Attualità

Piacenza / Corteo, no ai fogli di via contro le lotte sul lavoro

“Gli operai non sono un problema di ordine pubblico, ma sociale, nella misura in cui sono sfruttati e umiliati”. Sabato 6 aprile’013 in piazza per rifiutare le “misure fasciste” che hanno colpito sindacalisti e attivisti.

03 Aprile 2013 - 15:26

> L’appello per la manifestazione di sabato 6 aprile a Piacenza:

Corteo cittadino contro fogli di via e misure fasciste contro le lotte sul lavoro!

Concentramento sotto il gazebo dei Giardini Margherita

Il foglio di via dalla città di Piacenza per 3 anni, emesso dal Questore contro il coordinatore

nazionale del SI Cobas, Aldo Milani e a due altri compagni per aver partecipato alle lotte prima della TNT e GLS e poi dei lavoratori Ikea, è un gravissimo atto antioperaio. Va respinto con la mobilitazione dei lavoratori e di chi si schiera per la loro libertà di organizzarsi e lottare a difesa delle proprie condizioni!Un foglio di via sarebbe stato dovuto: ai capi e padroni di quelle imprese e cooperative che sistematicamente violano i contratti di lavoro, le leggi sul lavoro, che sistematicamente evadono contributi e tasse, che sfruttano i lavoratori con il ricatto e che in molti casi, soprattutto della logistica, hanno al loro interno settori importanti dell’ economia controllati da mafia, camorra e ‘ndrangheta. Niente di tutto questo.

Il foglio di via è stato dato a chi ha aiutato i lavoratori ad organizzarsi per lottare contro lo sfruttamento della forza lavoro e i soprusi , violazioni contrattuali perpretate in questo settore! Questa è la democrazia borghese!

Il governo e i suoi apparati sono allarmati per le lotte in corso nel settore della logistica ad opera di lavoratori (in gran parte immigrati) organizzati nel SI Cobas e ADL Cobas, per il rinnovo in meglio del contratto, contro le pretese padronali che li farebbero tornare indietro di decenni. Il problema non è solo che la conquista di migliori condizioni da parte di questi lavoratori mina i profitti e una competitività basati sui bassi salari e il supersfruttamento.

Vogliono impedire il “contagio” di lotte vincenti verso altri settori, impedire che i lavoratori italiani imparino a lottare per davvero a difesa delle loro condizioni, a rialzare la testa e prendere in mano la propria sorte anziché limitarsi a sperare che l’imbonitore di turno risolva o esorcizzi i loro problemi andando in parlamento.

Vogliono impedire che un numero crescente di giovani, che la crisi esclude in massa da un lavoro, decente o indecente che sia, impari da queste lotte a non subire passivamente la propria sorte, a collegarsi ai lavoratori per una lotta comune.

Sabato 6 aprile, ore 15

MANIFESTIAMO A PIACENZA

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> Il comunicato dei Si-Cobas:

Dignità operaia contro sfruttamento. razzismo e repressione.

C’è un’attenzione particolare intorno alla crescente mobilitazione degli operai della logistica in questo Paese.

Da una parte quella degli stessi operai, che il 22 marzo hanno attuato, per la prima volta, uno sciopero unitario di 24 ore in varie regioni del Paese, interessando le maggiori società della logistica operanti sul territorio nazionale, per respingere l’indegna piattaforma di rinnovo contrattuale proposta dalle associazioni padronali e denunciare il ruolo compiacente dei sindacati confederali, sempre pronti a trattare al ribasso, e che si sono ben guardati dall’organizzare assemblee e consultazioni nei vari magazzini.

Dall’altra, quella della cosiddetta controparte, costituita da padroni ed istituzioni, che vorrebbero arginare e far arretrare questo protagonismo operaio portatore di grande dignità, combattività e determinazione, che si muove fuori dal controllo delle compiacenti centrali sindacali e che riesce a scuotere un sistema di accumulazione e di rapina di prim’ordine.

Mentre i lavoratori aderenti al Sindacato Intercategoriale Cobas (SI.COBAS) e all’Associazione per i Diritti dei Lavoratori Cobas (ADL.COBAS) ingaggiano battaglia contro il famigerato sistema di sfruttamento delle cooperative e degli appalti al ribasso, dove regnano sovrani sfruttamento, bassi salari, infiltrazione mafiosa ed evasione fiscale, denunce e provvedimenti repressivi iniziano a colpire questo processo congiuntamente alle manganellate di carabinieri e polizia elargite davanti ai cancelli dei magazzini interessati dagli scioperi. A completare il quadro gli avvertimenti mafiosi che si materializzano con ripetuti tagli alle gomme all’automobile di un nostro compagno del sindacato, l’incendio doloso dell’auto di un nostro delegato, i pressanti “consigli” dei caporali a disdire la tessera dal nostro sindacato per continuare a lavorare, etc.

