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Picchetto al Pilastro: evitato sfratto da casa Acer

Ne dà notizia Social Log, annunciando una nuova manifestazione per il 28 maggio. Subito denunce per via Irnerio, Asia: “Comune e Procura forti con deboli”. E pm indagano anche su uno sgombero fatto dall’amministrazione.

05 Maggio 2016 - 19:02

13128544_10208893166913702_266466489_oEnnesimo sfratto rinviato grazie alla solidarietà di chi a Bologna lotta per il diritto all’abitare. Lo annuncia il Comitato inquilini resistenti con Social Log, che stamattina in via Ada Negri (al Pilastro) “è riuscito ad erigere un muro di solidarietà per Antonio e la sua famiglia. Antonio è emigrato dal sud Italia a Bologna tanti anni fa costruendosi una vita, fino a quando è arrivata la crisi e all’improvviso si è trovato senza lavoro. Prima la mobilità, poi il licenziamento, e la fine di ogni speranza di riassunzione vista l’età non più competitiva sul marcato del lavoro. A tutto questo, come se non bastasse, ha fatto seguito l’impossibilità di pagare l’affitto nella casa popolare in cui qualche anno fa si era stabilito. Diverse volte Acer si è presentata per eseguire lo sfratto senza che l’assistente sociale proponesse alcun tipo di soluzione e così un mese fa fa l’ultimatum definitivo da parte dell’ufficiale giudiziario: ‘Da qui te ne devi andare!’. Questa volta però la determinazione del picchetto, è riuscita a dissuadere l’ufficiale giudiziario nell’attuare lo sfratto e lasciare la famiglia di Antonio in strada”.

Sempre dal comunicato: “Fino a quando nessun si deciderà a risolvere realmente il problema dell’emergenza abitativa, con misure reali, come quelle che da anni propone il movimento per il diritto all’abitare, quali il blocco immediato degli sfratti, il rifinanziamento dell’edilizia residenziale pubblica e il riuso di immobili sfitti e inutilizzati, ogni mattina ci saranno sempre più famiglie disposte ad erigere quel muro di solidarietà che oggi ha permesso a Antonio di rimanere nella sua casa. Antonio e la sua famiglia saranno con noi il 28 maggio quando torneremo in piazza per tornare a far risuonare le istanze che in questi mesi abbiamo proposto e attuato nei nostri quartieri con il primo obiettivo di bloccare gli sfratti e difendere le occupazioni abitative. Premessa concreta per una vera rigenerazione urbana solidale che ponga fine al consumo di suolo e a nuove colate del cemento della speculazione, e dia l’accesso al già costruito e non utilizzato da auto-recuperare per chi è stato sbattuto in mezzo ad una strada da uno sfratto o dalla mancanza di soldi per pagare l’affitto. Dal Pilastro va anche tutta la nostra solidarietà agli studenti, alle studentesse e ai regaz che stamattina hanno innalzato una muraglia umana in un’altra parte della città, in zona universitaria, contro la preannunciata visita del politico con i nostri soldi Salvini, che anche questa volta, come a Ponte Stalingrado, ha dovuto fare i conti con la Bologna che quotidianamente vive i suoi quartieri e che si organizza per una città meticcia e solidale, contro il razzismo e la guerra fra poveri”.

La stampa locale intanto ha reso noto che ci sono già oltre 20 denunce dopo lo sgombero, qualche giorno fa, del palazzo di via Irnerio di proprietà del Sant’Orsola. Le denunce riguadano l’occupazione e se ne attendono altre a carico dei manifestanti che hanno protestato in strada. Il commento di Asia-Usb: “Procura e Questura mostrano una velocità nel reprimere chi lotta e rivendica i propri diritti. Tale velocità è impressionante di fronte alla lentezza e miopia con cui la governance cittadina agisce per risolvere il problema ormai strutturale delle persone senza casa, lentezza dettata dalla volontà di non agire in maniera strutturale utilizzando lo sfitto pubblico e requisendo lo sfitto privato. Comune e procura come sempre si dimostrano forti con i deboli e deboli con i forti. La lotta va avanti per casa reddito e dignità!”.

Ma a Bologna, ormai, la situazione è tale che la magistratura indaga non solo su chi si oppone agli sgomberi, ma anche su chi li fa. La Procura, infatti, ha aperto un fascicolo conoscitivo sullo sgombero di una casa colonica in via Quarto di Sopra, operato dalla “task force” dell’assessore alla Casa, Riccardo Malagoli. I magistrati hanno rivelato alcune contraddizioni in quanto affermato dal Comune rispetto a questa operazione. Il Comune aveva annunciato che che l’edificio era occupato abusivamente da alcuni nomadi di nazionalità romena, che avrebbero abbandonato volontariamente la casa dopo una trattativa con gli operatori della “task force”. In seguito, la Procura ha chiesto al Comune se l’occupazione era stata denunciata, se gli occupanti erano stati identificati e se erano stati segnalati alla magistratura, ricevendo una risposta negativa a tutte e tre le domande. Inoltre, alla richiesta di ulteriori chiarimenti, Malagoli avrebbe risposto che la vicenda era stata enfatizzata dalla stampa e che, al momento dell”intervento della task force, l’edificio era vuoto. Per questi motivi, la Procura ha deciso di indagare per capire con esattezza come sono andate le cose.