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Ozzano Emilia: tra PSC, POC e silenzi assordanti di cementificazione

Fabbriche che chiudono e l’ombra della speculazione edilizia. Riceviamo dal freelance Giuliano Bugani e pubblichiamo

19 Luglio 2010 - 21:03

Cosa succede a Ozzano Emilia?

Ozzano Emilia. Domenica 4 luglio 2010. Gruppi familiari del Ghana nel retro fabbrica della Sinudyne, stanno caricando su un rimorchio di un T.I.R. monitor di televisioni dalla vecchia fabbrica dismessa. Il nuovo stabilimento della Calderini verrà svuotato dei macchinari di stampa. L’ex FEV, compare sui tabulati del nuovo PSC, come probabile zona di espansione edilizia residenziale. La proprietà Vacchi dell’ IMA, e proprietaria dell ’ex stabilimento Zanasi, ora IMA, pochi mesi fa ha annunciato di avere venduto l’ intero immobile. Pochi giorni fa, un annuncio sui quotidiani scrive di delocalizzazione di parte della produzione dell’ IMA stessa, in Cina. Ma andiamo con ordine. Giovedì scorso 1 luglio, dietro l’area dello stabilimento Sinudyne, dismesso ormai cinque anni fa, un TIR parcheggiato proprio sui portoni di scarico merci, viene caricato da decine di persone, del materiale depositato all’ interno dello stabilimento. Il TIR resta per giorni parcheggiato nell’area. Per interi giorni, decine di persone, cittadini del Ghana, caricano il TIR. Dopo avere risposto alle domande giornalistiche, confermano che lo stabilimento è stato venduto e la proprietà deve svuotare la merce rimasta all’ interno della fabbrica. Il cittadino ghanese che risponde alle domande, viene velocemente invitato dai suoi connazionali a non parlare. Intanto lo svuotamento continua. Anche di domenica. Il nuovo stabilimento Calderini entro la fine di luglio smonterà gli impianti di stampa. Mettendo insieme tutte queste carte, va da sé che Ozzano Emilia si appresta a vedere modificato radicalmente il territorio. Cosa sta accadendo a Ozzano Emilia, non lo sa nessuno. Oppure, pochi lo sanno. E quei pochi, tacciono. Eppure esiste un accordo tra sindaco e sindacati e proprietà di Sinudyne e Calderini rispetto il mantenimento dell’ occupazione e dei posti di lavoro, in caso di spostamento delle fabbriche. Esiste un accordo rispetto la non cementificazione di certe aree ex industriali. Ma sugli effetti che possono modificare le cose, attraverso POC e PSC, l’amministrazione comunale mantiene un basso profilo di diffusione notizie. La Calderini, dopo il trasferimento dell’ azienda, ha già messo in mobilità i lavoratori. E nell’ex area, ora, ci sono centinaia di appartamenti. E il nuovo stabilimento cosa diventerà adesso? Per la Pelliconi, si era prospettata l’ ipotesi di un trasferimento a Ponte Rizzoli. Ma per ora, a Ponte Rizzoli non c’è traccia di nuovi insediamenti industriali in grado di contenere un gigante come la Pelliconi. L’azienda ozzanese di tappi a corona ha sedi in Egitto, Nigeria e da poco tempo, a Orlando, in Florida, negli USA. Cosa succederà per la Pelliconi? E infine, è fantasia ipotizzare un trasferimento di cubatura per gli stabilimenti dell’ IMA? Il segretario della FIOM rassicura sostenendo che la delocalizzazione in Cina non deve preoccupare, perché la proprietà è seria. Ma allora, viene da chiedersi, perché se ne va in Cina?

Giuliano Bugani
freelance