Attualità

Parigi / La lotta dei rifugiati della Chapelle

Riceviamo e pubblichiamo un resoconto inviatoci dalla capitale francese sulle giornate che hanno seguito lo sgombero dei migranti accampati sotto i binari della metropolitana.

14 Giugno 2015 - 19:30

La lotta dei rifugiati della Chapelle continua

chapIl 2 giugno, alle 6,30 di mattina, circa 450 migranti accampati da mesi sotto i binari della metropolitana sopraelevata de La Chapelle vengono duramente sgomberati da un imponente dispiegamento di poliziotti. Sono migranti di diverse nazionalità, arrivati negli ultimi mesi in Francia. Alcuni però erano già a Parigi da anni e si sono trovati per strada a causa della crisi e della mancanza di lavoro. In seguito all’espulsione, decine di loro vengono caricati su degli autobus e condotti probabilmente in centri “di accoglienza”. La volontà della prefettura e del comune è di disperderli in tutta l’Ile de France. Invece, nei giorni successivi, i migranti e i/le solidali/e si ritrovano davanti alla chiesa di Saint-Bernard, poco distante dall’accampamento sgomberato. L’operazione è anche simbolica dal momento che la stessa chiesa fu occupata nel 1996 da un gruppo di sans papiers i quali furono anch’essi sgomberati con violenza dalla polizia. Scena che si ripete il 5 giugno di 19 anni dopo, con l’arrivo delle forze dell’ordine che arrestano e caricano i presenti.

Non finisce qui. La piazza della Halle Pajol, sempre nello stesso arrondissement, viene occupato dai migranti ma subito, l’8 giugno, ha luogo un nuovo sgombero. Una quarantina di migranti viene arrestata e condotta al centro di detenzione amministrativa di Vincennes. Il giorno seguente, coloro che non sono stati arrestati occupano un giardino di quartiere, il Bois Dormoy. Per queste decine di persone ancora nessuna soluzione abitativa è stata trovata. Viene invece messo in atto il solito dispositivo poliziesco. La solidarietà da una certa parte del vicinato permette l’arrivo di acqua e cibo, mentre convergono sul posto esponenti di partiti politici, con le loro promesse e le loro chiacchiere. La sera stessa migranti e solidali partono in manifestazione selvaggia per le vie del quartiere, denunciando la mancanza di risposte da parte dell’amministrazione e la repressione che continuano a subire.

Dopo due notti passate nel giardino, i proprietari del terreno pongono un ultimatum: gli occupanti devono andarsene entro le 15 dell’11 giugno. Il comune annuncia di aver trovato una sessantina di posti dentro dei centri “di accoglienza”. Le associazioni che li gestiscono sono note per la pessima fornitura dei servizi ai migranti e per episodi di corruzione. I migranti decidono però di rifiutare qualsiasi soluzione non unitaria, consapevoli dei tentativi costanti di separarli e indebolire la loro lotta.

Alle 17 dell’11 giugno parte la manifestazione degli occupanti e dei/lle solidali/e. I politici presenti, in particolare del Partito Comunista, provano a deviare il corteo verso un altro giardino: questa la loro proposta per delle persone che continuano a dormire per strada in condizioni disumane. Si riesce invece a far proseguire il corteo fino a una caserma dei pompieri abbandonato, tra Gare du Nord e Gare de l’Est, che viene occupato dai centinaia di presenti. Ben presto arriva la polizia, gli occupanti decidono quindi di barricarsi dentro l’edificio. All’esterno cominciano a confluire centinaia di solidali, che fronteggiano la polizia in antisommossa e riescono a introdurre all’interno dello stabile viveri e acqua: l’obiettivo è quello di resistere, per giorni se necessario.

Dopo ore di assedio alcuni rappresentanti della giunta comunale vengono fatti entrare nella caserma. Fanno proposte ambigue ai migranti, promettendo di rialloggiare 110 persone. Mentre all’esterno si succedono numerose cariche e lanci di lacrimogeni per allontanare i/le numerosi/e solidali, all’interno si svolge un’assemblea confusa e concitata. I responsabili politici si rifiutano di far chiarezza sulle promesse fatte ai migranti (la durata del rialloggio, i centri coinvolti, le associazioni gestionarie, ecc). Finalmente, dopo numerose pressioni, rivelano che gli occupanti verranno scortati in 4 centri diversi della regione parigina. Per il resto solo parole sull’ottenimento dell’asilo politico e sul loro futuro a lungo termine.

A mezzanotte i migranti, esasperati, decidono di abbandonare la caserma, seguiti dai/lle solidali. L’inganno sembra funzionare: la maggioranza viene caricata sui pullman della polizia, senza alcuna garanzia concreta.
Una parte degli occupanti della caserma decide invece di non accettare le proposte del comune, preferendo dormire per strada piuttosto che farsi rinchiudere dentro centri che di umanitario hanno ben poco.Questi migranti hanno dato vita a un nuovo accampamento nel giardino d’Eole, e un nuovo presidio è stato convocato oggi (il 12 giugno, ndr). Mentre l’Humanité e il Partito Comunista cantano vittoria, i migranti sono stati ancora un volta dispersi e allontanati. La “soluzione” dell’amministrazione al problema abitativo e dei documenti è sempre la stessa: dividere e ingannare chi reclama diritti. Di fronte all’emergenza che essa stessa ha creato, la sola risposta è cacciare gli indesiderati dalla Ville Lumière.