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Coordinamento migranti: “No a gestione politica del permesso di soggiorno” | Social log rilancia lettera riders Just Eat, con annuncio di mobilitazioni | Anche Usb contro rincaro Tper: “Stipendi restano fermi al palo”.

13 Luglio 2019 - 18:35
“Dobbiamo essere in grado di organizzare uno spazio di possibilità per una presa di parola collettiva contro la Questura e la Prefettura di Bologna, contro la loro gestione politica del permesso di soggiorno. La libertà dei e delle migranti non può dipendere da permessi, ricevute, garanzie di domicilio e attestati di residenza. Non può dipendere dalle condizioni politiche che il razzismo di governo determina per negare ai migranti di costruirsi una vita migliore in questo paese e altrove. Per questo, nei prossimi giorni pubblicheremo altre denunce contro l’arbitrio e la discrezionalità della Questura di Bologna al servizio di Salvini, che sono un attacco costante alla libertà delle e dei migranti”. Lo scrive il Coordinamento migranti, in una nota che richiama anche la recente sentenza del Tribunale di Bologna sull’iscrizione all’anagrafe: “Ha dato ragione a chi scese in piazza lo scorso aprile”.
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Social Log rilancia sui propri canali social, esprimendo “solidarietà attiva e militante”, una lettera inviata da un gruppo di riders di Just Eat ai dirigenti della cooperativa “Delveriamo” da cui sono assunti e alla dirigenza della stessa piattaforma, in cui si denunciano “ore di servizio non pagate, condizioni di lavoro in mezzo al traffico rischiosissime per un salario misero, mancanza totale di garanzie assicurative su danni riportati al lavoratore e ai mezzi impiegati per lavorare. Alla richiesta di un tavolo di trattativa e discussione con l’azienda si sussegue l’annuncio di mobilitazioni e scioperi, in caso questa richiesta non dovesse essere accolta”.

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Si aggiunge al voce di Usb al coro di proteste contro l’annunciato aumento del biglietto dell’autobus: “Tper è una azienda che ha chiuso il bilancio con un utile di 8,2 milioni di euro, di cui la metà distribuita agli azionisti. Una cifra cospicua, realizzata prevalentemente tramite carichi di lavoro gravosi per i dipendenti, ai quali viene chiesto un costante spirito di sacrificio in nome del servizio pubblico, tramite il risparmio su manutenzione e pulizia dei mezzi, ritardi e numero di corse insufficienti, quando non saltate, che si tramutano in un disagio per utenti e lavoratori”. Il rincaro dei biglietti è “giustificato come necessario per via dell’inflazione”, ma gli stipendi dei lavoratori “sono fermi al palo”.