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“No alla schiavitù”, protesta dei migranti davanti alla Prefettura

Ieri presidio contro gli accordi con la Libia “che stanno facendo migliaia di morti. L’Italia insieme all’Ue e all’Unione Africana non possono non sentirsi responsabili”. Altra manifestazione il 2 dicembre: in piazza le/gli studentesse/i migranti.

25 Novembre 2017 - 17:06

“Contro ogni forma di schiavitù e contro quegli accordi che stanno facendo migliaia di morti”. In contemporanea con i presidi di Roma e Parigi, davanti alle ambasciate libiche, anche a Bologna ieri è svolto un presidio di fronte alla Prefettura “per dire a gran voce che il Governo italiano e l’Unione Europea hanno una grande responsabilità per quello che sta succedendo in Libia“. La manifestazione è stata organizzata da Asahi Bologna, Asahi Modena, Diaspora Ivoirienne Emilia-Romagna, Yèrèdèmèton Bologna, Tpo e Làbas. Il presidio ha puntato il dito contro gli “accordi, come quello sventolato da parte del Ministro degli interni italiano Marco Minniti in territorio libico, che si inseriscono nel contesto di atavico saccheggio delle risorse naturali sul continente africano. La schiavitù di cui si parla in questi giorni in riferimento alla Libia è un fenomeno diffuso sia in Africa che in Italia con vecchie e nuove forme di schiavitù. Ne sono esempi la schiavitù nei confronti dei neri in alcuni paesi africani, in Italia la cosiddetta moderna schiavitù nelle campagne attraverso i braccianti nella filiera agroalimentare, nonché i facchini nella filiera della logistica. Oggi l’Italia insieme all’Ue e all’Unione Africana non possono non sentirsi responsabili dei crimini in corso, con la vendita di esseri umani insieme alla morte di migliaia di persone nel mare mediterraneo e nel deserto”, sostengono gli organizzatori.

Un’altra manifestazione “Contro la schiavitù, per la libertà dei migranti” è in programma per il 2 dicembre in piazza Verdi, alle 15. Organizzano Comitato studenti migranti Università di Bologna e Coordinamento migranti Bologna: “Scendiamo in piazza come studenti e studentesse migranti per denunciare la condizione dei migranti in Libia, venduti all’asta come schiavi con la complicità dei governi italiani ed europei. Bloccare le partenze significa consegnare i migranti a un destino di schiavitù e di violenza nei lager libici, che colpisce in maniera ancora più brutale le donne. I governi africani fanno intanto i cani da guardia dei paesi europei, guardando in silenzio la propria gente morire in mare e venduta come merce. Diciamo basta agli accordi con il governo libico e alla violenza dei confini: vogliamo riprendere in mano il nostro destino! Sappiamo che questi accordi sono parte del razzismo istituzionale delle politiche europee e italiane. Sempre più migranti sono privati della libertà di movimento, costretti nei centri di accoglienza a lunghe attese che spesso terminano con il diniego dell’asilo: il violento passaggio in Libia e la schiavitù non valgono forse la protezione umanitaria? La minaccia di perdere i documenti riguarda anche noi studenti e studentesse migranti che abbiamo scelto di costruire qui un pezzo della nostra vita, nonostante le difficoltà e i costi per rinnovare i permessi di soggiorno e avere le cure mediche. Contro gli accordi con la Libia che legittimano schiavitù e violenza, contro un’accoglienza che priva i/le migranti della loro libertà, contro il razzismo istituzionale che ci tratta come studenti di serie B, chiediamo alle e ai migranti e richiedenti asilo, alle associazioni e agli studenti e studentesse dell’Università di Bologna di scendere in piazza con noi!”.