Dal processo aperto a Saronno contro ventisei attivisti che 4 anni fa parteciparono alla lotta alla Bennet di Origgio (con otto capi d’accusa contro il coordinatore nazionale del SI.Cobas Aldo Milani), alle 40 “informazioni di garanzia” a militanti ed associati all’ADL-Cobas per la lotta alla MTN di Padova, al foglio di via dalla città di Piacenza per 3 anni, emesso dal Questore, nei confronti di Milani ed altri due solidali per aver partecipato alle lotte prima della TNT e GLS e poi dell’IKEA, fino alle decine di denunce agli stessi lavoratori delle cooperative operanti presso il Deposito Centrale IKEA, l’onda repressiva e dissuasiva monta contestualmente alla crescente mobilitazione operaia contro sfruttamento ed arbitri.

Questi atti di forza dello Stato sono, al tempo stesso, una manifestazione di paura verso l’estensione di una ribellione che sta diventando incontenibile. Se alcune lotte vincenti e tenaci sono state la scintilla di questo processo, la base materiale della sua rapida estensione va ricercata in quel sistema di super-sfruttamento e vessazione che per anni ha agito nel più totale silenzio e con l’indiscutibile complicità di soggetti istituzionali, economici e sindacali di ogni colore politico.

La misura fascista del foglio di via emesso dal questore di Piacenza al coordinatore nazionale del SI Cobas, Aldo Milani, e ad altri due solidali alle lotte dei lavoratori è in linea con questo tentativo di piegare la volontà di riscatto e di giustizia dei lavoratori e favorire gli interessi padronali. La vicenda IKEA, elemento scatenante di questo provvedimento, è tutt’altro che chiusa e molte delle questioni che stavano alla base della lotta rimangono aperte. Al SI.Cobas, IKEA non consente di fare assemblee interne, mentre i Confederali possono ora disporre della loro “saletta di rappresentanza” presso il Deposito e delle loro assemblee retribuite, disertate da moltissimi lavoratori. Le rinnovate misure di vigilanza e sorveglianza del Deposito “a tutela del patrimonio Ikea” (leggi della forza-lavoro) è un altro regalo alla multinazionale che, attraverso uno specifico accordo sindacale, ha permesso che venissero installate numerose telecamere nei magazzini.

Vale la pena puntualizzare sull’operato di questi sindacalisti di professione sul caso Ikea.

Per avere il famoso VERBALE DI ACCORDO sull’orario multiperiodale, mai visto dai lavoratori e di cui hanno saputo l’esistenza solo dopo le denunce fatte dal nostro sindacato, siamo dovuti ricorrere ad “un’istanza di accesso agli atti” alla DTL visto che tale accordo non veniva fornito ai lavoratori che lo richiedevano alle loro cooperative. Perché non mostrarlo?

La risposta a noi sembra più che evidente. L’accordo è datato 06/09/2012 con validità 01/09/12 fino al 31/08/13 salvo ulteriori proroghe. Come Sindacato Intercategoriale Cobas ci è facile dimostrare, documentazione alla mano, che a quella data gli iscritti al SI.Cobas delle tre cooperative del Consorzio Gestione e Servizi presso il Deposito IKEA ammontavano a 202 soci-lavoratori, mentre le disdette ad altri sindacati erano 42.

Con quale legittimità ed autorità il sig. Colosimo della FIT-CISL ed il sig. Borotti della UIL TRASPORTI, rispettivamente segretari provinciali dei due sindacati, hanno sottoscritto quel verbale saltato fuori come un coniglio dal cilindro?

La prima notizia ufficiale dell’esistenza di tale accordo venne data il 19/12/12 dalla stampa locale ad ispezione conclusa della DTL. Un accordo fatto sulla pelle dei lavoratori, senza la loro legittimazione e di cui è lecito sospettare, da parte nostra, una sua formulazione postdatata utile a dare copertura alla pratica illecita ed arbitraria delle cooperative di modificare a loro piacimento l’orario lavorativo decidendo anche se devi o meno presentarti a lavorare, applicando nella sostanza il lavoro a chiamata.

Perché mai hanno taciuto dell’esistenza di questo accordo fino a quando non hanno dovuto consegnare alla DTL relativa documentazione a seguito dell’azione ispettiva Con quale faccia tosta i segretari citati firmano simili accordi senza previa consultazione ed approvazione dei lavoratori in forza al deposito. Sulla base di quale principio democratico, di rappresentanza e di responsabilità si arrogano il diritto di stabilire cosa sia giusto o meno per i lavoratori?

Interrogarsi è lecito, lottare è necessario. Per tutto questo, sabato 6 aprile alle ore 15.00 attraverseremo nuovamente la città di Piacenza partendo dai Giardini Margherita, denunciando chi sono i veri criminali, le loro complicità ed i loro interessi.

Gli operai non sono un problema di ordine pubblico, ma un problema di ordine sociale nella misura in cui sono sfruttati e umiliati. Denunce e repressione non ridurranno al silenzio quella dignità che di forza è uscita da magazzini e poli logistici e ha saputo squarciare il velo di omertà che li vuole piegati sull’altare del profitto e trasformarsi in movimento di lavoratori che pur provenienti da paesi diversi e parlando lingue diverse, hanno vinto il razzismo e si sono uniti a partire dalla loro condizione di operai.

Sindacato Intercategoriale Cobas