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::: Notizie brevi :::

Usb: “Sgt spa chiude senza alcuna comunicazione ufficiale e lascia centinaia di lavoratori a casa” | Comitato Lavoratori delle campagne: disturbato il mercato di Coldiretti per riportare l’attenzione su San Ferdinando | Diciassette anni fa la morte sul lavoro di Reuf Islami in un cantiere di via Ranzani.

20 Marzo 2019 - 19:26

“Sgt spa chiude e lascia centinaia di lavoratori a casa”, segnala l’Usb Emilia-Romagna: “Da alcuni giorni la società Sgt, azienda diffusa sul territorio nazionale che si occupa di spedizioni ed offre servizi logistici ad alcune delle più grandi banche in Italia, ha deciso di chiudere le sue filiali senza alcuna comunicazione ufficiale, lasciando centinaia di lavoratori a casa. Il primo campanello di allarme è stata la chiusura della filiale di Forlì il 28 febbraio 2019 seguita progressivamente dai magazzini presenti nelle altre città, in particolare del centro-nord Italia, come Pesaro, Firenze, Crespellano (Bo), Milano, Brescia, Pisa etc… Questa operazione, che grava pesantemente sui lavoratori impiegati presso gli appalti della Sgt, è avvenuta in sordina ed in assenza di un percorso di trattativa sindacale che mettesse al centro il futuro delle posizioni lavorative impiegati dalla Sgt e dalle società appaltanti. Ad oggi, infatti, né i lavoratori coinvolti né l’Usb hanno ricevuto una comunicazione formale su quanto sta accadendo”.

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“Da Bologna a San Ferdinando, contro i complici dello sfruttamento. Oggi (ieri, ndr) il mercato settimanale della Coldiretti a Bologna – Campagna Amica – è stato disturbato da un gruppo di solidali che ha riportato l’attenzione sullo sgombero della tendopoli di San Ferdinando e sulla situazione di chi nelle campagne e nei ghetti di questo paese vive lo sfruttamento e la repressione ogni giorno. Dai ghetti di stato, ai centri di accoglienza, ai Cpr, la solidarietà non si ferma!”. E’ quanto si legge sulla pagina Facebook del Comitato Lavoratori delle Campagne.

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“Come tutti gli anni depositeremo un fiore e collocheremo un cartello in ricordo della morte sul lavoro di Reuf Islami. Era un giovanissimo operaio ‘sans papier’, proveniente dall’Albania, morto il 21 marzo di 17 anni fa in un cantiere edile in via Ranzani a Bologna. Morto a causa della palese omissione di misure di sicurezza”, scrivono il circolo Chico Mendes, l’Associazione esposti amianto e rischi per la salute e il Centro Francesco Lorusso in una nota pubblicata su La Bottega del Barbieri. “Il Comune di Bologna ha dichiarato in passato di recepire, sia pure parzialmente, la nostra proposta di intitolare a Reuf Islami lo spazio che è stato teatro del drammatico omicidio sul lavoro, trasformando la proposta originaria nell’apposizione di una targa in ricordo. Ma neppure questo è stato fatto! Invece lo dobbiamo a Reuf Islami, a futura memoria: come lo si è fatto per i partigiani, nel luogo della loro esecuzione, per ricordare a chiunque passi di lì che dobbiamo tutti impegnarci affinché tragedie come quella del 21 marzo 2002 non abbiano a ripetersi”.