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Opinioni / L’amore è degli insorti

L’amministrazione comunale, ieri, ha intitolato una sala di Palazzo D’Accursio a Stefano Tassinari. “Gesto decisamente ipocrita, da parte di chi ragiona in termini di immagine e cambia maschera con professionale disinvoltura”.

10 Maggio 2013 - 18:14

Ieri, a un anno dalla scomparsa, hanno intitolato una sala di Palazzo d’Accursio a Stefano Tassinari. Ho sempre un po’ detestato le targhe di questo tipo, che troppo ricordano le lapidi, ma a volte ne colgo il senso. In questo caso lo trovo un gesto decisamente ipocrita.  Stefano non ha mai smesso di dialogare con le istituzioni, spinto dalle proprie idee e convinzioni. E in tutti questi anni ha trovato nelle istituzioni un muro. Quest’amministrazione ha criminalizzato e represso quegli stessi spazi di libertà per i quali Stefano si è sempre battuto. Si è schierata e continua a farlo spesso, dalla parte degli interessi di pochi, in un momento di crisi come questo. Basti pensare alla penosa vicenda del referendum sulla scuola pubblica, o al sostegno del Pd al governo di larghe intese, cose che avrebbero fatto rabbrividire Tassinari.

Ricordo le prese di posizione di Stefano in moltissime occasioni. Ricordo un suo intervento in Università contro le politiche miopi di un’amministrazione che si scagliava con violenza (fisica e verbale) contro studenti che in autonomia organizzavano attività politiche e culturali. Vedere sindaco, rettore e colleghi elogiare Stefano ora che non c’è più, mette una grande rabbia. E che dire dell’ennesima promessa fuori tempo massimo di Merola di trovare un luogo per la “casa della scrittura”, uno dei sogni di Stefano caduto sempre nel silenzio?

Per fortuna ieri c’erano anche la compagna Stefania e gli amici di tutta un vita a ricordarlo, per non lasciare la memoria di Stefano in mano a chi ragiona in termini di immagine e cambia maschera con professionale disinvoltura.

Rileggendo Stefano c’è da pensare che di questi tempi, sempre più, l’amore è solo degli insorti.

Michele Barbolini