Acabnews Bologna

Primo marzo, in piazza dalla parte delle/i migranti [comunicati]

Oltre ai contributi già segnalati, pubblichiamo ulteriori adesioni alla giornata transnazionale di mobilitazione da parte di Smaschieramenti, Usi, Vag61 e Berneri, Sim Xm24 e l’appello firmato da precarie e precari.

29 Febbraio 2016 - 12:26

Corteo migranti (repertorio)Come gruppo transfemminista e di froce precarie invitamo tutte e tutti allo sciopero dei migranti del primo marzo, preoccupate di come le questioni riguardanti le donne, le lesbiche e gli omosessuali vengano sempre più strumentalizzate per giustificare discorsi e pratiche razziste che, costruendo una falsa opposizione binaria fra occidente come luogo di civilità e inclusione e le “culture altre” come arretrate, sessiste e omofobe creano consenso intorno a politiche che negano il diritto alla mobilità e precarizzano tutti e tutte.

Per combattere l’eterosessismo, l’omo-lesbo-transfobia, lo sfruttamento e la precarizzazione ovunque essi si manifestino è necessario costruire terreni di lotta comuni e spazi di intersezione sempre più ampi fra lesbiche, gay, donne e trans migranti (e non), fra diverse soggettività (migranti e non) variamente in/occupate e precarizzate.

Per questo reclamiamo un salario minimo europeo, un permesso di soggiorno europeo indipendente dal contratto di lavoro e dal reddito e un reddito di autodeterminazione sganciato dal lavoro e dalla cittadinanza che permettano a tutte/i di rompere la dipendenza da mariti, padri, padroni e padroncini e di autodeterminare le proprie scelte anche in campo sessuale e affettivo.

Lab Smaschieramenti

* * * * * * * * * *

Oggi ho un lavoro, anzi ne ho tre. Lavoro nove ore al giorno, ne dormo otto, ne passo quattro tra un lavoro e l’altro. Ho un contratto. Per gli altri due lavori spero che chi mi paga non venga meno agli accordi presi. Non arrivo a mille euro al mese. Oggi riesco a pagare l’affitto, domani non so. Non riesco a pensare a progetti di vita che superino la settimana. Anzi sì, provo comunque a sognare, ma l’ansia mi divora. Dovrei ringraziare di avere un lavoro, dovrei essere riconoscente al padrone, dovrei accettare quel che mi chiede senza condizioni. La posta in gioco è il riuscire a sopravvivere, ancora oggi, ancora una settimana.

Storie, confidenze, racconti di vita che accomunano chi razzisti, padronato e istituzioni vorrebbero dividere. Il fronte è unico, la lotta è comune. Non c’è cittadinanza che possa dividere chi lotta per condizioni di vita e di lavoro dignitose. Precarietà, mobilità, frammentarietà, bassi livelli salariali sono le condizioni imposte dall’europa che spera di far cassa, dal governo che tutela gli interessi propri e dell’impresa seguendo l’istinto rapace del profitto.

Non cediamo al ricatto facile, sappiamo guardare più in là. Per questo saremo in piazza il 1 marzo. Perchè le incertezze e le difficoltà cui sono costretti rifugiati e migranti che si vedono negati diritto d’asilo e permessi di soggiorno sono solo una delle facce della precarietà che affligge tutti.

Informati ora, organizzati subito!

Appuntamento martedì 1 marzo alle 17:00 in Piazza del Nettuno.

Usi Bologna

* * * * * * * * * *

L’1 marzo non ci troverete in via Paolo Fabbri 110. L’appuntamento settimanale con la cena sociale del martedì, questa volta, non ci sarà perchè saremo in piazza Nettuno dalle 17 per dare il nostro sostegno alla giornata transnazionale di sciopero e manifestazioni “24h senza di noi, contro i confini e la precarizzazione”.

Dalla parte delle/i migranti! Contro razzismo istituzionale, xenofobia e confini. Contro austerity e sfruttamento. Per la libera mobilità, per un reddito e un welfare europei per tutte/i e slegati dalla cittadinanza, per un permesso di soggiorno non dipendente dal contratto di lavoro.

Dall’appello delle reti italiane dello Sciopero sociale, che sottoscriviamo: “Nel 2015 centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini hanno attraversato i confini d’Europa scatenando una crisi politica e istituzionale senza precedenti. La risposta è stata tanto il più violento razzismo istituzionale, quanto una grandiosa solidarietà. I migranti hanno reso evidente che il regime dei confini e il governo della mobilità sono l’altra faccia delle politiche di austerity, una leva fondamentale attraverso cui precarizzare tutto il lavoro. Mentre le destre e i discorsi xenofobi soffiano sul vento della paura e della diffidenza, stare dalla parte dei migranti significa oggi lottare concretamente contro una precarietà e una riduzione degli spazi di libertà che riguarda tutti e tutte”.

