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Prefettura annulla multa inflitta a un uomo senza dimora trovato in strada durante il primo lockdown | Dozza, contagi sarebbero sotto controllo nonostante sovraffollamento e difficoltà di distanziamento | Noi Restiamo manifesta in Università: “Con privati rapporti sempre più stretti”.

28 Gennaio 2021 - 20:40

La Prefettura ha annullato una multa inflitta lo scorso marzo a un uomo senza dimora trovato in strada durante il primo lockdown. Esprime soddisfazione l’associazione Avvocato di strada, che aveva avanzato la richiesta al prefetto: “Come faceva a restare in casa chi una casa non ce l’aveva?”. È la quinta volta che si ottiene questo risultato, spefica l’associazione, sottolineando che quando “non si può pagare perché si è nullatenenti, gli importi negli anni si moltiplicano fino a raggiungere cifre considerevoli”.

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Alla Dozza “abbiamo un solo detenuto positivo, e si tratta oltretutto di una persona giunta di recente e anche i contagi tra gli operatori “si contano sulle dita di una mano, e sono comunque dovuti a contatti extra-lavorativi”. Lo ha detto in commissione a Palazzo D’Accursio la direttrice della casa circondariale. Nella stessa sede un avvocato dell’associazione Antigone è tornato a porre l’accennto sul sovraffollamento (671 detenuti a fine decembre, su una capienza di 500) e ha segnalato che anche se “applichiamo le norme sulla detenzione domiciliare speciale e sui permessi in deroga, siamo sempre sul filo del rasoio, perché queste misure scadono il 31 gennaio e a oggi non sappiamo se saranno rinnovate”. Il Garante comunale dei detenuti, Antonio Ianniello, ha sottolineato inoltre “l’impossibilità di mantenere il distanziamento” e rilevato “l’inefficacia dei provvedimenti del Governo nello sfollare le carceri”.

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“Oggi siamo stati in zona universitaria per denunciare come Unibo sta utilizzando questa crisi per stringere rapporti sempre più stretti con i privati del territorio, sfruttando i nostri anni di studio e il nostro lavoro di ricerca dentro l’università pubblica, rendendosi sempre più un’università d’élite“. Lo scrive Noi Restiamo,. L’ateneo, aggiunge il collettivo, “mantiene gli alti costi di accesso (le tasse) e le minime briciole di welfare universitario, preferendo chiedere investimenti per il consorzio B-rex (un consorzio tra pubblico e privato per mettere a disposizione dei privati e del loro profitto la forza lavoro, gli studenti e le strutture dell’università pubblica) al posto di investire in studentati, rimuovere le tasse universitarie o ampliare le strutture per garantire a tutti una didattica in presenza, salvaguardare i diritti di chi lavora nella ricerca con contratti stabili oppure assumere nuovi professori e nuovo personale amministrativo”.