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Per Safdar e per i lavoratori della logistica “un primo importante risultato”

Sgb sulla vicenda del delegato licenziato dopo un post su Facebook: “Il giudice ha dichiarato ‘non sussistente’ la giusta causa”. Il sindacato di base, inoltre, fa il punto sui dipendenti di Comune e Fiera.

16 Febbraio 2017 - 10:53

“A distanza di 10 mesi dal licenziamento di Safdar, delegato Sgb del settore logistica, del magazzino Ups di Calderara di Reno, arriva un primo importante risultato”. E’ l’aggiornameno diffuso dal sindacato di base, che racconta: “Abbiamo sempre sostenuto che Safdar, fosse rimasto senza lavoro a causa di un ingiusto licenziamento attuato dalla cooperativa Dg Shipping che, per conto della multinazionale americana Ups, gli aveva contestato un innocuo post su Facebook. Oggi questa verità, che abbiamo urlato durante gli scioperi, le lotte davanti a magazzino, i presidi e le manifestazioni, viene certificata dal giudice del lavoro, Carlo Sorgi. Safdar, assistito dall’avvocato del sindacato, Danilo Camplese, ha impugnato il licenziamento e, come ci aspettavamo, il giudice ha emesso la proprio sentenza ritenendo ‘non sussistente la giusta causa in considerazione della mancanza di proporzionalità tra il fatto contestato e la sanzione non conservativa irrogata’. Alla luce dei fatti, il Consorzio di cui fa parte la Dg Shipping, ha dovuto prendere atto di quello che avevamo sostenuto avviando quindi un confronto con Sgb per il reintegro del proprio delegato sindacale. Una vittoria seppure non ancora completa, rafforza lo spirito di tutti quei lavoratori della logistica che non vogliono chinare la testa davanti alle angherie delle controparti”.

Sempre l’Sgb, poi, accende i riflettori sulla situazione dei dipendenti del Comune di Bologna, annunciando una campagna di lotta contro “la privatizzazione di 800 posti di lavoro entro la fine del mandato”. Spiega il sindacato: “Le dichiarazioni alla stampa dell’assessore Davide Conte sono gravissime: ‘A fine mandato i dipendenti comunali si ridurranno di 800 unità. Si dovrà ragionare di affidare i servizi ai privati’. L’assessore al Personale, nascondendosi dietro le regole sul turnover, secondo cui si può sostituire solo il 25% del personale che andrà in pensione, annuncia la privatizzazione di 800 posti di lavoro nel comune di Bologna, affidando i servizi ai privati, facendo riferimento alla ‘sperimentazione e progettualità’ già avviata nelle biblioteche. Sgb, dopo l’annuncio da parte dell’amministrazione il 21 dicembre 2016 della sperimentazione della privatizzazione della biblioteca di Lame, ha denunciato in un comunicato inviato ai lavoratori del comune di Bologna, che quella sperimentazione, che partirà il primo gennaio 2018, sarebbe l’inizio di un processo di privatizzazione di tutte le biblioteche di quartiere! Altro che solo quella di Lame, come dichiarato dall’assessore alla Cultura Gambarelli qualche giorno fa,chiamata a rassicurare i lavoratori delle biblioteche, preoccupati ed arrabbiati. Più in generale, gli effetti nefasti dei tagli e delle esternalizzazioni dei servizi Comunali sono ben visibili a tutti i lavoratori comunali diretti ed esternalizzati che ne pagano le conseguenze; i primi per aumento dei carichi di lavoro e per sempre meno diritti, i secondi nello svolgere mansioni pubbliche con contratti quasi sempre di cooperative che garantiscono salari più bassi, flessibilità lavorativa, precarietà assoluta data dai cambi d’appalto. Come Sgb crediamo sia ora di aprire una campagna locale e nazionale per le assunzioni nella Pubblica Amministrazione dove, dal 2007 al 2015, sono stati cancellati 237.000 posti di lavoro e opporsi al processo di privatizzazione di qualsiasi altro posto di lavoro del comune di Bologna, in primis quello delle biblioteche di quartiere. Da parte sua Merola apra una battaglia verso il suo Governo per la modifica delle regole nazionali che gli permetta di assumere, in presenza di ‘un comune virtuoso con un bilancio sano’ come dichiara l’assessore Conte”.

