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Ieri in piazza Re Enzo “atto artistico di ripudio al femminicidio” per ricordare Magò, assassinata in Brasile dopo aver vissuto in passato anche a Bologna | Usb al Mercato di mezzo: “Nella ristorazione sfruttamento ricorrente” | Scontri al Brennero nel 2017, chiesti 300 anni per 63 imputati.

09 Febbraio 2020 - 18:23

Un “atto artistico di ripudio al femminicidio“: è l’iniziativa che si è svolta ieri in piazza Re Enzo, segnalato su Facebook come “atto spontaneo” nato per ricordare Magò – Maria Gloria Poltronieri Borges: “Magò è stata una donna grandissima, una ballerina professionista, capoerista, musicista, artista per tutta la sua vita. Un’amante della natura, un’anima libera, sensibile e altamente spiritualizzata. Nel 2017 Magò ha vissuto a Bologna, dove la sua energia ha travolto felicemente le tante persone che l’hanno incontrata. Sabato 25 gennaio 2020, è stata brutalmente uccisa in Brasile, il suo corpo è stato ritrovato vicino ad una cascata, con segni di violenza sessuale”. A partire da questa vicenda, l’iniziativa di ieri “condanna la violenza di genere e ricorda tutte le donne uccise solo per essere donne”.

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“Oggi parliamo delle condizioni dei lavoratori al Mercato di mezzo”, segnala la Federazione del sociale Emilia Romagna dell’Usb, rilanciando la recente apertura dello sportello Slang: Nel fulcro della City of Food lo sfruttamento nella ristorazione è ricorrente. Diverse le denunce di cuochi e baristi ci parlano di una quantità sovraumana di ore di lavoro nero pagate a forfait, a discrezione dei datori di lavoro che decidono se pagarle o meno, se retribuirne dieci, trenta o zero. E sempre comunque in nero! Ma non solo, turni indefiniti, lavoro sotto-organico e chiamate di disponibilità per i turni con pochissimo preavviso, come se la vita di chi ci lavora debba essere totalmente assoggettata alle scelte dei titolari ed ai tempi di lavoro”. Per questo “abbiamo deciso di organizzarci per pretendere i nostri diritti. Vigileremo sulle condizioni dei lavoratori. Per una paga giusta, contratti regolari, diritti e tutele. Per pretendere che la ricchezza generata dal nostro lavoro venga redistribuita con chi la produce”.

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Circa 300 anni di carcere per 63 imputati: è la somma delle pene richieste dal pm, a Bolzano, nel processo sugli scontri del 7 maggio 2016 al Brennero nel corso di una manifestazione contro le frontiere, a cui parteciparono anche attiviste/i no border partiti da Bologna.