenti’ di questa azienda del lusso, questa è la loro innovazione. Durante lo sciopero del 25 novembre il responsabile del reparto ci ha urlato che lui ‘non ci vede’. Il mondo però ci vede e grazie a noi ora vede anche oltre la vetrina della Yoox e di tutti quei posti che all’Interporto, e non solo, fanno i soldi sulla nostra pelle. Come donne, come migranti e come madri facciamo un appello a tutte le donne e a tutti coloro che possano sostenerci in questa battaglia per ottenere da Yoox quello che ci spetta, e perché questa battaglia riguarda la libertà di tutte le donne e la possibilità di lottare contro lo sfruttamento razzista e maschilista. A tutte e tutti voi chiediamo di essere al nostro fianco il 12 dicembre alle 15,30 in piazza Nettuno a Bologna e di sottoscrivere questo appello e dargli massima circolazione”. E’ possibile utilizzare l’indirizzo womenstrikeyoox@gmail.com per aderire all’appello.