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Si Cobas: dopo le giornate di sciopero, “accordo firmato sull’appalto Marr Asca” | Piazza Grande: “L’aumento del biglietto del bus infierisce sulle persone più fragili” | Sullo stesso tema il Cua: “Tper non si sorprenda se studenti e studentesse smetteranno di pagare”.

11 Luglio 2019 - 17:53

“Accordo firmato sull’appalto Marr Asca dopo le chiusure da parte dell’azienda e le nostre giornate di sciopero dei giorni scorsi! Solo la lotta paga!”, scrivono i Si Cobas: “Dopo anni di assenza di diritti, di mancata applicazione del contratto di categoria e di precarietà, i lavoratori di Anzola Emilia decidendo di iscriversi al Si Cobas e intraprendendo un percorso di lotta hanno ottenuto un primo importante risultato! E come sempre… abolito il Jobs Act!”.

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“Una doccia fredda”. Così Piazza Grande commenta i rincari sui biglietti dei bus annunciati da Comune, Città metropolitana e Tper. Il bus “costa uguale- sottolinea Piazza Grande- per chi ha uno stipendio e per chi non ha nemmeno una casa. Non solo: cinque dei sette centri di accoglienza cittadini sono in periferia” e chi vi è ospitato deve “necessariamente servirsi del trasporto pubblico”. Quella persona avrà quindi “due possibilità: o spendere gran parte del proprio minimo reddito in biglietti, oppure ricevere multe che non pagherà mai, facendolo solo vergognare e sentire ancora più outsider”. Poi le multe “diventeranno cartelle esattoriali e alla fine, per evitare il pignoramento dello stipendio, quella persona chiederà di lavorare, qualora trovasse un’occupazione, in nero”. Per questo Piazza Grande chiede un incontro urgente con Comune e Tper “affinchè si esplorino tutte le possibilità per tutelare i più fragili da quest’aumento”, che “infierirebbe sulle loro condizioni di vita già molto critiche”.

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L’aumento del biglietto del bus è stato motivato con il recupero dell’inflazione? “L’inflazione noi la subiamo ogni giorno per mangiare, abitare e fare socialità in questa città! Che sia Tper a rinunciare a un po’ di utili”, commenta il Cua: “Questo aumento del trasporto pubblico bolognese, peraltro carente in quanto a facoltà di raggiungere tutto il territorio urbano e a numero di corse notturne, non deve però lasciarci attoniti, non ha niente di scandaloso in sé (la giustificazione sì invece); è solo la proverbiale beffa che viene ad aggiungersi al danno”, cioè il tentativo di allontanare gli studenti dal centro. “A settembre- continua il collettivo- ricomincerà la corsa alla stanza per le migliaia di giovani che ogni anno provano a trasferirsi nella nostra città per studiare o lavorare e la carenza di case è ormai sotto gli occhi di tutti ma comune ed università fanno finta di non vederla. Gli studentati di lusso da 800 euro non sono una soluzione e l’estrema periferia non è un compromesso che possiamo accettare, Tper non si sorprenda se gli studenti e le studentesse smetteranno di pagare il biglietto!”.