Acabnews Bologna

“Non dimentichiamo chi ha ucciso Aldro”

Attacchinaggio di Làbas contro il camper organizzato dal sindacato di polizia Coisp per “portare solidarietà ai propri colleghi” condannati per la morte di Federico Aldrovandi.

15 Marzo 2013 - 19:36

Iniziativa di comunicazione da parte di Làbas, ieri, per “rinnovare la memoria di cosa successe quella notte del 25 settembre 2005” a Ferrara, quando Federico Aldrovandi venne ucciso durante un controllo di polizia. Evidentemente ce n’è bisogno, visto che a distanza di poco più di sette anni dall’omicidio di Aldro “un camper organizzato dal sindacato di polizia Coisp vaga per il ferrarese per ‘portare solidarietà ai propri colleghi’, Enzo Pontani, Monica Segatto, Paolo Forlani e Luca Pollastri, colpevoli della morte di Federico. Tale iniziativa- ha scritto Làbas in un comunicato diffuso con il laboratorio Sancho Panza di Ferrara- insieme a quella organizzata da un altro sindacato di polizia, il Sap, che ha dedicato applausi all’ultimo dei quattro condannati, è solo la punta di un iceberg mediatico costruito da chi ha provato e prova tuttora a far dimenticare e a mistificare i fatti. Dalla festa nazionale della Polizia dello scorso anno, annunciata come ‘festa per Federico’, come se ci fosse stato qualcosa da festeggiare, ai tentativi di mettere a zittire le iniziative per mantenere vivo il ricordo di quella notte, allo sviare argomento quando si chiedeva il perché gli agenti fossero ancora in servizio per le strade a pattugliare. A questo punto ecco dunque che i rappresentati sindacali dalla polizia in maniera sprezzante pensano di aver trovato l’occasione per uscire pubblicamente ed arrogantemente con la propria sentenza: ‘La legge non è uguale per tutti. I poliziotti in carcere e i criminali fuori’. Un’esternazione che ci lascia basiti, senza parole da pronunciare, ma con urla nei cuori, le stesse di Federico. Urla di aiuto perché non succeda, non succeda più e dunque che non si dimentichi. Rinnovare la memoria di cosa successe quella notte del 25 settembre 2005 è nostro dovere, davanti anche all’ignavia e all’indifferenza regnanti sovrane a Ferrara. Non accetteremo e non accettiamo simili provocazioni che tendono a giustificare un omicidio poiché commesso da appartenenti alle forze di polizia. Non accettiamo che il portare una divisa sollevi da responsabilità, anzi sosteniamo che spesso portare la divisa spesso ha giustificato e giustifica gli abusi e le torture: dall’omicidio di Stefano Cucchi, Michele Ferrulli, Aldo Bianzino, Giuseppe Uva, Carlo Giuliani, ai pestaggi della scuola Diaz e del pronto soccorso San Paolo di Milano e così a seguire. In tutti questi casi abbiamo assistito al tentativo da parte degli aguzzini di trasformarsi in vittime”. Così, questo l’appello lanciato da Làbas e Sancho Panza prima dell’iniziativa, è necessario “ribadire che non dimentichiamo chi sono i responsabili e gli spalleggiatori di quella notte. Le strade di Ferrara ancora gridano ALDRO VIVE!”.