L’appello completo: qui

L’appello firmato Transnational Social Strike Platform: qui

MARTEDI’ 1 MARZO’016 TUTTE/I IN PIAZZA NETTUNO!

Vag61 – Spazio libero autogestito

* * * * * * * * * *

Continuano a chiamarla crisi. O comunque continuano a usare la parola crisi per farci accettare condizioni di povertà sempre peggiori.
Ma per ora la retorica dell’austerità e del “stringiamo la cinghia tutti insieme” non ha di certo favorito chi lavora o chi tenta di farlo; è stata
invece la scusa per far passare ristrutturazioni del mercato del lavoro portando più precariato e sfruttamento. Gli attacchi costanti ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, alle libertà sociali sono funzionali a questo nuovo regime della precarietà diffusa. I primi a farne le spese sono stati i e le migranti, su cui da anni agiscono quei dispositivi discriminatori che muovono a partire dalle linee del colore, del genere, dell'”etnia”.

Lo sfruttamento per loro è doppio: da un lato quello sul lavoro, che li condanna a mansioni “dirty, dangerous and demanding”, configurando un vero e proprio apartheid occupazionale; dall’altro, sulla loro pelle movimenti fascisti e xenofobi basano le loro politiche di discriminazione volte a una involuzione ancora più autoritaria delle società. L’accanimento verso la libertà di movimento, sotto tremendo attacco in Europa, è sintomo evidente di questa involuzione.
Rivendichiamo il diritto alla mobilità e vogliamo l’abolizione delle frontiere. In questi anni i migranti in Italia hanno sfidato la repressione, ancora più aspra nei loro confronti, autorganizzandosi per i propri diritti, in maniera autonoma, senza farsi comandare da partiti e partitini. Le volontà eterodirette di rappresentanza sono superate dall’organizzazione autonoma e autodeterminata dei migranti stessi.

Il primo marzo sosteniamo la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori migranti.

Contro precarietà, sfruttamento, contro tutte le frontiere, per un mondo di libere ed eguali!

Se c’è qualcuno da odiare questi sono sempre i padroni che minacciano licenziamenti e creano situazioni di lavoro umilianti. E con loro anche i tutti i politicanti di turno che speculano sui diritti civili e le lotte dal basso, dei migranti come delle donne come degli/delle omosessuali  per conquistare qualche briciola di potere o almeno sperare di assaggiarla.

Solidarietà con gli oppressi e i ribelli, odio e rabbia per padroni e cani da guardia Tutte e tutti in Piazza del Nettuno il primo marzo alle ore 17!

Circolo anarchico “C. Berneri”

 * * * * * * *

Precarie e precari sanno da che parte stare! Per un primo marzo dalla parte dei migranti

Precarie e migranti scendono in piazza il Primo marzo: appello di Lavoro Insubordinato a tutte le lavoratrici e i lavoratori

Migranti che rubano il lavoro? Davvero? Esiste qualcuno così pazzo da voler rubare promesse, invisibilità, isolamento, salari da fame, mal di schiena e quant’altro? Piuttosto sappiamo bene quanti Matteo, di quelli che parlano spesso in televisione, vediamo ogni giorno fare con noi turni massacranti, accettare impieghi di fortuna, dover pagare ticket, aver difficoltà a pagare affitti e bollette, far la fila al discount: nessuno. Noi lavoratori precari conosciamo bene le condizioni di ricatto a cui sono sottoposti i nostri colleghi che si chiamano Mohammed, Natasha o Diop. Gente con cui lavoriamo ogni giorno, gente di cui conosciamo il salario: misero quanto il nostro e spesso anche di più, gente che con fatica paga l’affitto e che oltre a tutto questo deve pagare tasse in più per poter stare qua, per quel pezzo di carta che si chiama permesso di soggiorno. Per loro un contratto non rinnovato significa l’espulsione dopo anni di contributi versati per pensioni che, come noi, non vedranno mai.

Sappiamo bene quale sfruttamento devono subire perché spesso, quando scegliamo di inseguire un salario migliore in Europa, subiamo lo stesso tipo di razzismo istituzionale: negazione di prestazioni di welfare, niente sussidi di disoccupazione, workfare coatto. La verità è che un noi e un loro non c’è, ma per i migranti c’è un ricatto doppio che è quello del permesso di soggiorno.

