Acabnews Bologna

Prima il cartello razzista, “poi le lacrime di coccodrillo”

Asia: “Dietro episodi come questo c’è la mancanza di politiche sociali che garantiscano i diritti fondamentali”. Usb: “Da Comune e Regione solo parole di circostanza”. Lunedì presidio davanti all’amministrazione del condominio.

22 Settembre 2017 - 19:48

Dopo la notizia sul cartello “Non si affitta agli stranieri”, ora è il momento delle puntuali “lacrime di coccodrillo”. Interviene sulla vicenda Asia-Usb, con un comunicato: “Come già abbiamo scritto, ci troviamo in città a fare i conti con gli effetti più bassi, più viscerali, ma senz’altro molto concreti delle politiche di non redistribuzione delle ricchezze e di smantellamento del welfare che sono state la cifra politica del Pd in tutto il periodo di crisi, dal 2008 ad oggi, e che non accennano a fermarsi. Un proprietario immobiliare si sente talmente inattaccabile nella sua posizione da dettare leggi alternative: ‘Nel mio palazzo gli stranieri non entrano’. A ben vedere non si tratta di un semplice proprietario di case, ma della famiglia Innocenti, proprietari anche della Viro di Zola Predosa, azienda locale non secondaria. Capitani d’industria, dunque, che come tanti altri della stessa caratura si dividono una fetta importante del patrimonio immobiliare bolognese, i cui affitti, in centro ma non solo, sono insostenibili per le tasche di un numero sempre maggiore di cittadini, italiani e stranieri.
Abbiamo denunciato, insieme a Noi Restiamo e a molti inquilini, la grave ingiustizia rappresentata da un cartello di poche righe, che come anche i quotidiani locali hanno ricordato riporta la memoria alla discriminazione verso i meridionali negli anni ’50 o, ancor prima, verso ebrei –e non solo- nel ventennio fascista. Quest’azione ha messo in palese difficoltà i proprietari che hanno addossato le colpe a una segretaria per lavarsi le mani (tanto sono sempre i dipendenti a pagare), ma ha mostrato anche la prontezza delle istituzioni locali nel bagnare il fazzolettino di umanitariste lacrime di coccodrillo all’occorrenza. Risultano posticce le dichiarazioni dell’assessore alla casa Virginia Gieri che invoca il principio costituzionale di ‘uguaglianza’ e lamenta la difficoltà presentata dai ‘costi di locazione’, mentre nei fatti prosegue la politica di sfratti e sgomberi in aumento vertiginoso, senza margini di trattativa, e attua la privatizzazione dell’edilizia popolare voluta dalla Giunta regionale. La riforma regionale delle ‘case popolari’ è, infatti, una pietra tombale su questo patrimonio pubblico destinato alle famiglie dei lavoratori, e pagato con i soldi dei lavoratori, finalizzata a venderne il più possibile a privati e il poco che rimane destinarlo a ‘welfare dei miserabili’, con un continuo riciclo di inquilini appartenenti a fasce sempre più marginali della società che contribuirà a scatenare odio e vera e propria ‘guerra’ tra chi è ‘povero’ e chi lo è ancora di più”.

Continua Asia: “Questa è esattamente la causa dell’atteggiamento diffuso che sta dietro a cartelli come quello in via del Borgo di San Pietro: in mancanza di politiche sociali che garantiscano quantomeno i diritti fondamentali alla popolazione, essa vive nell’incertezza e nella precarietà, sfruttata in modo più o meno sottile dalle nostre istituzioni per indirizzare paura e diffidenza verso un facile ‘nemico esterno’ (gli immigrati in questo caso), invece che riconoscere che l’origine del proprio male sono proprio le politiche di questo governo, del Partito Democratico in particolare. La privatizzazione delle case popolari parte dalla Giunta Regionale, da dove in questo caso è giunta una voce di parziale buon senso, quantomeno nel denunciare il vergognoso ‘scaricabarile’ nei confronti della segretaria. Ma ci chiediamo dov’era questo buon senso mentre l’assessore Gualmini presentava appunto la riforma che smantella l’Erp, incrementando così l’emergenza abitativa e il caro affitti che è, come abbiamo detto, una delle basi materiali per questo clima di razzismo diffuso. Non reggono nemmeno le dichiarazioni delle associazioni dei proprietari, perché purtroppo è all’ordine del giorno che ai migranti che si presentano ai nostri sportelli siano stati rifiutati contratti d’affitto anche se in possesso di documenti o contratto di lavoro, spesso anche esplicitamente per il semplice motivo di essere ‘stranieri’ o ‘extracomunitari’. A ‘restare umani’ sono stati gli inquilini del palazzo, per lo più studenti che hanno saputo reagire, nonostante non si trattasse di qualcosa che li tocca materialmente, riconoscendo un’ingiustizia sociale su cui troppe volte si lascia correre. Insieme a loro, e ai compagni di Noi Restiamo, saremo davanti all’amministrazione di condominio lunedì 25 alle 15,30 per accertarci che l’atteggiamento razzista della proprietà sia definitivamente abbandonato e, anzi, che ne vengano prese le distanze pubblicamente”.

Anche l’Usb prende posizione su quanto accaduto, affermando che  “le dichiarazioni di circostanza espresse dal Comune di Bologna e dalla stessa Regione riguardo il cartello affisso nel condominio di via del Borgo di San Pietro non ci convincono. Le istituzioni intervengono come fossimo davanti ad un incidente isolato o addirittura un caso di sottocultura. L’episodio di questo condominio, di proprietà della famiglia Innocenti della Viro di Zola Predosa, è una conferma del crescente clima di odio e di xenofobia nel nostro paese e nel nostro territorio. Le stesse forze politiche, che oggi governano città e regione, sono in aperta competizione con le peggiori espressioni della destra sulle politiche di criminalizzazione e di segregazione degli immigrati. Si è creato un clima emergenziale che è stato reso funzionale ai processi di ristrutturazione della città. Se sono le stesse istituzioni, come dimostra l’operato dell’attuale ministro Minniti, a soffiare sul fuoco dell’allarme sociale, gli effetti devastanti si allargano e si creano le condizione per sdoganare qualsiasi tipo di atteggiamento discriminatorio. Anche di questo parleremo al Convegno nazionale ‘Stop Minniti’ che si svolgerà domani a Bologna. Non bastano, quindi, dichiarazioni di circostanza da parte di chi ha responsabilità di governo, servono azioni concrete di contrasto e di denuncia”.