Acabnews Bologna

Prati di Caprara, “grande preoccupazione” per l’incontro tra Invimit e Comune

Lettera aperta al sindaco Merola e al presidente Bonaccini: “Mantenere il bosco urbano è una scelta indispensabile”. Intanto, una petizione online supera le 36.000 adesioni: al Comune “chiediamo una moratoria immediata sulla zona est dei Prati attraverso la modifica del Poc”.

23 Agosto 2019 - 17:17

Lettera aperta al sindaco Virginio Merola (e per conoscenza al presdente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini) da parte del comitato Rigenerazione No Speculazione per tornare a ribadire che “mantenere il Bosco urbano di Prati di Caprara è una scelta indispensabile per una nuova politica che metta finalmente in primo piano la salute dei cittadini”. Questo dopo aver letto sulla stampa locale “di un prossimo incontro tra il Comune di Bologna e Invimit per definire il futuro del grande bosco urbano dei Prati di Caprara, rispetto ai cui esiti esprimiamo una grande preoccupazione”, scrive il comitato: “Sono anni che ci battiamo perchè questo straordinario polmone verde venga restituito alla città di Bologna. Sono state raccolte oltre 9.100 firme di cittadini che, contattati di persona, hanno sottoscritto su carta la petizione del comitato che prevede, tra le altre questioni legate alla tutela e al destino dei beni pubblici cittadini, la richiesta di mantenere a verde spontaneo l’area dei Prati. Ne abbiamo dimostrato il suo valore sotto molteplici punti di vista, esposti da specialisti durante l’istruttoria pubblica, da noi richiesta, tenutasi in Consiglio comunale alla fine del 2018 e alla quale, come si ricorderà, hanno partecipato attivamente decine e decine di associazioni e gruppi di cittadini. In quella sede lo stesso Consiglio comunale votò a maggioranza un documento in cui si prendeva l’impegno a rivedere le quantità edilizie previste dal Poc, riducendole in maniera a nostro giudizio non sufficiente poiché i cittadini di Bologna stanno chiaramente chiedendo che il Bosco urbano dei prati di Caprara venga valorizzato esaltandone proprio le caratteristiche di spontaneità e biodiversità, sull’esempio di molte aree che hanno subito dinamiche analoghe in Italia (tra gli esempi più recenti e vicini a noi la caserma Gamberini ad Ozzano) e in Europa”.

Un altro passaggio della lettera: “Abbiamo appreso dell’esistenza di un misterioso Master Plan, che rimodula i progetti per l’area abbassando le quantità edificatorie, si dice a 17 ettari di edificato dai 18,2 previsti (da 182.000 mq a 170.000) sul totale dei 47 ettari totali dei Prati. La montagna partorisce il solito topolino: si tratta di una diminuzione di appena il 6,6%. Questa soluzione lascerebbe praticamente inalterata la quantità di alloggi realizzabili in una zona di cui si è già dimostrata la grande delicatezza dal punto di vista urbanistico-territoriale e che è, tra l’altro, limitrofa ad altre previsioni urbanistiche come quelle dello scalo Ravone. Forse stimolato dai suoi richiami, il presidente di Invimit le ha risposto che l’area va valorizzata, dal punto di vista immobiliare/speculativo (si sa come vanno a finire gli alloggi di edilizia sociale a Bologna!), anche per dare un contributo alla riduzione del debito pubblico italiano (sic). Al netto di molte considerazioni parallele rispetto alla politica urbanistica drammaticamente sbagliata intrapresa fino ad oggi dal Comune (si pensi in primis alla numerosità delle aree ex militari in stato di abbandono in città e alla difficoltà di gestione delle grandi operazioni territoriali, come Lazzaretto o la Trilogia Navile), Lei, nella Sua veste di sindaco, dovrebbe dare un chiaro segnale ai cittadini su quali siano le reali priorità per la nostra città, per l’area metropolitana e, perché no, per tutto il paese. Le priorità, crediamo di poter affermare, sono l’adozione di provvedimenti concreti (e non mere dichiarazioni di principio) contro il cambiamento climatico e l’inquinamento atmosferico, solo per citarne due che più angosciano noi e in particolare le giovani generazioni. L’agenda metropolitana per lo sviluppo sostenibile e la dichiarazione dello stato di emergenza climatica e ambientale da parte della Regione (quale ‘consapevolezza e responsabilità politica, per il coordinamento e rafforzamento delle politiche, azioni e iniziative volte al contrasto del cambiamento climatico’) vanno in questa direzione. La Sua amministrazione, in direzione contraria a tutto ciò, prevede invece di tagliare migliaia di alberi ai Prati di Caprara, una delle aree più inquinate di Bologna. Con la scusa magari delle bonifiche belliche che, come hanno dimostrato esperti di valore e lo stesso Genio militare, non servono se non nel caso di scavi profondi finalizzati alla realizzazione di fondazioni di edifici e cantieri associati. Analoghe considerazioni sono oramai normalmente fatte per le questioni riguardanti le bonifiche ambientali, spesso non necessarie quando si destinano aree alla rinaturalizzazione spontanea e alla fruizione orientata”.

Un’altra iniziativa mirata a salvare il bosco urbano dei Prati di Caprara è partita dal Gruppo S.c.a.p.p.a., che ha lanciato una petizione su Change.org rivolta a Merola e a Bonaccini, al segretaro del Pd Nicola Zingaretti e al ministro Sergio Costa: sono oltre 36.000 le firme raccolte online. Il testo della petizione: “In una delle zone più inquinate di Bologna, via Saffi, sorgono abitazioni, scuole e un importante ospedale della città. Qui è avvenuta una magia: la natura si è impossessata di 27 ettari di un’ex area militare dove c’erano capannoni della logistica e si svolgevano esercitazioni. Si tratta del bosco spontaneo dei Prati di Caprara Est. Dalle macerie di questo luogo, che non è mai stata una polveriera (anche perché era abitato da militari e civili) si sono fatte avanti vegetazioni pioniere come robinie e pioppi per lasciare spazio nel giro di 20 anni a una biodiversità di flora e fauna impossibile da riscontrare in una città. Ma una politica del Comune che punta come obiettivo principale alla cementificazione sistematica, portando avanti l’interesse dei costruttori, vuole distruggere questo dono ecologico unico sia per ricchezza che per dimensioni. ‘Rigenerare’ non vuole dire radere al suolo un bosco per farne palazzine decorate da una striscia di alberi. Rigenerare vuole dire ristrutturare l’esistente garantendo la sopravvivenza di enormi polmoni verdi fondamentali per la salute degli abitanti della zona. Il Comune può cambiare in qualsiasi momento il Piano Operativo Comunale (Poc), uno strumento di pianificazione urbanistica che può decidere la destinazione dell’area. È vergognoso che il partito al governo della città si faccia passare come ambientalista per interessi elettorali e poi sia promotore di azioni lesive per i cittadini. Al sindaco chiediamo una moratoria immediata sulla zona est dei Prati di Caprara attraverso la modifica del Poc con l’obiettivo di mantenere integro il bosco spontaneo per l’intera sua superficie. Ai cittadini del mondo chiediamo di firmare questa petizione per dimostrare che siamo stufi di una politica ambigua e manipolatoria e che siamo pronti a difendere con il nostro voto e con le nostre azioni un bosco cittadino simbolico di un’emergenza planetaria. Per la salvaguardia dell’ambiente e dei nostri diritti”.