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Opinioni / La lotta di Nikos, vinta per sè e per tanti

Dopo un mese di sciopero della fame, in Grecia, il detenuto 21enne ha vinto la battaglia “contro uno Stato colluso con i poteri economici e contro i suoi metodi di repressione del dissenso”. Riceviamo e pubblichiamo.

27 Dicembre 2014 - 14:40

Per Nikos Romanos (ph: Athens Indymedia)La dozzina di poliziotti che presidiavano la porta della sua cella non sono bastati. Nikos ha vinto la sua lotta, riconquistando un suo diritto, fin ora negatogli. Già nella notte del 6 dicembre 2008 era stato protagonista di una vicenda che infiammò le strade di tutta la Grecia per settimane. Quella notte stava passeggiando con il suo amico Alexandros Grigoropoulos, ancora entrambi quindicenni, nel quartiere ateniese di Exarchia, quando un poliziotto fece fuoco contro di loro ed uccise il giovane Alexis. Finito in manette il 1 febbraio 2013 e rinchiuso nel carcere centrale della regione dell’ Attica, aveva iniziato il 10 novembre 2014 la sua lotta per reclamare  il diritto allo studio che in Grecia i detenuti carcerari hanno. Terminati in carcere i suoi studi superiori, dopo che questa primavera aveva superato l’ esame di ammissione alla facoltà di business management, gli era stato proibito di frequentare le lezioni. Il motivo è che secondo le autorità giudiziarie sussisteva “il pericolo di una fuga”. Ventuno anni, giovane anarchico, finito in arresto dopo una duplice rapina a Kozani ad una sede di una banca per scopi politici, come dichiarerà successivamente con gli altri compagni. Il 10 novembre iniziò lo sciopero della fame, la sua lotta più dura, una lotta contro uno Stato colluso con i poteri economici e contro i suoi metodi di repressione del dissenso. La sua causa non è rimasta inascoltata, al contrario, altri 75 detenuti del carcere dove si trovava hanno intrapreso lo sciopero della fame, anch’essi sono prigionieri politici.

Migliaia sono state le persone che sono scese in piazza nel giorno dell’ anniversario della morte del suo giovane amico Alexis, manifestando e occupando luoghi simbolo. Manifestando anche  contro le misure di austerità che il governo greco sta attuando ormai da anni piegandosi ai diktat della troika e dei cosiddetti creditori europei.  Alla vigilia dell’anniversario della morte del giovane Alexis, lo stato avrebbe sacrificato la vita di Nikos e degli altri in sciopero della fame per poter mantenere l’ ordine all’ interno del paese, per mantenere quei privilegi di una classe dirigente che è strettamente legata al potere politico, economico e sociale, e necessaria per la sopravvivenza di uno stato che ormai non prende più in considerazione la sovranità di un popolo dissanguato dalla crisi che imperversa da ormai sei anni. Nella giornata del 6 dicembre scorso, però lo Stato non ha potuto controllare la solidarietà che le strade, che persone da tutto il mondo hanno espresso in favore di Nikos e la sua lotta. Questa solidarietà è venuta anche perché si conoscono le atrocità, le torture fisiche e psicologiche che ogni prigioniero del carcere dove si trova Romanos sono stati sottoposti per essersi ribellati ad un sistema ormai in decadimento.

Lo scorso 10 dicembre, dopo le varie richieste di ascolto da parte dell’avvocato del giovane, prima rimaste vane, il parlamento greco ha votato un provvedimento legislativo ad hoc che concede la possibilità di usufruire dei permessi di studio anche ai detenuti per reati gravi. Si è raggiunto il compromesso di far poter frequentare due mesi di corsi via internet e successivamente l’uso del braccialetto elettronico per poter assistere alle lezioni in facoltà (come avevano già proposto Romanos e il suo legale). Il decreto legislativo era stato proposto dal partito Syriza, passato dopo alcune modifiche e dopo un intervento del Presidente della Repubblica Papoulias in accordo con il Primo Ministro Samaras. La possibilità di uscire dal carcere per poter recarsi in università avverrà senza il pronunciamento da parte del Consiglio dei Giudici, che però potranno intervenire in caso di eventuali violazioni. Importante è la posizione presa dal partito Syriza: durante le manifestazioni del 6 dicembre, dopo le brutalità della polizia che oltre al caricare i manifestanti, ha fatto uso dei gas lacrimogeni e delle bombe assordanti, ha effettuato più di 200 arresti. Anche un deputato del partito sopra menzionato salendo sopra una camionetta della polizia, si è dichiarato arrestato, per essere condotto, insieme agli arrestati dalla GADA (la polizia dell’ Attica) nel carcere dove lo stesso Romanos e altri manifestanti furono torturati e brutalmente pestati. Ritengo doveroso specificare che Nikos, non ha combattuto per intenerire lo Stato ad avere uno sconto della sua pena (15 anni per rapina a mano armata, non per terrorismo, come veniva accusato dalla polizia perché sospettato di essere parte di un gruppo armato, l’ Organizzazione Rivoluzionaria della Cospirazione delle Cellule di Fuoco) bensì per far si che lo Stato applichi le proprie leggi in materia di diritto carcerario a tutti i detenuti che ne hanno diritto. Questa strategia di controllo a qualsiasi costo dell’ordine generale è attuata in vista di probabili elezioni anticipate nel febbraio prossimo. La destra, adesso al governo, voleva provocare insicurezza e paura all’interno del paese, in maniera da portare gli indecisi al voto, in posizioni più conservatrici e reazionarie, visto che il partito che viene dato in vantaggio per le suddette elezioni, è Syriza. Con a capo Tsipras, è l’unico partito che si sta battendo contro queste politiche di austerità ordinate da un’Unione Europea ormai a una sola velocità.  Nell’ospedale di Genimmatas, ad Atene, Nikos ha terminato il proprio sciopero della fame e della sete, iniziato proprio il 10 novembre, vincendo la sua lotta, la lotta di tanti, quella lotta per il riconoscimento dei propri diritti contro un sistema che ormai non è più basato sulle persone, ma sul denaro che esse possono produrre a favore dei soliti noti.

LB