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Personale oss del Maggiore senza straordinario Covid, Usb: “Delusione e rabbia” | Servizi 0-6, esposto Sgb: “A collaboratori negato tampone” | Istituto Rizzoli, Cobas: “Stop libera professione in sala operatoria”.

23 Marzo 2021 - 19:31

Ieri “al personale oss dell’Area Critica Hub Covid/Terapia Intensiva e Rianimazione dell’Ospedale Maggiore giunge comunicazione da parte dei coordinatori che il riconoscimento delle ore come straordinario Covid dal 1° gennaio 2021 non è previsto per la loro figura”. Lo scrive Usb, aggiungendo che “in tempi Covid all’oss è stato imposto un carico di lavoro inedito” per le misure anti-contagio “senza mai tralasciare l’assistenza del paziente e la collaborazione con il personale infermieristico”. Ciò nonostante e “a distanza di un anno – prosegue il sindacato – notiamo con estrema delusione e rabbia” che la categoria “è stata ancora una volta penalizzata nelle sue versatili vesti di tecnico neanche lontanamente equiparabili a quelle dei professionisti sanitari”. Usb ha inoltre proclamato per venerdì 26 uno “sciopero regionale dei lavoratori della sanità pubblica e privata, aziende pubbliche di servizio alla persona (Asp) e cooperative sociali che gestiscono servizi socio-sanitari”.

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Sgb ha preparato un esposto contro il Comune da inviare all’Ausl e alla Prefettura per segnalare la “discriminazione avvenuta nei confronti dei collaboratori” dei servizi 0-6 “ai quali in molti casi è stato negato il tampone. Infatti l’amministrazione non considera ‘contatto stretto’ quello tra collaboratori e bambini anche se i bambini vengono da loro accompagnati in bagno e cambiati all’occorrenza”. Il sindacato riferisce inoltre di un incontro ieri a Palazzo D’Accursio, in cui ha proposto una ricetta per garantire una “riapertura in sicurezza” dei nidi e delle scuole dell’infanzia. Ma alla proposta di orario ridotto alle 14 “l’amministrazione ha detto un no secco” affermando che questa soluzione “non risponde alle esigenze delle famiglie”. Sgb suggerisce inoltre l’utilizzo di tutto il personale in compresenza e divisioni delle sezioni in piccoli gruppi.

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“L’Istituto Ortopedico Rizzoli, ospedale pubblico finanziato con denaro pubblico, non ferma neppure in questo drammatico momento, gli interventi chirurgici in libera professione, cioè a pagamento” che, scrivono i Cobas in una lettera al direttore sanitario dell’ospedale, “continuano a essere programmati ed eseguiti, seppur ridotti del 50%, senza tenere conto della difficile situazione che stiamo vivendo, per la quale anche l’Istituto ortopedico cerca di fare la sua parte ospitando pazienti covid. Perseguire, in tale momento, nell’impiegare le sale operatorie (e il personale che vi lavora) nell’attività libero professionale medica, anziché smaltire le liste d’attesa, non fa altro che mortificare l’Istituto ortopedico”.