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”Non una di meno!”, la marea arriva a Bologna [audio]

Si sono registrate 1400 donne (e anche qualche uomo) all’incontro nazionale per scrivere il Piano femminista contro la violenza e preparare lo sciopero dell’8 marzo. In via Belmeloro, tra il 4 e il 5 febbraio’017.

31 Gennaio 2017 - 18:43

Proseguire nella scrittura del Piano femminista contro la violenza a partire dalle quotidiane esperienze di tutte le donne e le persone che si riconoscono nel rifiuto della violenza maschile, individuando 8 punti per l’8 marzo sui quali organizzare la partecipazione allo sciopero globale delle donne. E’ l’obiettivo dell’assemblea nazionale di Non una di meno che, come ricordato pochi giorni fa anche da una performance colettiva in centro città, si terrà a Bologna il 4 e 5 febbraio: “Si riuniranno le donne che hanno manifestato a Roma il 26 novembre al grido ‘Non una di meno!’ per costruire un percorso di lotta comune contro la violenza maschile sulle donne”, spiegano le organizzatrici.

In  conferenza stampa, le organizzatrici spiegano che “l’iniziativa, partita dall’Argentina, si ispira al ‘black
monday’ dello scorso ottobre, che ha visto migliaia di donne scendere in piazza in Polonia contro la legge anti-aborto, e ha ottenuto l’adesione di 20 Paesi”, tra cui Germania, Svezia, Regno Unito, Corea del Sud. “È un momento storico importante,  la manifestazione di Roma ci ha mostrato che il femminismo non è morto ma è diffuso socialmente, che ha carattere transgenerazionale perché sono tante le giovani che si sono aggregate al movimento e che non riguarda solo l’Italia ma e’ internazionale”. Tra l’altro, Non una di meno osserva che “dato che l’80% della forza lavoro della scuola è rappresentato da donne, ci piacerebbe che lo sciopero contro la Buona scuola indetto per il 17 marzo confluisse nella manifestazione dell’8 marzo: solo così si potrebbero rafforzare contemporaneamente la battaglia contro la riforma della scuola e quella contro la violenza”.

“Vogliamo unirci alla marea globale determinata a rifiutare la violenza contro le donne in tutte le sue forme – scrivono inoltre in una nota – l’oppressione psicologica, culturale e istituzionale che relega le persone in ruoli stereotipati, lo stupro e le molestie, l’abbattimento delle risorse destinate ai centri antiviolenza, la precarietà e i tagli del welfare che ci obbligano a svolgere il lavoro di cura e riproduttivo gratuitamente o in cambio di un misero salario, gli attacchi alla libertà sessuale e ai diritti riproduttivi, le discriminazioni e le gerarchie di genere che fin dai banchi di scuola invadono i media e l’intera società, il razzismo che colpisce ogni giorno le migranti”.

L’assemblea si svolgerà nelle aule di Giurisprudenza dell’Università in via Belmeloro 14 e sarà suddivisa negli stessi 8 tavoli tematici che si sono già riuniti a Roma: piano legislativo e giuridico; lavoro e welfare; educazione alle differenze, all’affettività e alla sessualità: la formazione come strumento di prevenzione e di contrasto alla violenza di genere; femminismo migrante; sessismo nei movimenti; diritto alla salute sessuale e riproduttiva; narrazione della violenza attraverso i media, per incidere sul “modo in cui si parla di violenza e di femminicidio, ancora ancorato a meccanismi narrativi che partono dal punto di vista dell’uomo che uccide”; percorsi di fuoriuscita dalla violenza. Sabato 4 febbraio i tavoli discuteranno le proposte per la costruzione del Piano femminista contro la violenza e i punti da includere nella piattaforma per l’8 marzo. Domenica 5 febbraio la discussione sarà invece dedicata allo sciopero: “Come possiamo interrompere e sovvertire ogni attività produttiva e riproduttiva? Quali pratiche possono esprimere il rifiuto dei ruoli imposti dal genere, di ogni forma di violenza contro le donne e della loro oppressione, dentro e fuori i luoghi di lavoro?”. L’assemblea plenaria di domenica pomeriggio sarà infine dedicata alla condivisione dei risultati dei tavoli di lavoro.

La partecipazione attesa è alta: ai tavoli si sono registate in 1400, tra di loro tante giovanissime, alcune donne migranti, qualche decina di uomini: “C’è una grande ampiezza numerica ma anche per area geografica – è il commento delle attiviste – Si conferma la grande partecipazione del 26 novembre e, anzi, è in crescita. C’è un bisogno diffuso di confronto che parte dal basso sul contrasto alla violenza maschile e su tutte le forme di discriminazione verso le donne”

> L’audio dalla conferenza stampa: