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Otto marzo, Nudm: “Fino all’ultimo cercheremo di esserci anche con i nostri corpi” [audio]

“L’intenzione era chiamare una piazza statica nel pomeriggio e concentrazione azioni in piazza durante la mattinata, se non ci saranno le condizioni per farlo, come lo scorso anno troveremo nuove modalità per rendere visibile la protesta”.

26 Febbraio 2021 - 16:48

Anche quest’anno l’organizzazione dello sciopero femminista e transfemminista si trova a fare i conti con le restrizioni imposte per contenere i contagi da Covid-19. “La situazione mutevole e complessa in cui ci troviamo”, hanno spiegato Non una di meno oggi in conferenza stampa, “non ci consente di dire oggi con precisione come si svolgerà la giornata dell’8 marzo. L’intenzione era chiamare una piazza statica nel pomeriggio e concentrazione azioni in piazza durante la mattinata. Se non ci saranno le condizioni per farlo, come lo scorso anno troveremo nuove modalità per rendere visibile la protesta e per fare uscire dall’isolamento tutte le donne e tutte le soggettività oppresse. Ciò che guiderà le nostre scelte sarà come sempre la responsabilità collettiva: il processo dello sciopero che culmina nell’8 marzo è oggi più che mai necessario. Fino all’ultimo cercheremo di esserci anche con i nostri corpi, nel rispetto di tutte, tutti e tuttu”.

Sono ancora in discussione, spiegano, anche le modalità in cui svolgere l’assemblea pubblica organizzata con B-Side Pride e annunciata per questa domenica dalle 14 in piazza dell’Unità.

> Ascolta l’audio della conferenza stampa

 

Intanto, i sindacati di base Usb, Cub, Cobas, Si Cobas, Adl Cobas hanno proclamato lo sciopero a livello nazionale: “Se l’anno scorso la commissione di garanzia ha vietato gli scioperi, quest’anno la situazione è differente”, assicurano le attiviste.

Spiegano inoltre: “La pandemia ha travolto tutto, anche il nostro movimento e la nostra lotta, rendendoli ancora più necessari e urgenti. La salute non dovrebbe essere assenza di malattia, ma benessere sociale. Non bisogna solo rifinanziare i servizi pubblici, ma anche mettenre in discussione la gestione imprenditoriale neoliberiale, e tentare di trasformare la logica verticala utente-datore del servizio, che al momento li domina. Non ci basta solo avere più servizi, perché sappiamo che per esempio il SSN non risponde a buona parte dei nostri bisogni. I servizi sono trasformabili solo a partire da questo pezzo di ragionamento. Sarebbe necessario ragionare di mappature dei bisogni. Quello che ci sta accadendo richiede una presa che vada molto al di là di specifiche risposte tecniche, o maggiori servizi, perché riprodurrebbe esattamente la logica sanitaria che ci circonda, che elude totalmente i fattori socio-culturali della produzione della malattia. Il Covid è solo il culmine di qualcosa di molto più grosso e bene visibilizza condizioni e situazioni già esistenti. La violenza su donne e soggettività lgbtaqi+ non si è mai fermata, anzi si è intensificata con la costrizione in casa. Prova ne sono i numerosi femminicidi, 13, in soli 2 mesi del 2021. Come sappiamo bene il femminicidio è soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno assai più profondo e radicato che si riproduce nelle istituzioni, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, attraverso i media. “