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“No ai divieti di dimora ai Si Cobas”, presidio al Tribunale

La Procura ha chiesto sei misure cautelari in relazione ad alcuni blocchi all’Interporto dell’anno scorso. Il sindacato: “Delinquenti sono i padroni, non chi lotta per migliorare condizioni di vita e lavoro”. Social Log e Crash: “Giustizia ad orologeria tesa” a stabilire “una pace sociale fatta di sfruttamento e repressione”.

18 Novembre 2019 - 14:49

“Siamo fuori al Tribunale di Bologna. Contro i divieti di dimora e fogli di via. Sono i padroni ad essere i delinquenti non chi lotta per il miglioramento delle condizioni di vita e lavoro, per i diritti sui luoghi di lavoro, per il rispetto dei contratti collettivi, contro licenziamenti e sfruttamento. Non ci fermerete mai!”. È l’aggiornamento diffuso stamattina dai Si Cobas Bologna.

A tirare le fila della vicenda è un comunicato di Social Log e Crash, che partecipano alla mobilitazione: “La procura di Bologna ha richiesto l’applicazione del divieto di dimora dalla provincia di Bologna per 6 operatori sindacali, delegati e militanti del Si Cobas. Le iniziative cui queste misure si riferiscono sono lo sciopero e i picchetti avvenuti nell’estate del 2018 alla Logista, multinazionale attiva nel settore dei tabacchi. In quei giorni una lotta durissima contro l’ennesimo cambio appalto scaricato sulle spalle dei lavoratori aveva bloccato l’interporto con l’intervento in solidarietà degli operai degli altri magazzini che avevano incrociato le braccia e si erano aggiunti ai blocchi. Nel contesto di uno di questi picchetti la polizia intervenne duramente caricando i lavoratori e portando al ferimento e all’arresto di Nicholas, giovanissimo operaio Fercam. L’aggressione a Nicholas, manganellato e schiacciato a terra da più celerini e condotto all’arresto sanguinante, ebbe notevole eco mediatica che si interrogò sull’opportunità di simili interventi nell’ambito di vertenze inerenti al mondo del lavoro. La determinazione e la forza del Si Cobas portarono poi ad un felice esito della vicenda che vide i lavoratori Logista affermare anche in quel frangente i propri diritti e le proprie prerogative. A più di un anno di distanza da quei fatti la giustizia aggredisce i protagonisti di quella vertenza, senza riconoscerne la legittimità dal punto di vista dell’iniziativa sindacale e del diritto di sciopero. La stessa giustizia che a suo tempo non si era per niente interessata al fatto che l’azienda subentrante nel cambio appalto, l’interinale Elpe, era sottoposta a controllo giudiziario con l’accusa di intermediazione illecita di manodopera e sfruttamento lavorativo e che questo costituiva una legittima preoccupazione agli occhi dei lavoratori che si opposero al suo ingresso nel magazzino di Logista”.

Proseguono i collettivi: “L’attacco che viene portato al Si Cobas prende le mosse dagli eventi di Logista, ma sono numerosissime le lotte, anche dure, portate avanti in questi anni nel territorio bolognese ed emiliano per cui questo attacco va letto nel tentativo di disarticolare la capacità di intervento del sindacato, come fu a suo tempo con la montatura giudiziaria nei confronti del coordinatore nazionale Aldo Milani, accusato di una fantomatica estorsione, oppure, più recentemente, con i fogli di via da Modena nei confronti di chi aveva partecipato in solidarietà ai picchetti nell’ambito della vertenza Italpizza. Non possiamo tollerare che alle più che legittime rivendicazioni degli operai del nostro territorio organizzati nel Si Cobas si opponga una giustizia ad orologeria tesa a regalare di nuovo ai padroni una pace sociale fatta di sfruttamento e repressione. Non possiamo tollerare che la luce che queste lotte, a partire dalla grande battaglia di Granarolo nel 2013, hanno gettato su un settore che nel cuore della nostra regione sfruttava selvaggiamente migliaia di uomini e donne sotto l’ombrello del sistema cooperativo venga spenta. Siamo e saremo al fianco dell’iniziativa operaia e sindacale volta a rigettare al mittente questo grave attacco”.