Attualità

Parma / Acqua e inceneritore, le azioni Iren alle banche

Mentre l’ex-sindaco Pdl, travolto dagli scandali, finisce ai domicilari, la nuova amministrazione grillina dà in pegno le quote della multiutility, privatizzando il ciclo idrico in violazione del referendum 2011. Per rientrare dal disavanzo? Insomma…

16 Gennaio 2013 - 16:30

Mentre a Parma la politica degli ultimi 20 anni affonda tra inchieste e arresti, quella nuova sprofonda nei debiti. E per tentare di salvarsi si inventa la cessione delle azioni Iren, spa a gestione pubblica che a Parma gestisce ciclo idrico e inceneritore. In tutto 52 milioni di azioni (per 26 milioni di euro in totale) che saranno date in pegno alle banche, credititrici verso la città di circa 800milioni di euro, milioni più, milione meno. Un’idea nata dalla precedente gestione Vignali (Pdl, da oggi ai domiciliari), e subito ripresa dell’attuale maggioranza a 5 Stelle guidata dal sindaco Pizzarotti. “Per salvare la città”, è stato detto. In realtà quella che si salverà sarà unicamente Stt, holding che sta ultimando lavori decisi, anche questi, dal centrodestra. Il gigantesco disavanzo parmense sarà appena scalfito dal provvedimento. In compenso verranno meno i dividendi milionari che ogni anno Iren garantisce a Parma e a tutti gli azionisti pubblici. C’è di più: sbarazzandosi della azioni Iren l’amministrazione di Parma violerà l’esito referendario di ormai quasi due anni fa, che impone la ripubblicizzazione del ciclo idrico. “Si dice acqua, si legge democrazia”, era lo slogan dei comitati Acqua Bene Comune.

Le cose purtroppo vanno diversamente. Acquedotti, reti fognarie, impianti di trattamento e depuratori finiranno nelle mani delle banche, le stesse che proprio assieme a Iren hanno comprato a Torino prima l’aereoporto, poi l’inceneritore. La situazione torinese è molto simile a quella di Parma: anche Torino ha un bilancio disastrato e per onorare i propri debiti è costretto a svendere le proprietà pubbliche. Chi compra? Iren ovviamente, che assieme al fondo F2i di Vito Gamberale si è portata a casa a un prezzo scontato il contestatissimo inceneritore di Gerbido, il terzo in Italia per dimensioni e capacità. Contemporaneamente Iren Ambiente, guarda caso proprio la divisione che gestisce gli inceneritori, viene venduta per il 49% proprio a F2i. La motiviazione ufficiale? “Abbattere il debito della multiutilty, ormai a quota 2 miliardi e mezzo”. Da veri asini che non riescono a guardare oltre il proprio naso, i Comuni azionisti dell’Emilia Romagna esultano: grazie alla vendita di metà di Iren Ambiente anche quest’anno Iren spa finanzierà gli enti locali come un vero e proprio bancomat.

Una situazione sconfortante. I Comuni travolti dei debiti vendono a banche e fondi di investimento, mentre i prezzi pregiati delle multiutility passano, un pezzo alla volta, nelle mani degli istituti di credito. Gli stessi che da decenni prestano denaro agli enti locali e società controllate, finanziando le promesse di una classe politica (vecchia e nuova) incapace e allo sfascio. Ora, senza troppi clamori, le banche iniziano a chiedere il conto.