Un ulteriore fronte, per Sgb, è quello della Fiera. L’ultimo comunicato diffuso: “Dopo il ritiro della procedura di licenziamento per 123 lavoratori, i tavoli che fino ad ora sono serviti all’azienda, solo a prendere tempo, durante l’incontro dell’8 febbraio, hanno svelato l’unico e vero piano, che poco ha a che vedere col tanto atteso Piano Industriale: i soldi che ci sono e quelli che bisognerà chiedere alle banche non servono per i lavoratori. Da un articolo di qualche giorno fa apprendiamo di qualcosa come 3.200.000 euro di risparmi sul ‘costo del personale’, una cifra enorme. Una cifra che dice tutto da sola. La procedura di licenziamento pare essere cambiata solo nella forma, perchè, di fatto, i soldi che ci sono e quelli che bisognerà chiedere alle banche non prevedono un futuro per i lavoratori. Il metodo è lo stesso: terrorizzare i lavoratori, fare in modo che esasperati se ne vadano ‘volontariamente’, trattarli come un peso e non come una risorsa, farli sentire inadeguati, vecchi… Durante l’ultimo incontro abbiamo chiesto al direttore generale Bruzzone se il piano industriale prevede un futuro per i lavoratori di BolognaFiere, ci ha risposto che, per essere credibili con le banche, a cui dovranno chiedere circa 74 milioni di euro per completare il piano di rilancio, è necessario risparmiare 3.200.000 di euro sui costi del personale, il che equivale a dire: pagare meno chi resta e utilizzare forme di lavoro precario per tutto il personale in più che dovesse essere necessario, fino all’estinzione del lavoro garantito sostituito da quello flessibile e sottopagato. Unica proposta sul tavolo è un incentivazione all’esodo volontario, che noi Sindacato Generale di Base non siamo disposti a considerare se non accompagnato da un accordo che garantisca il mantenimento del modello di lavoro attuale sia per i dipendenti in forza sia per le eventuali prossime assunzioni.  Non abbiamo certo lottato in tutti questi mesi per ottenere il misero risultato di peggiorare le condizioni lavorative di chi resta e permettere lo sfruttamento di chi verrà dopo. Intendiamo difendere la professionalità dei lavoratori di BolognaFiere che da una parte, si sono visti allungare l’ingresso alla pensione di una decina d’anni, e, nel contempo, vengono ‘spinti’ con forza fuori dall’azienda come una pesante zavorra. Finché si considerano i lavoratori un peso e non una risorsa, sappiamo che non si risolveranno i problemi aziendali, né quelli nazionali. Il massacro sociale a cui stiamo assistendo e che ci vede parte in causa, sta assumendo le dimensioni di una vera e propria guerra che ha già seminato troppe vittime e che non ha nessuna intenzione di terminare, almeno finché non ha raggiunto il vero obiettivo: distruggere il lavoro a tempo indeterminato, svuotare le aziende da lavoratori tutelati e riempirle con giovani sottopagati, vessati, umiliati e offesi in ogni modo, e soprattutto, ricattati: ‘Se alzi la testa ti lascio a casa’. Noi Sgb non intendiamo arretrare di un passo: i lavoratori e il contratto non si toccano! Non ci stiamo a questo gioco al massacro, è venuto il momento di ricordare alla dirigenza che il tavolo ce lo siamo conquistato e che, se non si ritornerà a ragionare sulle garanzie per il lavoro, la lotta riprenderà, ancor più determinata, per difendere i diritti e la dignità dei lavoratori della fiera che non sono in esubero bensì sotto organico. Gli esuberi sono solo nelle tasche dei troppi dirigenti di BolognaFiere”.