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“Nuova primavera dell’Università? Non con chi la sta smantellando”

Ieri contestazione di Noi Restiamo all’iniziativa promossa dalla Crui. L’Assemblea Scienze politiche, dopo le cariche di oggi, dà appuntamento per le 17 in facoltà: “Aggressione inaccettabile e vergognosa”.

22 Marzo 2016 - 15:57

rest“Contro l’ipocrisia di chi alimenta il furto dei cervelli”. E’ all’insegna di questo messaggio che ieri gli attivisti della campagna Noi Restiamo non hanno fatto mancare la propria presenza in occasione dell’iniziativa “Per una nuova primavera dell’Università”, organizzata dalla Crui (la Conferenza dei rettori italiani) e che a Bologna si è declinata con un convegno nell’aula absidale di Santa Lucia. Riferisce un comunicato di Noi Restiamo: “Gli 80 atenei aderenti alla Conferenza dei rettori hanno messo in evidenza 10 punti per inaugurare una ‘Nuova primavera delle Università’, chiamando però come interlocutori in tutta Italia membri dell’attuale governo. Quello stesso governo che si fa promotore di un modello educativo di stampo anglosassone, che infligge politiche di austerità ma che allo stesso tempo aumenta le spese militari. Troviamo quindi ipocrita discutere di Università con lo stesso governo che progetta lo smantellamento di un’università pubblica per tutti. Per questo motivo come Campagna Noi Restiamo oggi (ieri, ndr) siamo stati presenti a Roma, Torino e Bologna nei luoghi dell’iniziativa per portare il nostro punto di vista con azioni comunicative”. Per Noi Restiamo “la direzione in cui l’università italiana sta andando è chiara” e “il modello proposto è quello anglosassone confermato dalla cosidetta ‘Carta di Udine’ stilata dal Pd lo scorso ottobre: poche università di eccellenza, finanziamenti privati e diritto allo studio garantito soltanto all’’eccellenza’, con altissime tasse per tutti gli altri (ricordiamo che in Inghilterra la tassa media annuale è sopra i 10.000 euro), che lasciano gli studenti indebitati a vita. Un modello che ben si sposa con la costruzione di un’Unione Europea dove i paesi mediterranei sono relegati al ruolo di “colonia interna”, fonte di forza lavoro poco qualificata, salvo le poche eccezioni chiamate ad entrare nella classe dirigente europea. Riteniamo quindi un’ipocrisia discutere di Università e ricerca con lo stesso governo (o membri dei partiti al governo) che progetta il completo smantellamento di un’idea di Università pubblica per tutti”.

L’Assemblea di Scienze politiche intanto ripercorre quanto accaduto stamattina in strada Maggior: “Come studenti e studentesse dell’Assemblea di Scienze politiche, abbiamo dedicato l’aula studio della facoltà in nome di Giulio Regeni, giovane ricercatore torturato e ucciso dal regime egiziano. Abbiamo affisso cartelli in suo nome e distribuito materiale informativo. Solo qualche giorno fa, infatti, i vertici di questa università, hanno firmato un appello di Amnesty International dal titolo ‘Verità e giustizia per Giulio Regeni’, non a caso: due settimane fa infatti la stessa aula già intitolata a Giulio, era sata chiusa ed erano stati strappati cartelli e foto, infangando, di fatto, la memoria del giovane ricercatore. Quella di tentare di lavarsi l’immagine è una pratica che l’Unibo in questi giorni utilizza ampiamente, pensando di riuscire a scrollarsi di dosso le critiche che gli vengono indirizzate. L’abbiamo visto la settimana scorsa con l’invito di Angela Davis dopo la massiccia presa di posizione a difesa del guerrafondaio Panebianco, lo rivediamo in questi giorni con la firma dell’appello di Amnesty”. Quando poi è intervenuta la polizia, gli agenti hanno usato i manganelli “rompendo teste e fratturando un braccio ad una ragazza. Quanto è accaduto stamattina è inaccettabile e vergognoso. Sappiamo benissimo che domani non vedremo il gregge di docenti firmare e schierarsi a favore degli studenti, ma poco ci importa: si schierino con chi invoca la guerra di civiltà, si schierino con chi fa brutalmente picchiare gli studenti”.

Scrive sempre l’Assemblea: “Convochiamo per oggi alle 17 un’assemblea pubblica e aperta in facoltà per condannare quanto successo e rilanciare in avanti dopo le aggressioni subite oggi. Se gli studenti che si auto-organizzano fanno paura ai vertici Unibo, troveranno sempre più corpi liberi disposti a mettersi in gioco. Dimissioni per questa amministrazione! Che se ne vadano tutti!”.