Per questo il primo Marzo sappiamo bene da che parte stare: con i nostri colleghi e le nostre colleghe, contro chi tenta di dividerci, contro chi piange miseria arricchendosi, contro chi insulta i migranti e nel frattempo li assume in nero, contro chi si dice costretto a «ristrutturare» o «chiudere» per colpa della crisi mentre poi s’intasca quattrini delocalizzando. Saremo soprattutto dalla parte dei migranti e contro il razzismo del governo che favorisce e promuove un’insicurezza continua e diretta a mantenere i migranti sull’orlo della clandestinità mentre mantiene tutti i lavoratori e le lavoratrici sul baratro della precarietà, pronti ad accettare qualsiasi salario a qualsiasi condizione.

Cari Matteo, il primo marzo noi saremo in piazza a reclamare quello che ci spetta insieme ai nostri colleghi migranti, in Italia e in Europa! Non ci comprerete con un voucher! Non ci sfrutterete con la vostra falsa accoglienza!

Contro la jungla di contratti precari, contro il regime del salario, contro il ricatto del permesso di soggiorno e contro il governo della mobilità in Europa precarie e migranti scendono in piazza il 1 Marzo 2016. A Bologna l’appuntamento è alle 17.00 in piazza Nettuno!

Antonia Spinelli, precaria – Sara Azzarelli, antropologa/ricercatrice precaria – Laura Mattani, impiegata precaria – Anna Caltabiano, dottoranda – Stefano Caltabiano, lavoratore aeroportuale precario – Sirio Tesori, giornalista praticante – Olga Massari, ricercatrice, babysitter, insegnante d’italiano per stranieri – Christian Digiandomenico, precario – Valentina Michelini, cameriera/barista precaria – Alessandro Albana, dottorando e giornalista radio – Alessandro Spinelli, educatore precario – Felice Moramarco, cuoco e critico d’arte precario – Elena Pelliccioni, teatrante – Silvia Cieri, critica musicale precaria e gelataia – Andrea Tenisci, operatore generico – Nicola Sbetti, ricercatore precario – Enrico De Donà, precario di scambi commerciali e assemblaggio insalate – Francesca Massai, grafica e illustratrice precaria – Claudia Consolati, insegnante precaria – Alessandra Prandin, precaria – Lisa Buechler, insegnante precaria – Francesco Conte, programmatore informatico – Ilaria Rizzo, operatrice fiscale precaria – Gaetano di Tommaso, dottorando – Anastasia Klimovich, dottoranda UNIBO – Benedetta Sintucci, studentessa e hostess precaria – Sabrina Cabiddu, promoter – Emanuela Ferretti, commessa – Sebastiano Castello, musicista/sound engineer – Annalisa Basso, performer/ballerina – Giovanni Pisana, banconista – Lucia Giordano, fotografa free lance precaria – Isabella Consolati, ricercatrice precaria – Floriano Milesi, dottorando precario –Piergiorgio Angelucci, educatore precario – Roberta Ferrari, ricercatrice precaria – Eleonora Cappuccilli, dottoranda precaria – Bianca montanari, cameriera, Francesco Agostini – avvocato precario – Leonardo Zannini barista…

* * * * * * * * * *

Come Scuola di Italiano con Migranti di XM24 partecipiamo allo sciopero dei/delle migranti del 1 Marzo a partire dalle nostre pratiche politiche quotidiane. Le esperienze degli ultimi anni, da Ventimiglia alla lotta NoBorders a Bologna, fino alle relazioni strette attraverso le lezioni di italiano, restituiscono la complessità di un sistema di frontiere molteplici, non solo nazionali, salariali o legate al welfare.

La mobilità “clandestinizzata” attraverso i confini è rimasta spesso oggetto di una solidarietà individuale e informale, rimanendo intrappolata in un’invisibilità che condanna al silenzio ed impedisce una presa di parola politica. L’attraversamento dei confini ha invece ridisegnato la costituzione materiale europea, acquisendo le sembianze di un “noi” laddove non poteva essere governata: Ventimiglia, Calais, Idomeni.

Per tanti e tante solidali, “scioperare le frontiere” e rivendicare il diritto alla mobilità, non ha significato “organizzare” in un soggetto collettivo dei destini individuali, ma negoziare ogni differenza, linguistica e sociale, per farne emergere una voce meticcia.

Di fronte a un sistema di accoglienza che lega lo sfruttamento economico non al lavoro, bensì alla passiva “tutela” dei bisogni primari, dobbiamo ripensare le forme dello sciopero a partire da un percorso di incontro quotidiano. In questo senso, l’autorganizzazione del viaggio migrante (dall’apprendimento della lingua fino all’accesso alle informazioni) ha dichiarato “politico” ciò che, per essere governato, doveva restare semplicemente “umanitario”. A partire da qui, incrociamo le braccia.

“Dalla parte di chi viaggia”,
Scuola di Italiano con Migranti XM24