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::: Notizie brevi :::

Due 15enni partiti dall’Afghanistan si sono ritrovati al freddo per le strade di Imola: uno, in pantaloncini e maglietta, ha bussato a una casa per trovare riparo | Genitori a Regione e Tper: “Rimborsare abbonamenti al trasporto locale non utilizzati dagli studenti” | Nuovo polo formativo accanto alla Philip Morris, Noi Restiamo: “Università asservita all’impresa”.

13 Dicembre 2020 - 19:28

In fuga dall’altra parte del mondo a 15 anni, per ritrovarsi in Italia in mezzo a una strada, al freddo. La storia arriva da Imola e riguarda due ragazzi afghani. Uno, qualche notte fa, ha bussato al campanello di una casa: in pantaloncini e maglietta, in pieno inverno, per cercare un riparo. Chi ha aperto la porta gli ha offerto abiti e cibo. Poi, dopo l’intervento del 112 e di un mediatore in grado di parlare il Dari, il ragazzo ha raccontato di essere stato scaricato nella notte al casello autostradale di Imola, dopo aver raggiunto l’Italia via mare con un traghetto salpato dalla Grecia e un viaggio attraverso la penisola balcanica. A quanto si apprende, i servizi sociali lo hanno fatto accedere in una struttura per minori. Poche ore prima un altro ragazzo afghano, delle stessa età, era stato avvistato nelle vicinanze di una stazione di servizio, infreddolito e denutrito. Ha raccontato di essere in Italia da tre giorni, anche in questo caso dopo un viaggio attraverso i Balcani.

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Il Coordinamento Presidenti di Consiglio di Istituto di Bologna Città Metropolitana, il Forum Regionale delle Associazioni dei Genitori della Scuola Regione Emilia-Romagna e la Rete dei Comitati Genitori della Città Metropolitana di Bologna segnalano di aver inviato alla Regione e a Tper “una richiesta di rimborso per gli abbonamenti annuali al trasporto locale non utilizzati dagli studenti in ragione dei mesi di scuola non svolti in presenza. Tale richiesta non si riferisce solo agli alunni delle scuole secondarie di secondo grado della Città Metropolitana ma agli studenti di tutto il territorio regionale, per tutto il periodo di tempo in cui la scuola viene svolta non in presenza. L’impossibilità, dichiarata più volte da numerose cariche amministrative nazionali, regionali, provinciali e cittadine, di garantire il trasporto in sicurezza agli studenti nel percorso tra le loro case a la scuola è stato evidentemente un fattore determinante che ha portato alla decisione di svolgere le lezioni in modalità a distanza, rendendo totalmente inutile e inutilizzato parte dei suddetti abbonamenti acquistati dalle famiglie a inizio anno. Riteniamo dunque doveroso, sia politicamente sia sul piano etico, che a queste famiglie venga quantomeno garantito un rimborso economico commisurato al mancato utilizzo, obbligato, del servizio di trasporto pubblico”.

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“Un nuovo centro nascerà accanto alla fabbrica della Philip Morris, un centro ‘per l’alta formazione delle competenze per l’industria 4.0’. Regione e Università di Bologna continuano sui binari che già hanno messo da diversi anni, ignorando le forti difficoltà che l’università (pubblica) e i suoi studenti stanno vivendo in questo periodo”, scrive Noi Restiamo: “Il progetto consiste nella costruzione di un polo di formazione sulle nuove branche più di interesse per lo sviluppo dell’industria 4.0: sarà sia terziario sia con percorsi di laurea, stage, una vera e propria università a fianco alla fabbrica, che produce manodopera già pronta ad iniziare il lavoro. Togliendo la maschera di pretese culturali o di altro tipo che l’Unibo si dà, ecco che vediamo a cosa serve la loro formazione, per stare sempre pronti ad ascoltare, a testa bassa, quali che siano le richieste delle imprese”. L’università “che hanno costruita è questa, quella direttamente attaccata alle aziende e direttamente al loro servizio, passando attraverso il nostro sfruttamento!”.